Gay,questo matrimonio non s'ha da fare. Neanche gli altri. - di Rossosurosso -

Io sono contro i matrimoni gay. E' un'affermazione politicamente scorretta la mia lo so. In un momento in cui la battaglia sui diritti civili sta avendo un'ampia visibilità anche grazie a quello che sta accadendo in Francia, dire di essere contro può sembrare scandaloso per chi, a sinistra (se questa parola ha ancora


un contenuto), cavalca l'onda dei matrimoni gay.

Voglio sgombrare il campo da malintesi. A mio avviso ognuno deve vivere la propria sessualità come vuole e questa non deve essere motivo di compressione di alcun diritto. Tutti i rapporti giuridici e civili che derivano dal vivere con un'altra persona sia dello stesso sesso che di sesso diverso devono essere garantiti compresa l'adozione di figli. Non ci trovo nulla di anormale. Molti anni fa ho conosciuto una persona squisita, di grande gentilezza, un poeta scrittore bolognese che viveva a Roma con il suo compagno tedesco e crescevano insieme un figlio, non so come adottato, che li chiamava entrambi papà. Questo figlio è cresciuto come gli altri, con lo stesso affetto, con gli stessi rimproveri, con gli stessi problemi adolescenziali e questa normalità ( cosa sia poi la normalità è difficile da capire) è stato il risultato più bello che queste due persone abbiano raggiunto.

Sono anche convinto che vada immediatamente fatta una legge contro l'omofobia come sui femminicidi, non sono e non sono mai stato un giustizialista ma oggi occorre agire immediatamente per fermare le stragi di donne e la violenza fisica e psicologica che si esercita sulla sessualità diversa (diversa da che poi non si sa).

Il mio approccio a questa vicenda dei matrimoni gay  forse è sociologico. Io non capisco questa voglia che si sta manifestando nel mondo gay di costruire la famiglia, la "normalita" della vita familiare. E' giusto essere riconosciuti per quello che si è senza sentire il peso di una società che ti vede diverso e che, al massimo, ti tollera ma rincorrere il matrimonio come massima espressione della vita in comune e dell'affettività non mi convince. I movimenti nascono e si sviluppano in certi momenti storici come i passaggi di crisi e su poche ma determinate parole d'ordine e su queste rivoluzionano un modo di pensare. Il movimento gay ha un'enorme potenzialità e, per questo, invece che rincorrere artefatte tranquillità "borghesi", deve rompere gli schemi classici della nostra società, deve sovvertire le regole, far saltare le convenzioni sociali deve insegnarci una cultura diversa dei rapporti umani e delle relazioni sociali. Il movimento gay deve essere oggi quello che è stato il ' 68, una rivoluzione culturale, deve essere quello che è stato negli anni '70 il movimento femminista, una rivoluzione del rapporto uomo/donna attraverso l'affermazione del protagonismo delle donne. I diritti civili si conquistano così spaccando la cultura dominante  come è stato fatto nel '74 con il referendum sul divorzio e come nel '78 per la legge sull'interruzione della gravidanza. Se ci uniformiamo al pensiero debole dei nostri giorni non sarà certo una legge a fermare l'oscurantismo di ritorno. Sarò un vecchio marxista che ha letto "l'origine della famiglia"ma io non voglio correre dietro allo schema classico della famiglia, io non voglio più imposizioni culturali fatte di bigottismo che inducano il "diverso" a cercare di uniformarsi a ciò che è il senso comune. Bisogna abolire per legge tutti i matrimoni.

 

 

 

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