I costi della politica, un film

"Allora prendi un bollino da cinquecento lire, lo appicichi sulla tessera, così magari oggi riesco a pagarmi una minestra" Joe Morelli, rimane interdetto, poi domanda: " ma se po fa'?"

"Certo -replica il giovane funzionario di zona del partito comunista- si deve fare".

E' una parte del breve dialogo fra il truffatore e il comunista tratta dal film "l'uomo delle stelle".

Non viene da sorridere a leggere le cronache di questi giorni, i soprannomi improbabili, le feste caciarone, la miseria di certe pratiche, gli scontrini del supermercato, i rimborsi chilometrici per tragitti mai effettuati, la macchina nuova, le vacanze in posti esclusivi. Come fai a sorridere di questa gente, questa gente determina  la parte sociale, pubblica, della nostra vita.

Certo ci sono  quelli volgari e quelli più discreti, ci sono addirittura quelli che non si sono mischiati e quelli che hanno denunciato. L'impressione però e che sia tutta una marmellata, non ho detto e non dirò che è una marmellata. Dico e dirò che il tempo scorre in fretta, c'è sempre qualche cosa da fare in famiglia, lavorare, cercare lavoro, preoccuparsi, fare una visita medica, quando ti trovi davanti al titolo su Batman, quando vedi le feste con le facce da maiali, quando intercetti quello che ha speso mille euro di cravatte e neanche si vergogna, allora non pensi tanto a distinguere. Pensi che è uno schifo, che quella roba è una cosa diversa dalla vita che conduci tu, che è una cosa che ti fa fare la vita che fai, che è una cosa che alla fine contribuisce a farti stare male. Non ci riesci ad andare troppo per il sottile.

Questo è il male, quando non riesci a distinguere il peso, la responsabilità e l'origine dei fenomeni che riempiono le discussioni ad ogni angolo di strada. C'è sempre quello che ti dice - tanto sono tutti uguali, chiunque sale si comporterebbe così, poi a dare maggior peso alle proprie affermazioni , aggiunge: io per primo.

Ci manca la forza per dire, parla per te, ma, ora che so come sei, mi viene il dubbio anzi sono certo, che  hai votato quelli che si comportano come ti comporteresti tu al loro posto.

La politica non è sempre stata la cosa che vediamo in questi tempi decadenti.

Per questo ho citato l'uomo delle stelle, il funzionario di zona del partito comunista Pio Li Fusi, non si sarebbe sognato di chiedere un sussidio allo Stato. Per finanziare la propria attività, girava col mazzetto di tessere, con duemila lire te ne dava una sostenitore e coi bollini da cinquecento lire per rimediarci  una minestra.

La questione è quindi questa: la politica deve essere finanziata dallo Stato? No, secondo me, no.

Lo so questo è un tasto dolente, i partiti servono alla democrazia, se non si finanziano magari nella forma del rimborso elettorale, poi la politica la possono fare solo i ricconi  e i lavoratori sono tagliati fuori dal gioco democratico. Va bene, mi prendo l'obiezione e la ribalto: la politica è finanziata, oggi è finanziata. I partiti prendono i rimborsi elettorali.  Facciamo un piccolo gioco sociologico e vediamo quanti sono i parlamentari che prima di essere eletti erano operai o impiegati, persone come noi da 1500 euro al mese. Ne troverete pochi. Il finanziamento alla politica per come lo conosciamo , non produce una maggiore partecipazione dei lavoratori dipendenti agli affari della società. Non è curioso? Gli operai e gli impiegati sono molti di più dei magistrati, degli avvocati, dei dottori, eppure sono rappresentati molto meno. Bisognerebbe mettere le quote lavoro dipendente nelle liste elettorali, insieme alle quote di genere.

I parlamentari, i consiglieri regionali, i consiglieri provinciali, i consiglieri comunali, i consiglieri circoscrizionali, devono svolgere la loro attività gratuitamente? Per carità, questa  sarebbe una botta alla partecipazione, io non sarei d'accordo. Ai tempi di tangentopoli, una ventina d'anni fa c'era un presentatore televisivo, Gianfranco Funari che sosteneva la seguente tesi: eleggiamo i ricchi che loro non c'hanno bisogno di rubare. Ebbe un certo successo, da tangentopoli siamo usciti politicamente con Forza Italia di Berlusconi. Ricco e nuovo, mica  come gli altri, tutti uguali, tutti un magna magna.

Torniamo al tema dello stipendio per chi ha una carica elettiva, secondo me deve  essere dignitoso. Prendiamo la media del reddito nazionale e raddoppiamola, se la media per ogni cittadino e ventimila euro l'anno allora lo stipendio, parametrato ai diversi livelli, lo possiamo mettere a quarantamila. Allo stesso livello ci mettiamo tutto il resto: i magistrati, gli alti dirigenti, tutti quelli che svolgono compiti di alta responsabilità legati al mondo pubblico, non possono prendere più del doppio della media nazionale. Se la media nazionale sale, il loro stipendio può salire, se la media nazionale scende il loro stipendio deve scendere. Fine. Prendi lo stipendio, non ti tocca il rimborso spese per il tragitto casa parlamento o casa consiglio regionale.

Non è crudeltà. La mattina presto, verso le sei, sei e mezza le strade sono già piene, macchine e autobus, la gente che lavora si alza presto per andare a lavorare chissà dove, magari impiega due ore per arrivare, mica prende il rimborso spese chilometrico o l'indennità traffico. E' terribile che uno che prende quello che prende debba avere in più,  quello che è negato a tutto il resto delle persone che dovrebbe rappresentare, non si può sentire, non si può dire.

Se un lavoratore, sto semplificando, svolge una attività che si prolunga oltre le sei ore ha diritto al buono pasto o alla mensa, un eletto da chi prende il buono pasto non può avere il rimborso a piè di lista. Se ti piacciono le ostriche per me ti puoi scorticare tutto un allevamento, se ci riesci col buono pasto degli statali che ora è a sette euro.

Insomma, se ti do tutti quei soldi,  nella mia proposta il doppio del reddito nazionale, poi non ti devo dare più niente, a parte l'organizzazione dell'organo elettivo, per la tua attività politica.

Certo gli industriali finanzierebbero i partiti dei cattivi, i cattivi farebbero propaganda e fregherebbero così i buoni. I partiti dei buoni starebbero sempre con mezzi ridotti. I cattivi trionferebbero.

Siamo proprio sicuri? Io non tanto, volutamente non ho inserito i meccanismi utili ad impedire una così facile e, falsa, deriva. I ricchi hanno sempre finanziato i loro partiti, mica gli è andata sempre bene, i soldi in politica non sono tutto, prima dei soldi vengono le idee, la capacità di indicare una direzione credibile per lo sviluppo sociale a favore di chi lavora.

"Mortacci sua sto fijo de na mignotta, maa messo ar culo cor sorrisetto, se nun te fregano co a farce, t'accoppeno cor martello questi. Mah in fondo famo o stesso mestiere, damo na mano a gente a fasse un futuro, è na catena". Finisce così, con un pensiero introspettivo, il rapporto fra Joe Morelli e il funzionario di zona del partito comunista. Il truffatore era stato fregato da uno che non aveva neanche di che pagarsi una minestra.

 

 

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