Crotone: 100 milioni di euro. Una città da rifondare. Una città antica coperta da uno strato di terreno in gran parte inquinato. Un'area industriale dismessa da 10 anni. Un piano di recupero della città antica, per farne un grande parco archeologico da valorizzare ed inserire in un piano generale di sviluppo, di cui il parco diventa uno dei centri attorno a cui creare economia sul territorio. Kroton. Intervento finanziato dai fondi CIPE, soggetti attuatori il Mibac e la Regione Calabria.
Dibattito pubblico. Invitati: la crotonese Vicepresidente regionale di centro destra che ha voluto assegnati, dal governo allora amico, i fondi dal Piano per il Sud. Il Sindaco di centro sinistra scettico e preoccupato della bonifica del territorio. Pino Arlacchi, Presidente della società Progetto Magna Grecia, deputata dalla Regione a governare i progetti di valorizzazione del patrimonio culturale calabro. La Soprintendente che deve illustrare le caratteristiche tecniche dell'intervento, il Direttore Regionale Mibac che dirà sullo stato della progettazione esecutiva su cui impegnare i fondi e lo stadio di utilizzo delle risorse. Rita Borioni, che nel PD si occupa di cultura e si intende, di questa e di Calabria. E noi, che abbiamo organizzato, insieme a lavoratori ed a cittadini, intenzionati a discuterne seriamente e a voler saper i tempi e i modi dell'intervento, chi lo farà, e soprattutto chi gestirà il parco una volta realizzato.
Crotone è il post Taranto. Un territorio devastato dalla industrializzazione forzata che ha lasciato, in cambio di una illusoria ricchezza, una eredità pesante. Adesso paga il conto, salatissimo. Un porto industriale dismesso. Due traghetti tirrenia abbandonati alla fonda e lo scheletro di un centro siderurgico ENI, segnano il paesaggio e definiscono il declino, apparentemente inarrestabile, della città che affonda nel welfare di assistenza. Non mancano i reflui venefici dell'inquinamento lasciato che incombono, malefici, in attesa decennale dell'avvio di un piano di bonifica.
Crotone. Uno dei più importanti giacimenti archeologici dell'intero paese, testimonianza centrale della Magna Grecia. Solo il recupero dell'antica Kroton riguarda un'area estesa 60 ettari, più vasta di Pompei.
Crotone. Una somma di contraddizioni.
Siamo andati a toccarle con mano, queste contraddizioni. Ed abbiamo voluto discuterne, approfondirle, svelarle.
Una bella e franca discussione, con illustri assenti (la vice presidente e Arlacchi), in torto come tutti gli assenti nei momenti opportuni. (Sullo sfondo una accesa polemica sui media tra sindaco e vice presidente: il sindaco lamenta il mancato coinvolgimento nella progettazione dell'intervento e la mancata conseguente realizzazione di una convenzione per l'avvio della bonifica, propedeutica al recupero dell'area archeologica, ed il vice presidente che dichiara l'esclusiva gestione dei fondi e dell'intervento insieme al Mibac, il cui intervento, in un curioso rimescolamento di ruoli, dovrebbe essere 'monitorato' dalla Regione, insomma si litiga assai).
E con appassionati presenti, che hanno svelato.Ciò che doveva essere svelato.
Siamo ancora al caro amico, ci dobbiamo sbrigare altrimenti perdiamo i fondi, non c'è integrazione tra gli Enti pubblici interessati, il Comune che lamenta la sua completa marginalità in un progetto che riguarda la sua comunità, i tempi della fitobonifica del terreno inquinato, che allo stato dovrebbero essere lunghissimi, la distribuzione dell'inquinamento sull'area interessata dagli scavi, i lavoratori cassaintegrati che la Regione vuole utilizzare e che giustamente la Soprintendenza vuole formati allo scavo archeologico, la mancanza di progetti esecutivi su gran parte del finanziamento, nessuna conferenza di programma attivata, nessun coinvolgimento dei cittadini. Figuriamoci le prospettive una volta realizzato il parco, (il Sindaco scettico declinava il futuro dei pronipoti), il Mibac non ha personale e risorse, chi si accolla i costi di gestione non si sa. E l'occupazione prevista? Allo stato solo i cassaintegrati proposti dalla Regione, nessun ragionamento sui tecnici, se non quelli del Mibac, insufficienti di fronte all'ampiezza dello scavo,nessuna proposta ai giovani che offrono lavoro qualificato.
Non ci stiamo. Non è possibile che una questione fondamentale, che può ridare prospettiva di crescita ad una comunità avvolta nel declino, possa scivolare via, quasi ininfluente sul destino dei crotonesi. Che sia vissuta come l'ennesima operazione di sostegno al reddito di lavoratori espulsi dal tessuto produttivo, come una unica e transitoria occasione di tirare a campare.
E abbiamo scavato per dare una proposta, noi insieme a coloro che credono che questa sia una occasione unica e irripetibile per immaginare un futuro. Quelli che non si arrendono, anche se fanno fatica a vedere luce. Le compagne ed i compagni che hanno deciso che si deve discutere e non si deve più tacere.
E, devo dire, tanti, tutti, compreso lo scettico sindaco e, per una volta, Direttore Regionale Mibac e Soprintendente. Abbiamo fatto chiarezza ed abbiamo immaginato il prosieguo. Conferenza dei servizi, patto per l'occupazione e la qualità del lavoro, forme di partecipazione democratica dei cittadini, integrazione nell'azione degli Enti pubblici nella fase di attuazione del progetto, programmazione, protocollo di legalità. Coinvolgimento sociale e partecipazione cosciente. Con buona pace della vicepresidente accentratrice e, involontariamente, in torto perché assente.
Stiamo sognando? Vedremo. Io intanto ho conosciuto gente che ha voluto capire, compagni che si sono impadroniti del tema, una giusta attenzione dei media locali. E ho tanto appreso su una questione che ci riguarda, tutti. Crotone è una questione di tutti. E non deve essere silenziata.
Ho lasciato Kroton portandomi nell'animo le sue contraddizioni. Non le abbandonerò.