Marino e la Brunetta: il contratto di lavoro per i dipendenti del comune di Roma non c'è più

Le cose umane non procedono in modo rettilineo uniforme, ad un certo punto si verificano delle condizioni che facendo maturare le contraddizioni le portano ad un livello superiore, disegnando un movimento a spirale. Nel campo delle


relazioni sindacali del lavoro pubblico è successa, proprio in questi giorni, una cosa destinata a mutare il paesaggio finora conosciuto, il sindaco di Roma ha dato il via libera ad un provvedimento che senza la firma di alcun sindacato, modifica il contratto integrativo. Nel merito si materializza secondo i sindacati la possibilità di eliminare una parte del salario di produttività, nel metodo si realizza invece uno snodo cruciale: il passaggio dal contratto stipulato fra parti di pari dignità, al regolamento deciso da chi detiene i cordoni della borsa e le leve giuridiche per operare. E' il compimento della legge Brunetta, la controriforma del rapporto di lavoro pubblico, chi a suo tempo la prese sottogamba ora si trova servito di barba e capelli. Dicevamo del salto che realizza il provvedimento di fine luglio del sindaco Marino: fino a questo momento la legge Brunetta era applicata a spizzichi e bocconi, qui e li con durezza variabile, gli stessi amministratori locali e i dirigenti delle amministrazioni pubbliche, si rifiutavano di applicare nella sostanza il modello caserma più internet. Si procedeva con qualche imbellettamento per far passare i controlli agli organi preposti e si continuava più o meno come sempre. E' vero che il cerchio andava stringendosi, ma appunto non in maniera uniforme non in maniera che potesse disegnare un precedente decisivo. Il contratto integrativo del comune di Roma riguarda più di ventimila persone, il passaggio alla disciplina della regolazione unilaterale diventa una linea buona per le altre grandi amministrazioni, ora non c'è più il campo vuoto ora c'è il precedente.

Poi ci sono le curiosità: Ignazio Marino il sindaco è un esponente del PD, Luciano Nieri il vice sindaco è un esponente di SEL. Il sindaco e il vicesindaco di Roma non sono passanti, per forza di cose nelle loro formazioni politiche sono ascoltati. Tutti si riempiono lo bocca del lavoro che deve stare al primo posto di qualunque programma e poi si capisce che intendono un lavoro ma non vogliono le organizzazioni dei lavoratori. Qualche giorno fa i lavoratori del comune di Roma sono scesi in sciopero e hanno pure fatto una manifestazione molto partecipata, il PD di Roma fece dichiarazioni a favore del dialogo e delle ragioni di chi aveva paura a perdere il 30 per cento del proprio stipendio, curiosamente dopo la mossa di Marino il PD di Roma è divenuto afono, SEL non ha detto niente. I problemi però si sono aggravati.

Certo se una cosa del genere l'avesse fatta Pizzarotti a Parma oppure Tosi a Verona o Maroni in Lombardia l'analisi sarebbe venuta meglio e certamente più incisiva di questa. Invece è stato il sindaco in bicicletta e il vice sindaco amico della sinistra radicale. il punto è che si è realizzata la saldatura fra la politica e la normativa sul lavoro pubblico non sarà semplice rimettere, per i lavoratori e le loro organizzazioni, le cose al posto giusto.

 

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Commenti: 2
  • #1

    Marco (giovedì, 14 agosto 2014 10:46)

    Sarebbe interessante capire come mai si sia arrivati a un esito come questo... il confronto è stato evitato sin dall'inizio o c'è stata una rottura?

  • #2

    Ivan (martedì, 19 agosto 2014 18:51)

    ...mi chiedo che senso abbia oggi parlare di sindacato e di rappresentanza sindacale.
    A me appare evidente che il sindacato ha perso definitivamente ciò che l'aveva connotato nel passato. Rifletto persino lasciandomi pervadere dal dubbio sinistro che forse siamo stati tutti vittime di una suggestione kafkiana: il sindacato nella funzione pubblica non serve. Qualcuno ad un certo punto ha voluto introdurlo con la compiacente distrazione di tutti da un punto nodale, cioè che lo stato non tratta sulle faccende proprie, sui propri servizi e capitali investiti.
    Forse basta, al sindaco Marini, ignorare che esistano dei pretesi interlocutori. Questi silenzionamente non alzeranno la voce, lasciando che dalle retrovie, dai manipoli confusi e rumoreggianti, si levi qualche grido di protesta, magari anche in un blog ...