CRI: il CEM di Roma, più di una vertenza

Da alcuni giorni e' cominciata una iniziativa che rappresenta tutta la condizione del lavoro pubblico e dei lavoratori pubblici. A Roma, in via Ramazzini c'e' il centro educazione motoria della croce rossa italiana. In questo posto ci stanno persone celebrolese, ,c'e' il centro diurno Archimede. Più di sessanta persone di cui più di cinquanta gravissimi,a parte gli ambulatori per bambini e adulti

 

Ogni volta che parliamo di Croce Rossa, ricorriamo alla nostra amica e' lei la nostra guida, anche per questa storia che raccontiamo.

Tutto comincia col fatto che il comitato provinciale di Roma non può più accollarsi il costo del servizio, e lo ha comunicato ai genitori degli assistiti perché, questi ultimi, dovranno essere collocati in altre strutture. La Regione Lazio e la ASL RMD, sempre secondo il comitato provinciale di Roma, non si riescono a stringere alle loro responsabilità e, quindi, la soluzione prospettata, diverrà ineluttabile dal 1 gennaio 2013. Questo significa concretamente un serio pericolo per la vita di queste persone, la nostra amica ce lo spiega in due parole: gli ospiti, non soffrono e non hanno sofferto di piaghe da decubito, sono persone che non si possono muovere e che hanno posture spesso innaturali, le carrozzine che devono trasportarli non sono in vendita, sono fatte su misura, col calco. Di questo potrete vedere giovedì 15 novembre, nella puntata della trasmissione "Servizio Pubblico",a volte basta un fotogramma a svelare un mondo.

I genitori hanno quindi occupato il CEM per impedire che si consumi la tragedia e rappresentare cosa significhi concretamente, una certa cifra su un foglietto, non numeri ma persone, destini, servizi.

La situazione si sta muovendo, i giornali cominciano a parlarne, prima fra tutte Ambra Murè di Paese Sera, della televisione abbiamo detto, la politica si e' fatta vedere, i consiglieri regionali dei partiti di opposizione nel Lazio, alcuni parlamentari: il senatore Ranucci, la senatrice Biondelli che sul CEM ha già fatto un bellissimo intervento al Senato proprio la sera dell'occupazione e ha coinvolto, sei o sette suoi colleghi, in una interrogazione urgente al ministro della Salute. La deputata Ileana Argentin che ha promesso di incatenarsi insieme ai genitori, se, speriamo no, fosse necessario.Eppoi, ma eppoi non vuol dire dopo, Annamaria Malato che una qualche parola la può far valere, sulla sorte della struttura, anche davanti al giudice se occorresse. La prima a farsi vedere però, dei non istituzionali, la nostra amica mostra un po' d'orgoglio, e' stata la segretaria generale dei lavoratori pubblici della CGIL, Rossana Dettori. Non una visita usuale, fatta senza neanche mezzo giornalista al seguito. La visita della Dettori ci riporta al CEM come espressione della situazione del lavoro pubblico, dei lavoratori pubblici: ci sono i problemi di bilancio, ci sono gli utenti che perdono un servizio che rappresenta un diritto garantito dalla Costituzione, ci sono i precari, i precari non mancano mai, naturalmente ci sono i lavoratori a tempo indeterminato e poi le istituzioni strette fra la normativa e l'insipienza. Si replica la vicenda dei malati di SLA, tutti a stracciarsi le vesti, a commuoversi e poi, pelosamente, a continuare a fare le solite cose, i soliti conti.

 

 

 

La nostra amica ci parla degli assistiti e poi dei loro genitori, i lavoratori pubblici del CEM precari o a  tempo indeterminato, stanno sostenendo queste persone, pellegrine del dolore. Non e' una vertenza sindacale, e' molto di più. Infatti, gli interessi in gioco riguardano in primo luogo gli ospiti, stanno, praticamente da sempre, in una struttura pubblica di eccellenza. Poi i loro genitori. I genitori, anche quelli credenti lo sanno che dio ogni tanto si distrae, per questo hanno paura del dopo, della distrazione degli umani e di quando non ci saranno più loro a sostenere i loro figli. I figli di tutti, se la parola società ha, ancora, un senso. Detto della cosa importante e urgente, ora diciamo della cosa importante che e' sganciata, fino ad un certo punto, da quello che succede al CEM. L'intreccio con la riforma è evidente, parliamo dei lavoratori della Croce Rossa:  i precari, se non cambia la situazione generale, al 31 dicembre 2013, andranno  a casa. I lavoratori a tempo indeterminato avranno la seguente alternativa: meno diritti e meno stipendio oppure il licenziamento. Poi c'e' la sorte della Croce Rossa Italiana, se il buon giorno si vede dal mattino, non sarà una bella giornata. Prima ancora che la presunta riforma vada a pieno regime, si dismette una struttura che e' il concentrato di tutte le sofferenze che si vogliono combattere o, almeno, alleviare. La nuova associazione come può sopportare una cosa del genere?  Infine ci sono le pubbliche istituzioni, gli strumenti che ci siamo dati per rendere più ordinata e migliore, la nostra vita sociale. Della Polverini si sa, ogni giorno, a Roma, c'è un corteo di una qualche struttura sanitaria che deve licenziare, perchè la regione è inadempiente nei pagamenti, il direttore della ASL competente si è dimesso. Si può trattare una questione del genere, cinquantaquattro persone assolutamente indifese, con un fax per la ricerca di posti letto? Ci sono cose che non possono essere ridotte di significato attraverso un pallottoliere. Trovate gli sprechi dove sono, ribadisce la nostra amica, se non capiamo il significato di quello che succede al CEM, finirà che i malati oncologici saranno selezionati, anch'essi sulla base del costo delle loro cure. E' un po' brutale, ma efficace. Per questo, quello che succede in via Ramazzini a Roma è una cosa che travalica le singole, terribili, storie che la animano.

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