Visioni: Smetto quando voglio

Smetto quando voglio è titolo evocativo e a doppio taglio. Io infatti ad un certo punto, direi piuttosto presto, ma più tardi di quanto avrei dovuto, nella prima mezz'ora direi, ho compiuto il gesto catartico e ho abbandonato la sala. Doveva essere una commedia italiana con un tocco di attualità sociale: i poveri cervelloni italiani che si arrangiano con tutto tranne che con la carriera universitaria: c'è la vittima del professore intrallazzato, i latinisti benzinai notturni, quello che lava i piatti in un ristorante cinese,


l'archeologo che fa letteralmente la fame e mi fermo qui mentre il film continua coi casi umani. Colori acidi, trama più o meno come in quella serie americana seria, insomma una rottura di scatole infinita, retorica e manierismo come se fossero gratis, dialoghi che ti fanno guardare ossessivamente il telefono nella speranza che arrivi una chiamata anche di un maniaco. Gli attori sono quello che sono costretti in un recinto di cui un giorno si vergogneranno. Questo film di Procacci deve essere evitato anche in momenti di noia estrema, se qualcuno lo ha visto tutto e ha il coraggio, può dire quale sostanza ha assunto, non sarà colpevolizzato per questo, sarà consolato.

vuoi condividere?

Scrivi commento

Commenti: 1
  • #1

    Elisa (lunedì, 13 ottobre 2014 17:00)

    e io che pensavo di essermi persa un capolavoro...
    graziee eh... così ho versato inutili lacrime
    alèèèèèèèèèèèèèè mi sono salvata