Le botte di Terni, la piazza di ieri, quella di domani

Capita che ci sia tensione in piazza, lo capisci subito quando ti schieri, srotoli gli striscioni, poche parole. In ballo c'è il posto di lavoro, non sarà il corteo a ridartelo se lo hai perso, non sarà il corteo ad impedire che te lo tolgano. Se il corteo non riesce però sarà più difficile riaverlo, sarà più difficile


difenderlo. Per il lavoro si distruggono le famiglie oppure si rinsaldano, si distruggono le comunità territoriali oppure si rinsaldano. Di questi tempi c'è tensione in ogni in ogni famiglia, in ogni quartiere, paese, città. La tensione, la convivenza col terremoto sociale è la cifra del nostro momento. I fatti, le botte agli operai di Terni, il ferimento del sindaco che accompagnava la loro manifestazione, non sono una novità eppure ogni giorno che passa, rappresentano  la nudità della condizione sociale del nostro paese. Bisogna affrontatarla  al livello adeguato. Oggi gli operai di Terni,  assurti alle cronache per le botte, ieri, domani altri lavoratori di cui non si è parlato o non si parlerà, se non c'è stato o non ci sarà la quantità di sangue necessaria ad andare in stampa. Ricordo solo due cose che ci hanno raccontato  sul modo di uscire dalla crisi: i vecchi con le pensioni che fregano i giovani disoccupati,  le garanzie dei lavoratori contro la competitività delle imprese. Queste bugie ripetute in ogni salsa e in ogni insalatiera sono divenute verità indiscutibili, chi ha osato mettere in discussione la verità rivelata è stato considerato più o meno un rincoglionito da prendere in giro. Levate questo e staremo meglio, rinunciate a quello e tutto andrà bene. Grafici, tabelle, conferenze. Ora  le espressioni contrite, si è capito che hanno raccontato fesserie. Bisogna trarne le conseguenze: non sono le garanzie a frenare il progresso, le garanzie sono il prodotto del progresso. Trarne le conseguenze significa rifiutare le lacrimucce dei coccodrilli e mettere sul piatto la finalità dello sviluppo economico. Le persone devono stare bene, i lavoratori devono stare bene le discussioni devono centrarsi su questo. Non basta il sindacato da solo, ci vuole la politica, una visione del futuro. Il benessere sociale deve essere la bussola del cammino, non il profitto. Se benessere e profitto vanno in contraddizione bisogna penalizzare il profitto non il benessere. Non ci vogliono tante parole per farsi capire dall'intera società e dare una speranza e una prospettiva politica ai lavoratori che erano in piazza ieri, che c'erano oggi, che ci saranno domani. Ci vuole una politica diversa.

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