Candidature PD, una domanda

Tanti anni fa un amico mi raccontò la vicenda dei suoi nonni: Anna chiese ad Arturo il permesso di iscriversi al partito comunista. Lui, di solito pacato, fu preso da una vampata, l'afferrò per il braccio trascinandola verso il balcone. Non c'era violenza, no. Davanti al balcone Arturo, facendo sporgere


Anna, le disse: " Il partito. Tu che ne sai del partito? Se il partito ti dice che ti devi buttare lo devi fare. Se no lo faccio io. Hai capito? Hai capito, bene?". Anna rimase sconvolta. Rispose si.

Si diceva: l'ha detto il partito! Oppure: che dice il partito? Nella versione tragica: te lo chiede il partito. Il reparto avanzato e staccato della classe operaia, sapeva sempre cosa fare, come fare, come spiegare i fatti del mondo e quelli del quartiere. Il partito, anche una comunità, non un club, si entrava,si era osservati, si faceva strada dopo una selezione, a volte feroce, a volte imperscrutabile. Prima consigliere di quartiere, poi al Comune e di lì a salire. Non tutti, non sempre. Ogni tanto l'eccezione, il giovane predestinato, l'esponente intellettuale, il non iscritto.

Suscitano discussione alcune candidature del partito democratico in quota al segretario. Vengono candidati, contemporaneamente, il direttore della associazione padronale e l'importante sindacalista confederale. Non é importante metterci i nomi dietro le qualifiche o le sigle dietro le organizzazioni. Si può lavorare in Confindustria, anche in posizioni di rilievo ed essere iscritti al partito democratico, ce lo immaginiamo questo iscritto alle riunioni del circolo mentre difende le proprie ragioni ad esempio sull'abolizione dell'articolo 18 come strumento per trovare nuovi posti di lavoro. Si può essere dirigenti della Cisl il, sindacato che ha firmato col governo Berlusconi tutto ciò che perveniva in formato cartaceo e da iscritti al partito democratico spiegare perchè non si deve scioperare mai. Se si é iscritti ad un partito il lavoro che, per vivere, svolge il candidato é un accidente, può capitare. L'iscrizione ad un partito parla per te, si sa cosa pensa il tuo partito, quindi più o meno come pensi tu sulle cose della società. Ogni iscritto al partito può, anzi deve dire schiettamente quello che pensa e, se ha i voti, deve anche poter essere candidato, sia che lavori in Confindustria sia che sia un dirigente della Cisl.

Vive l'elaborazione della linea politica, partecipa, si scontra. Chiunque capirebbe questa verità, non ci sarebbero polemiche.

Tanti anni fa il PCI candidava personalità della cultura e delle professioni come indipendenti di sinistra: indipendenti in quanto non iscritti, di sinistra come condizione minima di dialogo, per avere, gentilmente, i voti degli iscritti. Alle passate elezioni restò memorabile la candidatura dell'industriale veneto Calearo, indipendente perché non iscritto al PD e di destra perché Veltroni non aveva, allora, tutte le rotelle al posto giusto. Non vogliano dire niente sulle questioni grandi delle formazioni politiche che nascono, si sviluppano e muoiono, siamo qui per fare una domanda: una lezione non è bastata ?

 

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