A questo punto: Forza Bersani

Bersani sta facendo tutto il possibile per far passare le ore, incontra ogni associazione con più di due iscritti e da ultimo, anche la chiesa che di iscritti ne avrebbe anche di più ma che, a mia memoria, mai era stata consultata ufficialmente. I risultati di questi colloqui hanno avuto,


se è concesso semplificare un unico risultato: tutti vogliono un governo. E' comprensibile, ma comunque mi ha colpito negativamente la posizione sindacale che nel colloquio con Bersani avrebbe aggiunto: a tutti i costi. I sindacati devono essere più interessati alla parte programmatica, finora i lavoratori sono quelli che hanno pagato di più la crisi. Reclamare un governo a tutti i costi indebolisce la parte programmatica di chi sta facendo un tentativo disperato. Comunque, digressioni a parte, c'è del metodo in questo metodo: forzare la mano al Presidente della Repubblica per avere l'incarico di formare il nuovo governo. La posta in palio è alta, più alta di quanto si pensi.

Il candidato della coalizione del centro sinistra, dopo aver incontrato anche i partiti che sono in Parlamento, andrà al Quirinale a dire che, ufficialmente, non ci sono i numeri per ottenere la fiducia al Senato. Aggiungerà che altre maggioranze non sono possibili. Col centro destra neanche un governo di scopo perchè gli scopi sono divergenti. Dirà che l'ipotesi di un altro governo tecnico, fosse anche denominato governo del presidente, dopo il governo Monti, non avrebbe senso e non avrebbe i voti del PD e presumibilmente, del movimento cinque stelle. Napolitano minaccerà il leader emiliano, si guarderanno in cagnesco e poi Bersani farà la seguente proposta: dammi l'incarico, farò un governo di alto profilo nel giro di pochi giorni, poi eleggeremo un Presidente della Repubblica di alto profilo ma non schieratissimo a sinistra, dopo l'elezione del tuo successore, chiederemo la fiducia alle Camere. I deputati diranno si. I senatori diranno, con ogni probabilità, no. A questo punto io Pierluigi da Bettola, andrò dal nuovo presidente e rassegnerò le mie dimissioni, il nuovo presidente, che non sarà stato condizionato da una tua decisione presa all'ultimo minuto, le accetterà e scioglierà le Camere per indire nuove elezioni. Di riffa o di raffa si arriverà al voto ad ottobre o novembre col governo di alto profilo, dimissionario ma in carica. Si potranno fare le cose urgenti tipo le questioni degli ammortizzatori sociali e gli esodati, partecipare ai vertici internazionali, verificare la possibilità di una nuova legge elettorale che ci liberi dall'inguacchio in cui ci siamo cacciati, presentare alcune leggi, quelle che si possono trarre dagli otto punti che ho pubblicizzato, ormai indispensabili per cercare di recuperare una sintonia con il paese.

Napolitano sarà furibondo ma si renderà conto di essere un presidente di 88 anni a fine mandato. Infatti, se il presidente si intestardisse a far nascere un nuovo governo tecnico, o anche solo di provarci, la prima conseguenza sarebbe la seguente: il partito democratico ne uscirebbe spappolato, i gruppi parlamentari si dividerebbero, sia sul nome del nuovo Presidente della Repubblica sia sull'appoggio al nuovo governo. Nascerebbe, infine, un esecutivo con il partito di Berlusconi, una parte del partito democratico, il gruppo di Monti. Certo sarebbe un governo a tempo e pieno di buone intenzioni, già le sento le prime dichiarazioni roboanti sul taglio dei privilegi dei politici, già le sento le dichiarazioni richiamanti il senso di responsabilità di tutti, già le sento le dichiarazioni delle forze politiche ognuna a chiedere di fare le cose urgenti. La seconda conseguenza sarebbe il rafforzamento, se non il dilagare, del movimento cinque stelle, cioè di una forza politica sulla cui capacità di governare sulla base di un programma di un qualche spessore, si nutrono dubbi, non infondati, a giudicare da chi li rappresenta, non di chi li vota. Nel medio periodo più problemi che soluzioni insomma anche dall'osservatorio del colle più alto. Ora, a questo punto, in questo momento, tifo Bersani.

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