Contratto per gli statali. Una proposta, per gioco

Gli statali come volgarmente vengono chiamati i dipendenti pubblici vogliono il rinnovo del contratto. Sono bloccati da quattro anni per effetto di una norma del governo Berlusconi, da allora il potere d'acquisto delle loro retribuzioni secondo alcune stime è diminuito più o meno di 200 euro al mese. 


Mi sembra giusto che chi lavora sia giustamente retribuito, ancor di più se le condizioni di lavoro si sono inasprite proprio nel loro svolgimento concreto, infatti gli addetti ai servizi andati in pensione non sono stati rimpiazzati, a parità di lavoro  chi e rimasto per reggere il servizio sta lavorando con maggiore intensità oppure si ricorre allo straordinario che in gran parte non viene pagato. I marxisti chiamano questa situazione aumento del tasso di sfruttamento. Dunque la richiesta del rinnovo contrattuale è giusta. È anche possibile? Qui si apre un mondo. Io penso che non sia possibile, almeno non nelle forme classiche che uno si immagina. Con tutto il macello di licenziamenti e cassa integrazione da rifinanziare, l'aria che tira non mi sembra tanto favorevole per i dipendenti pubblici, non ci vedo nessuno a fare una piattaforma per aumenti che recuperino quello che si è perso, appena esce una cifra e si fanno due conti si viene impiccati al pennone più alto. Di questo c'è consapevolezza pure nelle confederazioni CGIL, CISL e UIL che nella piattaforma per la manifestazione di giugno parlano di stop ai tagli lineari e di proroga per i precari, non di rinnovo dei contratti. Insomma la richiesta è giusta ma di difficile realizzazione. Il sindacato non può rinunciare al rinnovo dei contratti perché altrimenti può piegare le proprie bandiere e consegnarsi al museo delle cose inutili. D'altra parte non può accettare neanche l'elemosina, se si tratta di un rinnovo economico esso non può essere inferiore al recupero del potere d'acquisto delle retribuzioni. Se accetti una cosa di meno costituisci un precedente negativo e ognuno si sentirebbe autorizzato a dirti che rinnovi in perdita, anche in questo caso la via del museo resterebbe aperta. Il governo queste cose le sa e fa finta di niente, i pubblici sono carne da cannone, minacciano mobilitazioni e poi non si fanno trovare pronti, piangono ma non fanno valere le loro ragioni. Evidentemente anche gli statali certe cose le sanno, non vedono la piattaforma ma neanche la chiedono, i conti, due conti li sanno fare. Bisognerebbe osare un po' di più, se fossi un sindacalista la metterei così: noi statali, come volgarmente ci chiamate, abbiamo diritto al rinnovo del contratto, sappiamo che non ci sono soldi ma siamo seri possiamo giocare un gioco da grandi. Non vogliamo aumenti, abbiamo imparato a stringere la cinghia, vogliamo fare il primo contratto senza aumenti. A tre condizioni:  il nuovo contratto dovrà essere dignitoso, via le norme Brunetta che riducono gli uffici a caserme e i lavoratori a risorse umane. Lo Stato è il datore di lavoro che impiega più precari: pensiamo alla scuola, pensiamo agli uffici o alla sanità, questa gente deve avere un futuro, il loro rapporto deve essere stabilizzato, visto che li avete assunti e li pagate perché servono, fatela finita con le proroghe e date loro il dovuto, senza tante chiacchiere o procedure barocche. Propongo una lettera del seguente testuale tenore: "scusi se non lo abbiamo fatto prima, lei è assunto a tempo indeterminato". Infine, una sforbiciata a tutte quelle norme che fermano i contenuti economici dei contatti integrativi al 2010. Il gioco da grandi comprenderebbe anche una gradualità non mi lamenterei se tutto avvenisse nell'arco di un triennio. Sarei un giocatore appassionato.

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Commenti: 7
  • #1

    Testavuota (domenica, 19 maggio 2013 10:35)

    Intanto, bisogna cambiarla l'aria (brutta) che tira da molto tempo sugli statali, con informazioni corrette ma anche comportamenti coerenti, contro rendite di posizione, illegalità, immoralità quotidiane. Siamo molto molto lontani dal potere esprimere l'orgoglio di essere pubblici, di lavorare al servizio dei cittadini.
    E' saggezza che condivido quella che ispira il volere fare "il gioco da grandi", immaginando un "patto per il lavoro decente e la rappresentanza" che costituisca il cuore del nuovo contratto.
    Io aggiungerei anche l'equità e la solidarietà, magari provando a diminuire la distanza retributiva e normativa fra i lavoratori e i loro dirigenti e, altro umile suggerimento, comincerei dagli statali a sperimentare la staffetta generazionale fra i (vecchi) dipendenti pubblici e i (tanti) giovani qualificati che stanno fuori, ad aspettare.

  • #2

    ruju francesco (lunedì, 20 gennaio 2014 13:07)

    sparati, non conosci la gravità delle condizioni in cui sono presi gli statali

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