CRI: CEM prima parte della lotta che si vincerà

In mezzo alla strada una folla inusuale. Persone in divisa della Croce Rossa che portano uno striscione: la nostra casa non si tocca, c'e'scritto, altri portano strani oggetti che camminano, assomigliano alle carrozzine per disabili ma sono diverse, certo camminano, ma hanno  forme più complesse.Portano le persone che raccontiamo in queste righe. I disabili celebrolesi del CEM di Roma, la loro casa. Insieme agli operatori in servizio, gli altri lavoratori quelli del centro Archimede, quelli del laboratorio centrale e poi, ma potremmo dire prima, i genitori, qualcuno più anziano, tutti combattivi. Nessuna bandiera. I sindacati hanno scelto di stare un passo indietro, questa vicenda è più di una vertenza, riguarda anche le condizioni di lavoro, ma c'è tempo per ogni cosa, non si deve chiudere il CEM, non si deve perdere nessun posto di lavoro. Le cose sono legate. All'incrocio di via Portuense i vigili urbani sono comprensivi e imbarazzati, gli automobilisti sono fermi non danno segni eccessivi di nervosismo.Una suora ha visto il volantino e anche lei si e' messa a cantare, la nostra casa non si tocca. Era bella la suora, piccola, vestita di nero, vicino ad uno striscione con su scritto istituzioni assenti. Saranno stati trecento metri quelli percorsi stamattina da questa allegra brigata, da questa comunità formata sul campo del lavoro, del dolore, della dignità. Non poteva concludersi meglio la settimana di occupazione. Ad un certo punto si e' materializzato il commissario straordinario della Croce Rossa, l'avvocato Rocca, bene anche la sua presenza, bene perché ha dichiarato solennemente che nessuno sarà trasferito in altre strutture e che l'iniziativa del comitato provinciale e' servita per arrivare ad una soluzione, che ancora non c'e', strutturale, sul piano dei conti. Ha negato pure che sia stata inviata la richiesta di ricovero ad altre strutture sanitarie. Questo punto e' veramente curioso perché oggetto di una interrogazione parlamentare a firma Ranucci - Biondelli, ai ministri della salute e della giustizia. Vogliamo forse dire che una certa clinica si preparava a destinare dieci posti letto ai disabili del CEM, senza lo straccio di un pezzo di carta che li chiedeva? Via, siamo adulti, se il commissario Rocca dice che lui non ha autorizzato nessuna richiesta, allora promuova una inchiesta e scopra chi ha mandato il fax e perché.

La realtà e' semplice, la Croce Rossa ha messo in piedi una procedura che poteva portare alla chiusura del CEM ma, l'iniziativa dei genitori e degli operatori lo ha impedito. E' stata fatta la cosa giusta, al tempo giusto. Sul fronte istituzionale le cose continuano a muoversi, consiglieri comunali hanno annunciato iniziative, della interrogazione dei senatori abbiamo detto, poi e' giunta la nota del candidato Zingaretti specifica sul CEM, preoccupazione per il presente e impegno per il futuro. Bene. Ci voleva. Dalla Polverini invece un silenzio eloquente e anche questo e' un bene, chiacchiere ne sono state fatte troppe.

Finisco con una donna piccoletta e gigantesca : Mina Welby. Si e' presentata come sempre, col passo felpato di chi sposta i muri senza fare rumore, reduce da uno sciopero della fame a sostegno della lotta dei malati di SLA. Ha parlato con la sua voce calma, ha ricordato Piergiorgio, ha spiegato con due parole perché il CEM e' una struttura diversa da tante altre, e' lei che ha colto il senso di una casa e di una comunità, attraverso le pareti colorate e il cibo mangiato da chi ci abita.

Martedì prossimo davanti alla Regione Lazio si replica, al CEM si cammina col passo dei montanari, quelli che arrivano in cima.

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