Nell'ora del buio - di Metis -

Era una notte buia e tempestosa. Così cominciano le fiabe, per tenerci col fiato sospeso e sciogliere la tensione quando giunge il lieto fine. Le fiabe servono a fare addormentare i bambini, perché il buio della notte si addolcisca in un sonno ristoratore.

Noi invece siamo svegli, terribilmente svegli, perché la

 

 

 

 


notte ormai s’inghiotte il giorno, fino a farci sentire indifesi come bambini dentro un corpo di adulti.

Ci siamo persi nella notte profonda della politica. Quella notte in cui nessuno s’impegna ad accendere il faro, o a insegnarci a ritrovare la strada guardando le stelle, come facevano i naviganti.

Italiani popolo di navigatori, si diceva un tempo. Quanto tempo è passato?

E’ notte perché ci lasciamo addomesticare dal canto delle sirene. Il canto delle soluzioni comode, a misura delle nostre necessità utilitaristiche. L’azzeramento della tassa sulla prima casa. Il potere seduttivo della raccomandazione. Lo scambio di favori. Il corpo che diventa merce di scambio. L’illusione che possiamo azzerare i problemi alzando la voce, prevaricando gli altri, usando le maniere forti. La forza muscolare come arma di combattimento.

E’ notte perché leggiamo sulle vetrine dei negozi “cercasi commessa giovane di bella presenza” e non sappiamo neppure che questa cosa si chiama discriminazione. E che il cartello dovrebbe essere scritto in questo modo: “cercasi commesso/commessa”.

Siamo immersi nella notte perché continuiamo a pensare che le colpe siano esclusivamente degli altri, e siamo talmente pigri, ottusi e codardi da non renderci conto che gli altri siamo anche noi.

Restiamo sepolti nella notte vivendo al singolare, consumando senza tregua e nutrendoci di oggetti all’ultima moda. Abbiamo perso il senso della comunità, salvo riscoprirlo improvvisamente quando ci travolge un disastro come il terremoto. Allora cerchiamo forza nella solidarietà, che è fatta di piccoli gesti, pensieri, parole e condivisione.

Cosa può essere, se non notte profonda, il disinteresse o peggio la strisciante connivenza nell’accettare che qualcuno spari a zero sui dipendenti statali impoverendone il ruolo e la dignità, senza pensare che c’è qualcuno di noi a curarci negli ospedali e a istruire i nostri figli. Tanto per fare un esempio.

Crudele è la notte per chi non sa cosa farsene del tempo, e dà fuoco per noia agli ultimi, ai senzatetto, a coloro che vivono per strada e sono percepiti come un fastidio. Una bruttura da cancellare.

Per concludere, diventa l’inferno dei viventi la notte di coloro che sanno amare solo in una forma estrema di possesso, e arrivano a uccidere “gli oggetti del desiderio” pur di non perderli. Non basteranno le leggi, indispensabili se non sole.

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Commenti: 1
  • #1

    carla (domenica, 02 giugno 2013 23:21)

    Se penso solo con la parte razionale é così ...ma provo a creare un altra storia quella che non fa cadere nel tunnel ,nel profondo buco nero dove ci vogliamo schiacciare,e allora diciamo così :C era una volta e come nelle favole,come fanno i bambini e le bambine troviamo nuovi passaggi -nuovi sentieri,non possiamo e non dobbiamo farci travolgere ,é molto difficile tutto ciò lo so,ripartimo ognuno /ognuna di noi dai nostri vissuti dalle nostre storie ,portiamo e agiamo le nostre pratiche i nostri modi di intendere la politica nei luoghi che frequentiamo,cerchiamo luoghi di incontro che ci sono affini dove é possibile il confronto e il sano conflitto ,le donne é tanto che fanno così politica ,non consideriamo più questa una politica seconda ,anzi penso che propio da qui dobbiamo rimpastare la "pasta madre ".......