Fabbrica. Italia

 

Entrarono in fila indiana, Marco e Mirko si davano la mano, Petro l'orbo un po'più dietro col bavaglino a quadratoni e il cestino celeste per la merenda, in plastica rigida, unto. La stanza era in penombra, dietro un'enorme cattedra attraversata da lame di luce che filtrava dalla persiana, stava una figura indefinibile, una pancetta, le gambette.  Nella semi oscurità risaltavano bagliori lucenti, le borchie sul maglioncino blu e aderente davano all'immagine un che di divino. L'italo – canadese, il manager per definizione, in tutto il suo splendore, i denti candidi da fiera prima del pasto.

 

Vi stiamo raccontando in esclusiva l'incontro segreto che si è svolto in questi giorni fra il dottor Marchionne e i segretari generali della UGL, della CISL, della UIL, a proposito della dichiarazione della FIAT di abbandono del famoso piano industriale che doveva investire 20 miliardi di euro e raddoppiare la produzione in cinque anni. 

Scusate la parentesi e riprendiamo il racconto...

 

La divinità fece un passo verso i tre, "allora –disse – avete cambiato idea? Avete quindi delle idee? Non lo avrei mai sospettato. Questa è una grande delusione per me, dopo tutto quello che ho fatto per voi. La signora in rosso, maledetta, vi ha stregato? Che uomini siete?"

Petro l'orbo di nascosto aveva aperto il cestino, l'odore invadeva lentamente la stanza, pane, frittata di cipolle e lardo un po' andato, si sforzava ma non riusciva a masticare a bocca chiusa. Marco e Mirko si sfidavano agli indovinelli ma stavano eternamente in parità,era cosi da anni. Da quando cominciarono, Marco fece il primo e Mirko non rispose, allora fu il turno di Mirko a domandare e fu Marco a non rispondere. Erano furbi però, ognuno faceva all'altro sempre la stessa domanda. Ognuno, orgoglioso, fra se e se ripeteva, l'ho fregato, non mi risponde mai.

I tre sapevano di averla fatta grossa ma non che cosa avevano fatto, non sapevano a cosa avevano detto si, non sapevano a cosa chiedevano correzioni, si trovavano in quel luogo davanti al filosofo delle automobili e stavano a disagio.

"Ricapitoliamo –disse l'uomo col maglioncino – io ho investito su di voi e lasciamo perdere le caciotte e i seminari  sulle parole crociate facilitate, io ho investito sulla vostra intelligenza e onestà." Infatti, non è un mistero per nessuno che Alvaro Vitali nel momento più caldo dello scontro contro gli operai, aveva fatto loro un corso di formazione sulla ristrutturazione del modello FIAT, una cosa seria, per carità, però dopo la lezione sulle flatulenze e i rutti a comando, i tre avevano cominciato a distrarsi. Si era così deciso di procedere in maniera più semplice: ad ogni intervista, fuori campo un addetto di fabbrica italia, tirava fuori la pallina bianca per il Si e quella nera per il No.

Avete letto il piano industriale? Pallina bianca.

Siete d'accordo con Marchionne? Pallina bianca

Cosa pensate di Landini? Pallina nera e ruttino.

Farete lo sciopero se gli impegni non saranno mantenuti? Rutto triplo e linguaccia, mani sul davanti in basso.

"In nome del nostro rapporto, di quello che ho fatto per voi e le caciotte non dimenticatele, dovete ripassare la lezione, fare la vostra parte, – l'odore della merenda di Petro l'orbo si spandeva nell'aria,– non può finire così la nostra storia. -Si alzò di scatto- il piano era perfetto,  le previsioni di mercato scritte dal mago Nicola, la parte finanziaria pensata da Lapo. Abbiamo licenziato i comunisti, li abbiamo discriminati, abbiamo diminuito anche la possibilità di andare al bagno. Era tutto a posto, vi pare che dovevano progettare pure le macchine?"

Marco bisbigliò all'orecchio di Mirko: Di che colore è il cavallo bianco di Garibaldi?

Mirko, come sempre, rimase interdetto, chi era Garibaldi? Si domandava freneticamente. Marco era un diavolo, come avesse potuto scovare una domanda così difficile era il suo rovello. Non riusciva proprio a pensare ad altro, la voce del filosofo giungeva lontana alle sue orecchie, era impaurito questo si, ma l'indovinello diabolico lo rapiva. Si consolava pensando alla domanda che faceva sempre quando era in svantaggio: pesa più un chilo di ferro o un chilo di paglia? Con questa domanda Marco diventava matto, la matematica non era il suo forte, diceva sempre. Petro l'orbo era all'ultimo boccone, lui  l'uomo del fare, si strofinò le mani sulla giacchetta per non sporcare il bavaglino e, a gesti, chiese di parlare: rutto, rutto, grunf, trikkebballacche e nikki nikki. Ecco.

Il maglioncino borchiato mandava sinistri bagliori, il manager alzò un sopracciglio, "bene, ottima idea." Ma non era felice, per tre anni aveva raccontato una favola e ci aveva creduto anche lui, ci avevano creduto i governi, ci aveva creduto il più grande partito di opposizione, ora non c'era più niente.

Lui e la sua macchina: una Skoda.

Si soffiò il naso e si congedò con parole di una certa classe, visto l'uditorio: "io adesso vado via, no, non salutatemi nessuno, magari ritorno. E' stato un piacere lavorare con voi, no, non un piacere un privilegio, abbiamo venti miliardi di euro da investire e possiamo raddoppiare la produzione in cinque anni. Levatemi di torno la FIOM, le macchine tedesche, quelle giapponesi, quelle coreane, quelle americane che funzionano e noi conquisteremo il mondo. Per un nuovo modello industriale, insisto, levatemi di torno."

 

 

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