Brunetta, Travaglio e, scusaci tanto, Bertold Brecht

21 novembre 2011

Come si deve giudicare un governo? Si fa strada una teoria sociologistica secondo la quale si giudica dal mestiere o dalla professione dei ministri o del presidente del consiglio. Legittimo, per carità, le parole costano poco e non è difficile esercitarsi: Mario Monti ha lavorato per gli americani come consulente? Allora è un servo degli americani, il rappresentante del capitalismo multinazionale, come Prodi che ha avuto lo stesso incarico. Aver lavorato nel campo dell'economia internazionale ti segna indelebilmente, anche se hai fatto il regolatore in Europa litigando con alcune grandi imprese americane, sarai il rappresentante delle banche. Figuriamoci se metti nel governo l'amministratore delegato di un gruppo bancario. La matematica non inganna. Uno più uno fa due.
Questo è il governo delle banche.
Invece il governo precedente di chi era? Chi comandava prima, i risparmiatori?
Al governo delle banche dobbiamo aggiungere il governo del conflitto di interesse, su questo la divertente sintonia fra l'ex ministro Brunetta, che vuol fare l'analisi del sangue ai prossimi sottosegretari, e Marco Travaglio che invece la fa a Corrado Passera ministro dello sviluppo economico e, appunto, ex amministratore delegato di una banca e anche ex manager delle Poste e certamente di altre imprese pubbliche e private.
Di Brunetta che più volte è stato visto, aggirarsi nel vecchio consiglio dei ministri, con la provetta in mano intento ad analizzare i suoi colleghi di partito, ormai è rimasto il lato comico e non deve essere preso sul serio neanche quando dichiara dove è nato.
Travaglio ha un modo di argomentare che porta alla disperazione seducendoti, lo senti parlare o lo leggi e pensi: “ammazza come gliele canta”. Alla fine dei suoi discorsetti o articoli pensi seriamente che nessuno al mondo a parte se stesso e qualche altro eletto può fregiarsi del titolo di persona onesta. Neanche tu, che tanti anni fa prendesti il tram senza pagare il biglietto.
Passera ha lavorato con una banca quindi è in conflitto di interessi, ha delle azioni di una certa compagnia quindi non può operare serenamente, eccetera eccetera.
Seguiamo Travaglio sul suo terreno: un militare di carriera ministro alla difesa è in conflitto di interessi con la sua condizione: potrebbe far approvare provvedimenti a suo vantaggio. Un avvocato alla giustizia, figuriamoci, i giudici saranno messi sotto, ci saranno leggi troppo garantiste a favore dei legali, chiaro, non dei cittadini. Si potrebbe procedere oltre e, infatti, procediamo: potrebbe  esserci, in un prossimo governo, un militare di carriera alla giustizia che mettendosi d'accordo con l'avvocato messo alla difesa si scambino favori personali o per i loro gruppi di interesse. Anche il dirigente di un gruppo bancario al ministero dei beni culturali potrebbe mettersi d'accordo per scambiare favori con un costituzionalista messo al ministero dello sviluppo economico. Più variabili si inseriscono e più il gioco diventa divertente e fantasioso.
In Italia il conflitto d'interessi seriamente ha riguardato e  riguarda S.B. un centro sinistra imbelle e il centro destra di Casini e Fini, che fino ad un quarto d'ora fa lo negavano o alle strette lo minimizzavano, hanno reso possibile una mostruosità. 
Bisogna impedire che nascano altre mostruosità, certo ma a me sembra che la situazione di questi giorni sia diversa, rispetto alla discesa in campo e, si corra il rischio che  sfugga il nocciolo.
Un governo si giudica da quello che fa e quali interessi tutela.
In questo senso, ancora, a parte le anticipazioni non si sa molto, certo la situazione economica internazionale e interna con gli equilibri che nel medio periodo sono consolidati, non è da scialare.
Gli equilibri politici interni su cui si regge la maggioranza richiederebbero acrobati e non professori. Ma non basta: pensiamo alla Germania, la Francia e la Spagna, sono governate dal centro destra e che a parte le chiacchiere di circostanza, ognuno pensa ai fatti propri, come ha dimostrato lo sviluppo della crisi greca.
Non bisogna pensare che esista una sola ricetta per uscire dalla crisi, questa è una capitolazione all'ideologia dominante, bisogna battersi contro ciò che dice la BCE. Tuttavia neanche si può pensare che il programma di un governo, in un paese a capitalismo avanzato, possa essere un programma integralmente in controtendenza rispetto quanto fatto finora.
Per questo motivo, dare definizioni apodittiche, buone per ogni occasione, significa isterilirsi e condannarsi all'inazione, tanto non cambia niente ,oppure all'azione disperata perchè tanto son tutti uguali. La politica è progetto, scelta, originalità, azione. Nelle condizioni che non dipendono da noi, con persone che non sono scelte da noi, ne come alleati e neanche come avversari.
Il mondo d'oggi può essere descritto agli uomini d'oggi solo a patto che lo si descriva come un mondo che può essere cambiato, diceva più o meno così il nostro Bertold, lui che tifava per i rapinatori piuttosto che per le banche.