Elezioni 2013, la rivoluzionaria, la letteratura - di Ricciolidoro -

C'era una volta una ragazza giovane e appassionata, che credeva nella rivoluzione.
Studiava, protestava, scriveva, lavorava per visitare il mondo e visitò anche dei paesi in cui c'era stata la rivoluzione.
La passione era la sua vita, una passione spesso disillusa, ma mai domata, dalla vita, dagli incontri e dalle occasioni.


Aveva dentro di sé la consapevolezza che per cambiare il mondo bisognava portarsi dentro un anelito forte all'utopia, e che questo anelito, più che la meta, era l'unico modo per potere continuare nel percorso. Non tanto il raggiungimento dell'obiettivo, ma il viaggio, la consapevolezza dello stare andando, del tendere a, del muoversi verso.
Questo il suo modo di vivere, che tanta sofferenza pure le aveva provocato, ma che le permetteva di continuare ad andare; dolori, disillusioni, incontri mancati, tradimenti e invidie, le avevano rallentanto il passo negli affetti, nel lavoro e nelle occasioni, ma mai aveva deciso di fermarsi.
Con il tempo aveva consolidato il dolore, facendone una sua forza, rafforzando sempre più dentro di sé il convincimento che la sua vita doveva avere un senso, in ogni campo, e che il suo stare nella comunità degli uomini con quell'anelito all'utopia andava incanalato all'interno di un percorso.
Solo così avrebbe potuto cambiare, non le cose, ma qualcosa, e questo certo sarebbe stato un risultato.
Arrivata alla maturità si rese conto che il mondo che la circondava era molto cambiato, era dominato dal disfattismo, mentre per lei la religione era il fare, per gli altri, per molti, che pure avevano condiviso parte del cammino, era il disfare.
Era un mondo di millantatori e ladri, un mondo in cui gli imbonitori circensi senza ideali né idee erano riusciti, spinti dal vuoto degli altri, a riempire le piazze con i divieti, liste di proscrizione e di distruzione. Un mondo brutto in cui della parola utopia neanche si ricordava più il significato, un mondo di rabbia e frustazione, di favori e ammiccamenti, un mondo in cui non si credeva più alla lotta, quella vera, quella che riempie le piazze con la rivoluzione.
In gioventù aveva letto in un libro,  uno di quelli che ti accompagnano per la vita, che diceva che "l'inferno dei viventi (...) e’ quello che e’ gia’ qui, l'inferno che abitiamo tutti i giorni, che formiamo stando insieme"  e che ci sono due modi per affrontarlo o confondersi in esso oppure "cercare e saper riconoscere chi e che cosa, in mezzo all'inferno, non e’ inferno e farlo durare e dargli spazio. "
La mattina del 24 febbraio si alzò sicura, sentiva forte l'antica sensazione dentro di sé, quella di continuare a tendere, a volgersi verso un mondo migliore.Sapeva che questa attitudine poteva renderla viva solo con i propri comportamenti, con la vita di tutti i giorni nella comunità/inferno dei viventi, e che le sue azioni potevano incidere per il cambiamento.     Certo sentiva anche la disillusione, il peso dei dolori,  dei tradimenti e delle sconfitte.Lo sentiva forte, ma sapeva  che il gesto di quella giornata, anche se fosse stato vano, sarebbe stato indispensabile per lei a continuare nel viaggio, perché chi viaggia si impegna giorno per giorno, zaino in spalla, a fare un cammino, con un obiettivo che è il cammino stesso.
Ed allora la sua indecisione degli ultimi giorni si fece meno forte e si recò al suo seggio elettorale.
Per decidere a chi dare il proprio voto avrebbe utilizzato, come diceva nel libro lo scrittore,  un modo che è "
rischioso ed esige attenzione e apprendimento continui",  ovvero cercare, riconoscere e dare spazio a chi non è inferno.
E capì, in quel momento, che lei non stava tradendo se stessa e quello, sì, era un gesto rivoluzionario.

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Commenti: 5
  • #1

    Malutiempo (giovedì, 21 febbraio 2013 17:07)

    Sentimpò, ma la ragazza fossi percaso tu?
    Spero di no.
    Non voglio credere che tu sia arrivata all'apologia di te stessa! Sarebbe troppo.
    Comunque ci lasci con una specie di "to be continued".
    Cosa vota questa benedetta ragazza il giorno 24?
    Ti assicuro che non l'hai detto ne puoi pensare che sia sottinteso. Potrebbe votare un partito compreso tra "LADESTRA" e "M5S" passando persino per PDL e MONTI.
    Non vorremmo pensare che alla fine arrivi a votare un partito "vicino" al proprio ambito di lavoro, al proprio particulare e vivo interesse ma decidere di infarcire una scelta, peraltro quasi banale e obbligata, di altisonanti ed autoreferenziali motivazioni.

  • #2

    ricciolidoro (giovedì, 21 febbraio 2013 19:28)

    Apologia di chi? Evidentemente non abbiamo la stessa idea di un articolo che stimoli una comunicazione. Quello che vota la ragazza è chiaro, vota ciò che non è inferno. Altisonanti e autorefernrenziali? Per me le parole sono semplici e dirette.

  • #3

    logu (giovedì, 21 febbraio 2013 21:13)

    Ottimo, intimo e squisitamente femminile, riflessioni , no apologia , no demagogia, io mi ci riconosco, molti ci si riconosceranno, non è importante riconoscere la scelta, che non riguarda solo il voto , una scelta non più condita con un pò di leggerezza giovanile, perchè i venti anni passati ci hanno segnato, hanno reso tutto più faticoso, hanno tentato di demotivare, di annullare le belle utopie , di creare disillusione, questo rende la prova una sfida, continuiamo , nonostante tutto, ad accogliere la sfida e se possibile uscirne vittoriosi

  • #4

    Malutiempo (venerdì, 22 febbraio 2013 16:42)

    Scusa ma questo articolo non mi stimola niente. Piuttosto "ammoscia" ogni possibile anelito!
    L'epopea dell'eroe solitario, del rivoluzionario che sacrifica la propria vita spendendosi per il mondo, sa un pò di stucchevole romanticismo post litteram.
    Cosa fa questa ragazza? E' una giornalista corrispondente dai paesi in guerra? Una volontaria in qualche ospedale da campo? Un'attivista rivoluzionaria che si batte per la liberazione dall'oppressione dei potenti in qualche ex-colonia? Lavora per Emergency? Assiste i derelitti per la Caritas? Fa turni di notte per il 118?
    ...
    Magari scopriamo che è impiegata alle poste, zitella, e fa tre viaggi l'anno in paesi esotici anche perché dispone di più denaro rispetto alla media.
    Non so chi sia la ragazza ne chi sia tu. Io oggi penso che Ernesto Guevara sia un bel mito da appendere al muro, a noi umani è dato solo di lavorare duro. E se abbiamo un briciolo di fortuna e qualche soldo in tasca, non crediamo di poterci ammantare di gloria perché potremmo rischiare di farlo in presenza di persone che hanno avuto solo meno fortuna di noi.
    ...
    Quello che vota la ragazza avrà pure un simbolo, una sigla, un nome?
    Non è che con tutto questo "fare" da te citato, la signorina ci vota Giannino?
    Perché non lo possiamo svelare?
    Tutta questa carica rivoluzionaria improvvisamente si chiude dietro una infantile riluttanza con annesso musetto imbronciato?

  • #5

    Ricciolidoro (venerdì, 22 febbraio 2013 18:54)

    Beh il dibattito qualcosa ha stimolato, se non altro anche il tuo fastidio. Per il resto l'articolo è quello che è, un articolo e la ragazza non vuole avere le connotazioni precise che vuoi darle tu, è un personaggio, punto. Se ti dicessi cosa vota ne farei un essere definito. E poi, detto tra noi, a questo punto voglio lasciarti con il dubbio. Hasta la victoria.