Immigrazione il problema è il profitto, non l'accoglienza

L'immigrazione è ormai parte di ogni nostra parte, il dibattito pubblico ne è quasi saturo, anche noi siamo saturi, attoniti, divertiti, incazzati, ad ogni dichiarazione di Salvini e compagnia cantando. Ci si divide:bisognerebbe dividere quelli che scappano dalla morte per guerra da quelli che scappano dalla morte per fame. Intendiamoci se stanno in mare salviamo entrambi poi certi li

teniamo e certi, dopo averli curati e custoditi in qualche posto accogliente almeno nel nome, li rimandiamo indietro. Morire per fame come è noto è notevolmente meno emozionante del morire sotto una bomba, per la mitragliata di un fucile d'assalto, per mano armata di coltello. Morire perché ti manca una patata, un po' di pane e,o, l'acqua, è da sfigati. Certo se riesci a farti beccare proprio mentre stai al limite o mentre tieni in braccio tua figlia coperta dii mosche, con la pancia gonfia e un po' di bavetta secca sulla bocca, ti guadagni la celebrità eterna, diventi fico come uno dilaniato da una bomba. Insomma non solo i morti sono diversi, diceva uno che certi pesano come piume, ma anche le morti potenziali sono diverse, certe contano, certe no. Devo dire il vero: trovo la distinzione fra fuggitivi dalla guerra e fuggitivi dalla fame, infame. Adesso pure Salvini la maneggia, prendiamo certi, scarti gli altri " clandestini potenziali criminali ". Pure chi scappa dalla guerra però può essere un criminale, anzi, possiamo ben dire che il criminale lo trovi in ogni dove e con le piu 'svariate motivazioni, ad esempio i leghisti che trafficavano in diamanti mica fuggivano da una guerra, stavano al caldo e non avevano fame come gli sfigati che muoiono senza neanche una fotografia. Però se dici clandestini, se dici criminali, se dici invasione, ognuno può ben pensare: chissenefregaseschiattanoinmare. Su tutte queste disquisizioni si costruiscono fortune elettorali, c'è chi dice tu si tu no, in maniera educata e appassionata e c'è chi dice tu si tu no, con la bava alla bocca la felpa informale, la barba incolta. E' brutto dirlo ma al fondo della divisione fra i fuggitivi, c'è la stessa profondità di pensiero: al mondo non siamo tutti uguali. Bene allora diciamolo chiaro: non siamo uguali a Salvini e alla sua cricca, siamo nati da questa parte del mare per caso, siamo nati in quest'epoca per caso, siamo ricchi o poveri sotto qualunque cielo, non per caso. I poveri sono la condizione per l'esistenza dei ricchi, la loro fonte di guadagno, il loro diletto, raramente la loro disperazione. Questa è la immigrazione in questo tempo, la certificazione che lo sfruttamento ha fatto il suo tempo, quelli che schiattavano in silenzio ora se non riescono a lottare, preferiscono schiattare affogati davanti alle nostre telecamere, farsi duecento chilometri a piedi, farsi strappare la pelle dal filo spinato. E i nostri disoccupati? Quindi qualcuno pensa ai nostri disoccupati? Salvini? Si. Ciao. I nostri disoccupati sono il prodotto della divisione sociale, mica manca il lavoro, ci sarebbero tante cose da fare se il prodotto finale non dovesse essere il profitto per pochi, ma il benessere per tutti. I disoccupati non dipendono dai fuggitivi, dipendono dal profitto. Tutto questo per dire che il tema centrale non è l'accoglienza, ci sarebbe posto per tutti su questa terra, il tema centrale è l'uguaglianza. Dividi il lavoro e vedrai che la fatica sparisce, dividi le ricchezze e vedrai che sparisce anche la povertà.

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