La rivoluzione di Grillo. sincretismo funzionalista. - di Nonpercaso -

I fenomeni di sincretismo religioso hanno contrassegnato l'espansione storica della cultura occidentale o il radicamento del cattolicesimo negli strati popolari. E rappresentano la mediazione tra la rappresentazione del mistico nella visione autoctona dello spiritualismo dei poveri e l'immaginifico sovrastrutturale della mitologia cristiana. Fenomeni tollerati ed anzi sollecitati dai chiesastici ufficiali, per evidenti ragioni di convenienza.

 


Il concetto che meglio spiega il sincretismo è quello funzionalista.

Il funzionalismo è una costruzione logica tipicamente anglosassone basata su una interpretazione della realtà scevra di immaginario ideologico e molto concretamente indirizzata a utilizzare quello che si ritiene utile dell'insieme delle visioni del mondo. Il funzionalismo è alla base delle teorie post moderne e rappresenta il trionfo della ragione strumentale sull'approccio razionalista figlio della cultura greca e la riduzione dell'immaginario a mera funzione giustificativa del modo di evoluzione dei rapporti sociali.

 

Ho in mente questi noiosi concetti proprio in riferimento ad una fase strumentale per eccellenza, come questa campagna elettorale, per la prima volta, assistiamo all'irruzione concreta del sincretismo nella visione politica della società.

Segni evidenti che hanno indotto il processo sono state le cadute delle visioni del mondo tipiche del secolo scorso, la fine delle predominanze culturali dei sistemi ideologici, la ridefinizione dei concetti di massa e classe sociale, il panteismo massmediologico che soddisfa le esigenze subliminali delle nuove masse. Un vuoto di visione del mondo che ci ha reso tutti un po' sincretici, e nel quale prevale la ragione strumentale.

 

In questo processo vengono meno i processi di aggregazione identitaria e la crisi culturale avvolge maggiormente le visioni del mondo che più scommettevano sul forte richiamo all'appartenenza sociale e culturale, la strumentazione fa uso ed abuso della comunicazione immaginaria, sia essa televisiva o della rete, per ricercare ed ampliare consenso.

É l'irruzione trionfante del sincretismo politico, rappresentato meglio di tutti dal Movimento 5 stelle, che segna in modo definitivo questa campagna elettorale, stravolgendone i parametri classici di veicolazione del consenso e teorizzando il superamento delle divisioni classiche. Per i nuovi sincretici destra e sinistra non hanno più significanza sociale e ne viene decretato il definitivo declino tramite una identificazione di casta che li rende indifferenziati agli occhi rivoluzionari.

In questo modo perdono valore i concetti classici che definiscono le contrapposizioni sociali, i soggetti ed i modi della loro rappresentazione, il dualismo che ha caratterizzato l'eterno confronto tra i portatori di visioni del mondo opposte e confliggenti.

Fascismo-antifascismo, sindacati e padroni, stampa e politici, diventano concetti e forme che semplicemente non competono ai nuovi rivoluzionari, poiché sorpassate e poste nel calderone dei falsi conflitti, utili solo alla permanenza della casta.

L'operazione di rottura viene portata avanti tramite due modalità: una è la gridata indignata, il siete circondati, siete i morti, gli zombies, l'utilizzo di categorie alternative pescate nelle culture perdenti e contrapposte, la liberalizzazione delle droghe leggere, il no tav, insieme alla contrarietà a fare italiani figli di immigrati ed alla strizzatina d'occhio ai neo fascisti.

L'altra è la creazione ex novo di una nuova classe dirigente, tramite un processo di selezione quasi casuale, purché assoggettato al rito catartico della rinuncia ai privilegi della casta, alla espiazione dei peccati dei potenti passati, al controllo occhiuto del movimento.

Infine una campagna elettorale assai accorta dal punto di vista del messaggio, basta vedere la creazione dell'attesa per il grande evento di SanGiovanni.

 

In tutto questo perde senso la valutazione programmatica, del tutto assente nello spirito rivoluzionario, che deve rappresentare unicamente la rottura definitiva dal passato. Per questo bastano slogan: usciamo dall'euro, diamo ai lavoratori la partecipazione alla proprietà ed ai profitti delle imprese rendendo inutili le loro rappresentanze, 1000 euro per tutti, no tav, riduciamoci le indennità di funzione, mostriamo facce pulite di cittadini semplici, nazionalizziamo le banche.

Non c'è un dopo, un come si fa, in tutto questo: non è previsto e tuttalpiù è rimandato al futuro.

E non c'è dialettica sulle proposte, non si dialoga con i morti, che vanno seppelliti.

 

Diciamocelo: noi siamo un po' spiazzati da tutto questo, come spesso ci succede non riusciamo a comprendere la marea montante, ad inquadrarla nei nostri schemi.

Sappiamo solo che la vera questione non sarà la qualità delle scelte di governo, ma una lotta feroce contro di noi, a prescindere, come direbbe Totó.

Perché il nuovo sincretismo è una battaglia per il potere, che prevede l'ammazzamento dei padri snaturati e che utilizza funzionalisticamente forme di auto rappresentazione dove i concetti ereditati perdono la valenza identitaria per assumere quelle della rottura dal passato.

È una battaglia per il cambiamento?

No, io penso che riempia semplicemente i vuoti, come ammette candidamente lo stesso Grillo, quando dice che senza di lui avremmo i neofascisti al governo.

Si, perché ancora una volta sovverte schemi che si ritenevano consolidati e costringe tutti a rivedere il modo con cui ci rapportiamo alla società.

 

 

 

Queste valutazioni le ho fatte prima di conoscere l'esito delle elezioni e non volevo renderle pubbliche perché mi sembrava e mi sembra una analisi un po' spocchiosa.

Ma lo faccio ora forzando il mio pudore:

il risultato ha fatto da solo piazza pulita di tanti concetti usuali con cui classificavamo la politica. Per rimanere dalle mie parti penso alla sindrome togliattiana ed all'idea che bisogna conquistare i moderati per vincere e governare. Non esistono i moderati in Italia, ovvero gli ultimi rimasti siamo noi, a nostro stesso dispetto.

E non esiste più la sinistra, così come l'abbiamo storicamente intesa. Nell'assumermi la responsabilità di una affermazione così pesante, voglio farlo guardando avanti, con logica strumentale.

Ci sono 3 alternative secche dinnanzi, tutte e tre pesanti come i costi pagati per sostenere Monti. Vale a dire alleanza con governissimo, alleanza programmatica con i 5 stelle o ritorno alle urne.

Se si esclude la prima, che sarebbe un autentico suicidio, ne restano 2.

Ecco, io penso sia venuto il momento di affrontare la sfida del cambiamento, di stanare i neo sincretici, oppure di andare a votare.

Intanto tutti, tra una pausa e l'altra nel tirarsi addosso stracci sempre più consunti, dovremmo riflettere seriamente sulla nostra incapacità a connetterci alla cosiddetta società civile, affogando da un lato nella rincorsa a vane mediazioni e dall'altro nella irriducibilità altezzosa.

 

 

 

 

 

 

 

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