Staremo a casa pure a Ottobre? - Renato La Manna-

 

Il prossimo ottobre andremo a votare per il referendum costituzionale che riguarda una legge costituzionale che modifica sostanzialmente i poteri del Senato, anzi li elimina.Ora, vorrei evidenziare quello che stiamo rischiando!

Il referendum costituzionale è molto diverso dal referendum abrogativo.

 

 

Il referendum abrogativo è ad esempio quello per cui siamo andati a votare il 17 aprile ed occorreva che almeno il 50% degli elettori andasse a votare per la sua validità; per il referendum di modifica della Cstituzione, per cui andremo a votare ad ottobre, invece non occorre alcun quorum (per assurdo, è valido anche se vota un solo elettore). Infatti, il referendum costituzionale è previsto dalla nostra Costituzione solo nel caso in cui a favore della modifica della Costituzione non abbia votato almeno i due terzi dei parlamentari (cioè, se la modifica non viene votata, almeno, da 420 deputati e da 210 senatori, si va a referendum. A richiesta di alcuni parlamentari). Il referendum costituzionale è stato previsto dai Padri Costituenti (per capirci, uomini del calibro di Pertini, Calamandrei, Togliatti, Moro, Di Vittorio) per garantire che ogni più piccola modifica della Costituzione (che è la nostra legge fondamentale e che dal 1948 garantisce i nostri diritti e le nostre libertà) dovesse essere fatta con molta attenzione e con la partecipazione del Popolo.

 

 

Ora, teniamo presente che:

 

1. Non abbiamo più la possibilità di scegliere i nostri rappresentanti in Parlamento, essendo stato eliminato il voto di preferenza, (dopo la legge elettorale che loro stessi hanno definito “porcellum”);

 

2. Già due modifiche della Costituzione sono state votate senza l’intervento del Popolo, poiché furono votate da tutti i partiti nessuno escluso (cioè da parlamentari che noi non abbiamo scelto, ma scelti dai segretari di partito). Si tratta:

 

a) della modifica all’articolo 81 Costituzione che ha fatto si che le nostre libertà venissero sottomesse alle banche ed ai poteri economici, cioè il principio del pareggio di bilancio (si tratta del principio per il quale tutti gli Enti Pubblici, compreso lo Stato, devono assicurare un rigido controllo delle spese che, possiamo semplificare con un esempio: in una famiglia con 1 neonato, dovendo assicurare che il padre continui a lavorare, si elimina la spesa per il latte del bambino per comprare la carne al padre. Scusate la banalità dell’esempio);

 

b) L’altra modifica (con legge costituzionale n. 3 del 18/10/2001), è stata quella al titolo 5° della Costituzione che riguarda le Regioni e gli Enti Locali, ma una piccola modifica (passata inosservata dai più) la dice molto lunga su quello che ci hanno fatto. Si tratta del primo comma dell’articolo 117 Costituzione che dice: “La potestà legislativa è esercitata dallo Stato e dalle Regioni nel rispetto della Costituzione, nonché dei vincoli derivanti dall'ordinamento comunitario e dagli obblighi internazionali”. Sembra niente, ma questa piccolissima modifica ci ha trasformati in veri e propri schiavi delle banche europee e della Merkel. La nostra stessa Costituzione è soggetta alla normativa europea.

 

c) Le due modifiche citate si spiegano con l'appartenenza dell'Italia all'Unione Europea: la crisi ha infatti spinto l’Europa ad imporre vincoli più rigidi ai singoli ordinamenti in materia economica. Ed entrambe le modifiche hanno portato al trattato più importante in materia economica, che tutti i Paesi aderenti all’Unione Europea devono osservare, in teoria al predominio Europeo, ma in sostanza al potere dei potentati economici, che, non è difficile intuire, costituiscono lobbies talmente potenti da subordinare ad essi qualsiasi formazione politica (il fiscal compact, chissà perché continuano ad utilizzare termini che non spiegano nulla sulle leggi, forse per non farci capire bene la loro portata, sottoscritto dall'italia il 2 marzo 2012 ed entrato in vigore il 1° gennaio 2013).

 

Ora, passiamo a quello che riguarda il referendum costituzionale di ottobre, non dimentichiamo che non occorre alcun quorum e che vincerà la semplice maggioranza dei voti (anche un solo elettore):

 

1. Il Senato perderà tutti i suoi poteri, non potrà più “fare” le leggi, che verranno “fatte” dalla sola Camera dei Deputati;

 

2. Il bicameralismo (cioè l’esistenza di due Camere: Camera e Senato) venne introdotta (sempre dai nostri Padri Costituenti) nella convinzione che due Camere, anziché una sola, possano effettuare una più attenta riflessione sulle questioni, di volta in volta, in esame, e sul controllo dell’attività del Governo. Teniamo presente che secondo la nostra Costituzione (che è stata già “violentata” abbastanza), deve essere il Parlamento votato, in teoria, da noi che controlla il Governo e nomina e revoca i Ministri ed il Presidente del Consiglio, e non il Governo che controlla il Parlamento.

 

3. Se dovesse passare la riforma, in pratica, il segretario del partito di maggioranza deciderebbe tutto e provo a spiegare il perché:

 

Con la nuova legge elettorale, l’italicum (Legge 6 maggio 2015, n. 52), già in vigore dalle prossime elezioni, il partito di maggioranza (al primo turno o al ballottaggio) otterrà la maggioranza assoluta dei seggi, cioè 340 Deputati. Le liste dei Deputati da chi vengono “fatte”? Avete indovinato: “Dai segretari di partito”. Quindi, ecco dimostrato che il Segretario del Partito di maggioranza, e non il Popolo avrà la Sovranità.

 

Il referendum costituzionale del prossimo ottobre riguarda una legge che modifica sostanzialmente i poteri del Senato: La riforma in corso, tra le cose più importanti, prevede: che Il Senato non avrà più il potere di dare o togliere la fiducia al governo; potrà farlo solo la Camera. Le leggi saranno approvate dalla sola Camera.. Il Senato sarà un semplice organo consultivo che si occuperà di Enti Locali e di tematiche Europee.

 

Che ne dite? E’ sufficiente per andare a votare, stavolta? E per dire no alla riforma costituzionale, oppure continuiamo a dormire?

 

E non dimentichiamo che la Democrazia si regge su una forte maggioranza ed una altrettanto forte opposizione. In caso contrario siamo difronte ad una dittatura.

 

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