referendum e legge elettorale, il connubio infernale - di Renato La Manna -

Presto saremo chiamati a votare per il referendum costituzionale:

Votando SI per accettare la riforma;

Votando NO per mantenere il vecchio testo costituzionale.

 

 

Si rammenta che non occorre la partecipazione della maggioranza degli elettori. Sarà valido anche se per assurdo voterà un solo

 

elettore.

 

Tralasciando le altre modifiche, quella principale riguarda

sostanzialmente l’art. 55 della Cost.

Si dice che il nuovo testo semplificherà le cose e renderà più snella l’attività legislativa.

Il vecchio testo dell’art. 55 recitava: “Il Parlamento si compone della Camera dei deputati e del Senato della Repubblica.”.

Tralasciando gli altri aspetti (il nuovo testo è parecchio più lungo) poniamo l’accento sull’aspetto più importante, cioè la fiducia al Governo che adesso viene data da Camera e Senato: Art. 55 nuova formulazione: “La Camera dei deputati è titolare del rapporto di fiducia con il Governo ed esercita la funzione di indirizzo poli­tico, la funzione legislativa e quella di controllo dell’operato del Governo.”

 

La modifica non è di proprio conto, in quanto la funzione di indirizzo politico è la principale funzione di uno Stato.

 

In particolare: L’indirizzo politico consiste nella scelta degli obiettivi che lo Stato si prefissa di raggiungere ed i mezzi per raggiungerli (Quindi: 1. scelta dei fini, 2. predisposizione dei mezzi per raggiungere quei fini, 3. attuazione concreta).

 

Volendo fare un esempio, la funzione di indirizzo politico consiste nel considerare una cosa più importante di un’altra, nello svolgimento dell’attività di Governo. Ad es. consiste nella decisione se finanziare gli acquisti di autovetture o se finanziare il Servizio Sanitario Nazionale abolendo il ticket; se alzare le pensioni e gli stipendi oppure tagliare le tasse alle imprese; se tagliare le tasse ai monoreddito, oppure alzare gli stipendi dei manager pubblici; e via discorrendo.

 

Esempi classici di esercizio della funzione di indirizzo politico, che adesso spetta a Camera e Senato, sono generalmente la legge di stabilità e le leggi di approvazione del bilancio preventivo (che dal 2016 consisteranno in un unico testo) e le leggi di autorizzazione alla ratifica dei trattati internazionali.

 

Ma il Parlamento, fino all’eventuale riforma, esercita una funzione di indirizzo politico nei confronti del Governo in primo luogo attraverso lo strumento della fiducia: prima di iniziare la sua attività, infatti, ogni Governo deve ottenere la fiducia del Parlamento (Camera e Senato), che decide se accordargliela o meno attraverso la votazione di una mozione di fiducia, sulla base del programma comunicato alle Camere.

 

Dopo la riforma deciderà tutto la Camera e da sola.

 

La riforma costituzionale va letta assieme alla legge elettorale, per capire la portata della riforma.

La nuova legge elettorale (già in vigore dal 2016) è nota come Italicum dal soprannome che le diede nel 2014 l'allora segretario del Partito Democratico e futuro presidente del Consiglio Matteo Renzi, suo principale promotore (con l'appoggio anche di Forza Italia di Berlusconi, con il quale aveva stretto il cd. Patto del Nazareno, che non ha significati biblici, infatti, largo del Nazareno si trova nei pressi della sede del PD.

La versione finale licenziata dal Senato e poi approvata definitivamente dalla Camera prevede:

- premio di maggioranza di 340 seggi (54%) alla lista (non più alla coalizione) in grado di raggiungere il 40% dei voti (non più il 37) al primo turno;

- ballottaggio tra le due liste più votate se nessuna dovesse raggiungere la soglia del 40%, senza possibilità di apparentamento tra liste. Il vincitore ottiene 340 seggi (non più 321);

- soglia di sbarramento unica al 3% su base nazionale per tutti i partiti, non essendo più previste le coalizioni.

In sostanza, alla lista che raggiunge almeno il 40% dei voti al primo turno o che vince al ballottaggio vengono automaticamente assegnati i 340 seggi derivanti dal premio di maggioranza, mentre i 277 seggi restanti (si escludono infatti quello della Valle d'Aosta e i 12 della circoscrizione Estero) vengono ripartiti fra le altre liste che superano lo sbarramento; questi ultimi seggi vengono ripartiti con metodo proporzionale.

 

Nei 100 collegi ciascun partito presenterà delle miniliste (circa 6 candidati) con il capolista bloccato (cioè il primo di ogni lista sarà considerato come se avesse ottenuto il massimo dei voti di lista).

 

Es. : se una lista ottiene voti sufficienti per un eletto, sarà eletto il capolista (indipendentemente dai voti ottenuti); invece, se la lista ha due candidati eletti saranno eletti il capolista ed il candidato che ha ottenuto più voti.

Per cui, se noi leggiamo la riforma costituzionale combinandola con l’italicum (già approvato) si avrà che:

 

A)

 

IPOTESI 1: Un partito ottiene il 40% dei voti validi

Questo avrà subito 340 seggi, così ripartiti: 100 capilista indicati dal segretario del partito e 240 eletti dai cittadini (consideriamo il fatto che i capilista saranno scelti dal segretario in base al rapporto fiduciario e che le liste, comunque, saranno sempre predisposte dal segretario).

 

IPOTESI 2: Nessun partito ottiene il 40% dei voti validi

  • I 2 partiti che hanno ottenuto più voti vanno al ballottaggio;

Il partito che esce vittorioso dal ballottaggio avrà subito 340 seggi, così ripartiti: 100 capilista indicati dal segretario del partito e 240 eletti dai cittadini (consideriamo il fatto che i capilista saranno scelti dal segretario in base al rapporto fiduciario e che le liste, comunque, saranno sempre predisposte dal segretario).

 

B)

I soli deputati del partito vincitore avranno la maggioranza assoluta della Camera (340 su 630) e potranno formare da soli il Governo, le consultazioni tra i partiti (per formare il Governo) saranno inutili essendoci un solo partito avente la maggioranza assoluta, saranno, sempre da soli, titolari del rapporto di fiducia con il Governo ed eserciteranno, sempre da soli, la funzione di indirizzo poli­tico, la funzione legislativa e quella di controllo dell’operato del Governo.

 

 

Conclusione: IO VOTO NO!

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