Referendum, ma poi er popolo? - di cosimo arnone -

Ma insomma, disse, adesso er popolo commanna?

 

Mi padre è morto partigiano il pezzo di Gigi Proietti ad un certo punto esplode proprio così. Il figlio progressista anzi iscritto al PCI ci prova a dirgli che c’è stata l’avanzata, tra- vol- ge- nte hanno scritto sui giornali, il vecchio però non ci casca. Mesto torna al suo posto cor fazzoletto rosso sulla gola.

 

Tutto sta nella domanda bruciante posta dal vecchio partigiano, hai voglia ad impelagarti in spiegazioni arzigogolate, hai voglia a ricorrere alle questioni giuridiche a quelle di metodo, alla bella scrittura. La domanda attualizzata deve essere la seguente: dopo er popolo commannerà?

 

La risposta non può essere banale o meglio soltanto propagandistica.

 

Er popolo non comanda adesso che ancora non c’è stata la riforma, non comanderà dopo con la nuova riforma. Tutti sti discorsi sulla riduzione del numero dei parlamentari, la presunta riduzione delle spese, la soppressione del CNEL, vanno bene per le polemiche ruvide, niente altro ci dicono se non quello che dicono. Detto fra noi, poco. Ma allora mantenere i politici e la politica così com’è ci dice di più? No, non dice di più. Da una parte un tentativo di innovazione, definibile come peggio ci pare, dall’altra un tentativo di resistenza anch’esso non sempre definibile al meglio. Ma torniamo a noi, noi che non siamo attaccati a poltrone che non abbiamo. Torniamo alle domande ultime e formuliamole alla luce della prossima scadenza referendaria.

 

In che modo la vittoria dei SI al referendum confermativo del 4 dicembre prossimo, avvicinerà l’attuazione della prima parte della Costituzione? Si vuole cambiare la Costituzione bene accomodatevi, per fare cosa? I diritti saranno meglio garantiti?

 

Devo dire il vero, io non lo credo, ogni giorno mi viene da incontrare l’articolo 3 quello sull’uguaglianza e non ci trovo relazione col quesito referendario, ogni giorno, proprio ogni giorno vedo gente senza lavoro o che un lavoro ce l’ha ma senza potere, la Repubblica fondata sul lavoro sembra a decenni dalla sua proclamazione aver affondato il lavoro. La colpa è forse del governo Renzi? No. Solo se sei obnubilato dalla vis polemica puoi pensarlo, la colpa è più lontana e più profonda, di tutti quelli che hanno pensato che il problema non fosse il benessere della società, ma i meccanismi che la governano. L’efficienza contrapposta all’efficacia, la forma alla sostanza, la velocità al risultato. Mi serve una legge al volo. Per chi? Quali interessi devono essere tutelati dalla velocità, dall’efficienza, dalla forma? A giudicare dalle polemiche sullo zero virgola di crescita in più o in meno, non mi sembra che ci sia accordo su quali bisogni occorre garantire e a chi. Il governo attuale avrà fato cose buone? Certo. Anche nella riforma costituzionale che propone ci saranno cose buone. Ma il segno complessivo, guardando la parte della Costituzione relativa ai diritti, a che punto è? Siccome il segno secondo me non è positivo, gli attuali riformatori non meritano la fiducia di un Si alla loro proposta. Ma allora i NO? L’insieme eterogeneo degli oppositori sono forse meglio? Da una parte Verdini, dall’altra Berlusconi, non è che si stia tanto meglio. Sto semplificando, naturalmente le persone per bene e degne sono in entrambi gli schieramenti. Tuttavia qui, la discussione si sposta sul terreno della propaganda su chi ha i meglio e i peggio. Dal mio punto di vista invece la propaganda va bene un pochetto poi ci si deve spostare per la parte che ci rappresenta, che vorremmo ci rappresentasse, che vorremmo rappresentare, alle domande ultime. Uguaglianza, lavoro, salute, scuola. Quindi rientriamo nel discorso politico: ci siamo opposti praticamente ad ogni provvedimento con risvolto sociale del governo Renzi, questa riforma è l’armatura politica di di tutto ciò che abbiamo contrastato con l’aggravante che durerà. Se passasse il SI durerà a lungo. Deve vincere il NO, nonostante certa gente, per farlo dobbiamo dirlo senza timidezze, vogliamo una riforma che aiuti l’uguaglianza, che ridia dignità al lavoro, che garantisca salute e scuola. La vostra riforma non ha questi obiettivi e, visto quello che avete fatto fino a questo punto, non siete credibili neanche se lo dichiaraste. Ma insieme a noi del NO ci stanno pure gli altri, nemmanco li voglio nominare, mettiamola così, adesso ci occupiamo degli uni, poi ci occupiamo degli altri. Noi siamo quelli delle domande ultime e delle risposte incompatibili con lo stato di cose presenti, direbbe un vecchio mai morto.

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