Veltroneide

Certe parole devono essere usate con cautela: apartheid è il termine che ci interessa oggi.

Veltroni ,l'instancabile Veltroni, lo scrittore Veltroni, il politico,l'ex sindaco,l'aspirante africano, non è uno scemo. Conosce il significato delle parole.
Il suo problema non è l'ignoranza: per il kennedyano de'noantri è impossibile resistere  davanti ad un microfono: deve pronunciare il discorso alla nazione o meglio il suo: ho fatto un sogno.
Oggetto della sua esternazione  la dicotomia fra garantiti e non garantiti, un apartheid, appunto.
Appunto un corno!
I disoccupati quindi hanno posti obbligati sui bus? Non si possono accoppiare con quelli che invece lavorano? devono frequentare scuole apposite?
In Sudafrica succedeva questo, questo era l'apartheid, e abbiamo citato soltanto esempi che stanno nel numero di battute che ci siamo prefissi.
Se nel nostro paese non è così e non è così neanche dal particolare osservatorio della casa che V.V. ha comprato negli States, allora parlare di apartheid, equivale a dire una balla sesquipedale, come si diceva tanti anni fa.
Lo so, non è bello prendersela con uno che, come Veltroni, è stato dirigente del partito comunista italiano senza essere comunista . Ce la prendiamo con chi ancora gli sta appresso.A dispetto delle evidenze più evidenti.
Stabilito che nel mondo del lavoro l'apartheid non c'entra niente, stabilito che è veramente sospetto che tutti parlino in nome dei giovani , in Italia da troppo tempo si costruisce una contrapposizione fra i garantiti: quelli che hanno un contratto a tempo indeterminato in aziende dove si applica l'art.18 dello statuto del lavoratori oppure del settore pubblico e tutti gli altri: dipendenti di piccole aziende oppure anche nel settore pubblico con contatti scelti fra le decine possibili che in genere nascondono una retribuzione più bassa e minori diritti, poi,  quelli che lavorano in nero e i disoccupati.
Tutto questo detto, Veltroni in tutti questi anni di politica in ogni postazione possibile e immaginabile che cosa ha fatto? Perché non è sceso in campo con tutta la sua forza affabulatoria, contro una discriminazione così bruciante nella società? Direbbe Cetto La Qualunque: Veltroni, facisti  na beata minchia.
Quando parla di lavoro, Veltroni non è persona informata dei fatti,  certo non è solo: la ministra Cancellieri tuona contro i figli che vogliono lavorare nella stessa città dove vivono i genitori, la ministra Fornero  dichiara che promettere il posto fisso è un'illusione e tutta l'allegra compagnia d'accordo: se si abolisse o almeno si riformasse l'art. 18 dello statuto dei lavoratori, allora si che le cose andrebbero meglio per i giovani e per tutti.
Infatti il presidente del consiglio sul punto è stato netto: gli investitori stranieri sono frenati dall'art. 18, in pratica la ripresa economica è impedita da quelli che sono contrari ai licenziamenti per capriccio.
Poche righe per rimettere le cose al loro posto: quelli che per vivere devono lavorare sono tutti precari anche se hanno l'art. 18 e  il contratto a tempo indeterminato.
Pensiamo a quelli di trenitalia che stanno ancora su una torre. Le ferrovie hanno deciso che non era più redditizio far viaggiare i treni di notte e li hanno licenziati, con una garbata letterina. Sono questi ferrovieri  o quelli di  Fincantieri i nemici dei giovani? Sono  quelli dell'ALCOA che impediscono ai giovani di lavorare con un contratto buono?
La contrapposizione fra precari e stabili,secondo tutti gli autorevoli personaggi citati in questo scritto si risolve con una spalmatura dei diritti, si levano a quelli che li hanno e non si danno a quelli che non li hanno.  E giù a declamare ragioni sempre fondate su dati inoppugnabili e su raccomandazioni che pervengono da altissimi consessi.Li vuoi chiamare scemi?
Certo, se quando nevica a Roma, la capitale non si fermasse, se per andare a Reggio Calabria ci fosse una strada percorribile, se le regioni del Sud non fossero preda della criminalità organizzata, se la corruzione politica e amministrativa

non fosse così diffusa, le condizioni per lo sviluppo ci sarebbero pure. Se chi ha responsabilità di governo e amministrative ponesse attenzione ai problemi concreti e non al fatto di comparire o no sui giornali oppure in televisione, se, se, se... una azienda sarebbe incentivata ad investire nel nostro paese e non si parlerebbe, oscenamente, di apartheid.