Grillo, leaderismo aconcettuale - di Ricciolidoro -

Ammetto di aver un'antipatia a pelle per Beppe Grillo, non l'ho mai amato come comico e sento una naturale avversione per il suo tono di voce e la sua gestualità. 

 

  Detto questo non si può ignorare che un fenomeno di questa portata va analizzato con attenzione e non può essere liquidato con affermazioni sbrigative.  

  Certo è che il 'fenomeno' Grillo è una conseguenza della crisi di una classe politica dirigente che dimostra di aver fallito e su questo sono certa che siamo tutti d'accordo. Fatta questa doverosa premessa credo che sia utile almeno comprendere cosa può comportare questo fenomeno di protesta contro la politica soprattutto se, stando ai sondaggi, andrà in parlamento.  

  Prima di tutti Grillo, come altri in questo momento storico, rientra tra quei movimenti che si identificano con un leader e questo ci ricorda pericolosamente altri movimenti del passato.  

  La caratteristica principale di questo genere di movimenti è che la loro identificazione avviene con la figura che li guida e non necessariamente con un'idea. Poiché qualche circostanza ce lo richiama alla memoria, citiamo a titolo di esempio il Peronismo che nasce in America Latina alla metà degli anni '40 e che si sviluppa sino ai nostri giorni comprendendo sia militanti che si definiscono di destra che di sinistra. E' un movimento 'sincretico' che contiene dentro di sé diverse suggestioni, tanto da aver influenzato sia presidenti di destra che di sinistra. Il peronismo viene da una realtà politica complessa e molto radicata in Argentina, nel paese da cui ha origine, e dunque per questi motivi non può essere paragonato al Movimento 5 stelle. Tuttavia una certa deriva caudillista ed alcune affermazioni di Juan Domingo Perón, nonché il tono di alcuni punti programmatici del Movimento possono ricordarci questo fenomeno.  

  Diceva Juan Perón: "    Tutte le forze sono utilizzabili nel nostro movimento se sono nobili e leali e tutti gli uomini saranno benvenuti se vengono con lealtà e sincerità a servire sotto la nostra bandiera"   

  Ciò vuol dire, in povere parole, che il presupposto per esser peronisti era la nobiltà e la lealtà (ma cosa significa e chi ne dà la definizione?) e non certo un'idea o un progetto politico. Questo coincide con l'affermazione di Grillo "non sto con la destra né con la sinistra". Non sta a me suggerire quanto pericoloso può essere dire cose del genere e forse basterebbe pensare alla fine di altri soggetti politici che sono stati caratterizzati dalla mancata selezione di una classe dirigente che avesse un progetto politico comune.  

  D'altra parte se si analizza il linguaggio del programma di Grillo, senza entrare nel merito delle singole affermazioni che in molti casi sono piuttosto superficiali e discutibili, si vede che i verbi che ricorrono sono "vietare", "impedire", "abolire", "ridurre", "bloccare", "proibire". Se un bravo psicologo analizzasse la lista di 'proibizioni' che fa Grillo nel suo programma ne dedurrebbe che lo stesso oscilla tra gli strepiti della ribellione infantile e le proibizioni tipiche delle figure genitoriali senza nessuna possibilità di proposizione e mediazione tipica dell'adulto.  

  Insomma, un quadro preoccupante anche dal punto di vista psico-patologico.  

  D'altra parte gli eccessi ed i divieti imposti ai militanti eletti del Movimento 5 stelle, che in perfetta buona fede, in quanto convinti di rappresentare la società civile, si sono recati in televisione conferma entrambi le attitudini che ho sopra descritto, ovvero una certa fascinazione per il leaderismo impositivo e l'attitudine proibitiva di una tipologia psicologica irrisolta.  

  Per questo sembrerebbe preoccupante il fenomeno del Grillismo: pensiamo agli scenari che si configureranno in Parlamento. Ci sarà un buon numero di di adepti che segue le parole di un Guru e gli obbedisce ciecamente (pena l'espulsione) oppure tutti quanti appena eletti si ribelleranno a loro volta al proprio Leader ed ai suoi divieti? In effetti ciò di cui si sente il bisogno in Parlamento è di persone che pensano e elaborano un progetto.  

  Altrimenti lo scenario alternativo non sarebbe certo confortante.  

  Mi sovviene con preoccupazione quando penso ai comizi di Grillo ed alle folle che lo ascoltano, un brano dei "Promessi Sposi" in cui si descrive la folla 'acefala' nell'assalto al forno, (in chiave metaforica, si intende) "    Non mancava altro che un'occasione, una spinta, un avviamento qualunque, per ridurre le parole ai fatti; e non tardò molto    ".  

  Ed è per questo che se proprio qualcuno non se la sentisse di dare il voto a un partito oppure a un altro, tra un voto di protesta dato a Grillo e quello per un piccolo partito, le cui idee fondamentali però sono chiare e condivisibili, a mio avviso se non utile, certo meno pericolosa, è la seconda delle ipotesi.  

 

 

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