Undiavolopercapello

Con Carlo e Simonetta, i compagni di sempre e di tutte le manifestazioni, presto ci staccammo dal corteo, spinti dalla curiosità un po' infantile, di vedere le facce di questo popolo dell'art. 18, di quanti come noi avevano risposto all'appello della CGIL.
Anche il sole di quella giornata di primavera contribuiva ad accendere e riscaldare il nostro entusiasmo, il rumore degli elicotteri , per la prima volta, dopo i giorni della violenza e del terrorismo, non mi trasmetteva l'angoscia di una città blindata e presidiata, ma la sensazione che anche altri sapessero che la manifestazione sarebbe stata importante e speciale.
Gli altri , proprio quelli che con un commento, grondante livore, avrebbero poi bollato i partecipanti alla manifestazione come gitanti pagati e organizzati dalla CGIL.
E quelle facce, che cercavo con curiosità per riconoscermi e per conoscerle, le ho viste tutte: le lavoratrici e i lavoratori di tutte le categorie. i ragazzi e le ragazze del movimento no global, con le loro bandiere della pace e la musica a tutto volume; i migranti un melting pot di provenienze geografiche e culture; i partigiani con le loro storie di lotte e di Resistenza; i pensionati presenza costante e mai veramente "in pensione" nella lotta per i diritti. I figli i padri i nonni: Generi, generazioni, provenienze senza contrapposizioni.
E poi quel minuto.
Quel minuto di silenzio contro una violenza odiosa e che non ci apparteneva, forse più delle tante parole pronuciate, degli slogan e dei canti urlati, con la sua intensità e la sua consapevolezza è per me il vero ricordo di quella giornata.