Renzi comeThatcher? Thatcher chi? -di Adamsberg-

Qualche giorno fa abbiamo assistito al velenoso scambio di battute tra il segretario generale Camusso della CGIL e il presidente del consiglio Renzi. Tema: le politiche governative in merito al mercato del lavoro. A Susanna Camusso, che richiamava in un vigoroso parallelismo il mercato del lavoro ai tempi di Margareth Thatcher, il premier Renzi ha


risposto accusando i sindacati di fare battaglie ideologiche, e in sostanza di essersi preoccupati esclusivamente di coloro che avevano già un lavoro, trascurando colpevolmente chi ne era sprovvisto, e chi lavorava in precarietà. Appellandosi genericamente al “bene della gente”, ai “problemi della gente”, ai “cittadini tutti uguali”.

Evitiamo in questa sede di aggiungere altre considerazioni sulle dichiarazioni irresponsabili e alquanto tendenziose del presidente del consiglio. Ci prendiamo la libertà, invece, di dare qualche affettuoso consiglio alla Camusso, che evidentemente ancora fatica a prendere le misure di quella che i sindacalisti chiamano “la controparte”. Cara Camusso, l’abbiamo ascoltata più volte, sia dal vivo che in televisione, e abbiamo letto il suo programma. Ci piace il suo stile sobrio, perfino ruvido qualche volta. Ha un bel sorriso, e dovrebbe usarlo più spesso. Tuttavia, al momento, tutto questo non può bastare per contrastare le bordate del premier, che è abilissimo a sfruttare in maniera funzionale tutti i mezzi in suo possesso per acquistare maggiore consenso.

Si ricorda quando indossò il giubottino alla Fonzie per la comparsata da Maria De Filippi? Noi ce ne ricordiamo. Si ricorda quando andò in quella scuola a Treviso tra i bambini? E quando più recentemente ha scorazzato con il gelato in mano? Per non dire dell’uso mediatico che fa dei suoi ministri… Basta citare il caso del ministro Boschi, che in veste di Barbie rassicurante, o meglio ancora di fatina buona, andò in aereo nel Congo a recuperare i bambini bloccati lì da mesi, in attesa di essere ricongiunti alle loro famiglie adottive. Tutto questo può essere considerato davvero raccapricciante, ma purtroppo è necessario prendere appunti, elaborare una strategia e combattere sullo stesso terreno.

Pertanto, la prossima volta, la preghiamo di non fare paragoni con Margareth Thatcher, perché non tutti i cittadini italiani – vecchi e giovani – conoscono il suo passato governativo, o se ne ricordano bene. Lei sa che ormai la nostra memoria è diventata a breve termine, e sul breve periodo può solo peggiorare. Anche la programmazione televisiva non aiuta, in questo senso, perché noi ci ricordiamo di un bellissimo film che parlava in maniera affatto noiosa della vita in Inghilterra ai tempi di Margareth Thatcher. La storia di un ragazzino che voleva diventare un ballerino, Billy Elliot. Un film del 2000 che aiuta benissimo a ritrovare suoni e immagini intatte di quelle atmosfere cupe, lasciando trasparire anche un po’ di sogni e speranze nel futuro, nonostante le difficili condizioni di lavoro. Ciò di cui tutti noi abbiamo grande bisogno.

Pertanto, proviamo a usare un linguaggio comprensibile, di impatto immediato. Proviamo a spiegare cosa comporta fare tagli al pubblico impiego, bloccare le assunzioni, congelare gli stipendi: disoccupazione, povertà, diminuzione dei servizi pubblici per tutti. In una parola significa smantellamento dello stato sociale in Italia, faticosamente conquistato. Dica questo, la prossima volta, lasci stare la signora Thatcher.

Il sindacato ha bisogno di riconquistare una visibilità diversa, e di essere nuovamente percepito come un patrimonio comune e una risorsa per tutti i cittadini. Precari, giovani, vecchi, pensionati, impiegati, padri, madri, operai, di tutto di più. Se per questo sarà necessario andare più spesso in televisione e partecipare ai talk-show, si farà. E se il premier punta sul ricambio generazionale e sulla rottamazione, lei signora Camusso deve fregarlo con le sue stesse argomentazioni. In televisione ultimamente vediamo solo lei e Maurizio Landini. Può andare bene, ma si procuri anche dei sindacalisti quarantenni al naturale, magari un poco sciupati, con la pancia e le occhiaie, senza giacca e cravatta, e con le scarpe da ginnastica. E faccia dire loro in televisione che cosa significa fare il lavoro sindacale, anche nei fine settimana e in condizioni sempre più gravose, visti i recenti tagli dei distacchi e dei permessi sindacali per i pubblici. Proviamo anche a restituire fiducia e un pizzico di speranza a chi si vuole impegnare per cambiare questa realtà, perché il margine c’è ancora. Bisogna dirlo e bisogna crederci. Il resto verrà, un poco alla volta.

 

 

 

 

 

 

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Commenti: 1
  • #1

    attikus (venerdì, 26 settembre 2014 00:28)

    io, contro questa congerie di dilettanti allo sbaraglio, sto dalla parte della signora Camusso, sempre e comunque !
    p.s. dopo un 2014 con l'ennesima 'crescita negativa' (maniera gentile escogitata dai marpioni che menano il can per l'aia per timore di dire la verità a noi popolo bue!) anche l'anno prossimo, secondo me, NON ci sarà alcuna crescita reale del pil e continuerà l'emorragia dei posti di lavoro.
    E ora mi siedo in riva al fiume e aspetto di sentire quali patetiche scuse verranno inventata da questo governicchio di sole parole.