Al bar Villanova arriva lo spread e il comunismo -cosimo arnone -

"Pocalu', ma che è sta storia doo spred? So du giorni che o sento, ma mica c'ho capito gnente. Na vorta sale, na vorta scenne, me sembra'na cosa tipo quanno hai magnato troppo e ' o stomaco fa spred spred, quarche vorta forte, come 'na molazza de cantiere."
Al bar di Villanova è sbarcata l'economia, bellicapelli è sempre stato curioso, divora i notiziari ma non è proprio un fulmine di guerra, ha fatto le classi differenziali, il padre più dentro che fuori, botte tante, prese. Quando morì la madre, l'unica quasi normale della famiglia, gli caddero tutti i capelli. Aveva vent'anni, da allora, pelato

con un ciuffetto curioso in mezzo alla testa, il contrario della tonsura dei frati, fu per tutti bellicapelli. Faceva qualche lavoretto a giornata, quando non c'erano albanesi o polacchi a sufficienza davanti allo smorzo.
Pocaluce si sentiva importante, per gli avventori del bar era la luce, niente male per uno che non ci vede. Tenne in bocca, l'osso dell'olivetta che lo sciancato distrattamente gli aveva allungato insieme al Campari col gin, e cominciò con tutta una storia, preceduta però dalla definizione che aveva imparato a memoria. Più o meno: " 'o spred è il coso della fiducia dei paesi sui mercati". Bellicapelli era ammirato, ne sapeva, ora, meno di prima, Pocaluce tutto compreso nel suo ruolo, continuò: " fai conto che Banana vo venì a cena da te, insieme a tu moje, tu te fidi ? No, nun te fidi, lo sai che Banana ce prova, lo sanno tutti che è incapace de controllasse. Se invece tu venghi da me, a cena co' mi moje, io te ce lascio puro a dormì, perché ce lo sanno tutti che nun fai niente. Senza offesa eh, famo pe' parla'. Insomma 'a gente ve valuta a te e a Banana, se proprio deve invita' Banana, vole più garanzie. Magara 'a cena se deve fa co' più gente, magara deve venì un garante, magara je fa mette 'na gabbietta all'uccello. Si Banana deve venì a cena, ce vonno  'e garanzie. Vor di che 'o spred sale, si c'ha poche garanzie, Banana nun lo fa magna' nessuno. Così è l'Italia, nessuno je da credito perché i mercati 'o sanno come stamo messi. Mo' però c'hamo i tecnici,  'e cose vanno mejo"
Pocaluce gonfiava il petto, la storia di corna, di cene e conquiste aveva preso l'attenzione di Bellicapelli, che una moglie non l'aveva mai avuta, e ammirava Banana. Sembrava commosso e ripeteva anche lui: " meno male che c'hamo i tecnici".
Lo sciancato irruppe in questo quadretto idilliaco, sgarbatamente tolse la ciotolina con le patatine, e con la sua andatura rientrò nel bar, incrociando Ines le disse: " l'olive 'ncocceno". Ines subito non capì, poi, come fulminata, ricollegò la storia della pensione della cognata, ridotta per ridurre lo spread, pensò a quella ministra, per lei, la Fornara. Quella che s'era messa a piangere in televisione. Tirò fuori il fazzoletto dal camicione che utilizzava per le pulizie, si deterse il sudore e si avvicinò all'economista Pocaluce, lo toccò e disse: vaf–fan–culo.
" 'E pensioni 'e stanno a diminuì a tutti, ha chiuso pure l'alimentari de Oreste, sto cazzo de bar è sempre pieno e nessuno che consuma. Che dici, brutto cecato, stanno a fa un bel lavoro coo spred? T'hanno sospeso 'a pensione puro a te, brutto becalino, speramo che nun taa danno più. Ultima cosa ' a televisione sta a di che 'o spred sta a risalì. Quell'antro ministro – Ines certe parole non voleva dirle, ma stavolta la rabbia era troppa – Passera, mo ha detto che metà dell'italiani saa passeno male, che si o diceva 'o sciancato tutti a di che è comunista, che siccome ha fatto l'operaio e ce s'è sciancato co' quer cazzo de muletto, allora nun è credibile.
Il passo dello sciancato inconfondibile blocca Ines, era orgoglioso delle parole della donna ma non voleva darlo a vedere, scatarro' per terra, posò una birra grande sul tavolino, quattro bicchieri, la ciotolina con le patate rinsecchite e un'olivetta infilzata da uno stecchino. "Dovemmo festeggia" – disse –.
" un pezzo grosso daa Borsa, Vegas me pare se chiama,ha detto che si stamo troppo attaccati a'o spred, ce rimette 'a democrazia, ha detto che c'è 'a dittatura doo spred, ate capito? Merde! A dittatura doo spred 'a chiamata. Limortacci sua.
Pocaluce era spaesato, Bellicapelli eccitato, non capiva niente ma si sentiva importante fra gente che parlava difficile. Pocaluce prese il coraggio a due mani e chiese: " a Scianca' 'mbe che dovemo festeggia' "
Serafico il cameriere rispose: " i comunisti nun se vedeno, ma er comunismo avanza, se n'accorgheno prima i padroni e poi, speramo, i testa de cazzo come te. Dovevamo sta' tutti mejo e invece mo stanno a di che stamo tutti peggio. C'hanno cojonato, ma nun dura"

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