Pensioni d'oro e pensionati sfortunati

La Corte costituzionale, mammamia. Ci voleva il giudice delle leggi, ci voleva proprio. La norma che riguardava prima gli stipendi pubblici e poi le pensioni sopra i 90 mila euro, sopra i 150 mila e sopra i 200 mila con una tassazione sulle somme eccedenti tali importi del 5, 10 e 15 per cento, è stata


dichiarata incostituzionale. I ricchi non devono piangere, c'è poco da fare.  In effetti 50 euro ogni 1000 sopra i 90 mila,  100 euro ogni 1000 sopra i 150 mila, 150 ogni 1000 sopra i 200 mila non cambiano la vita, ma possono minare il principio di uguaglianza stabilito dall'articolo 3 della nostra carta costituzionale. Può essere violato anche l'articolo 53 sulla progressività della tassazione. Non mi metterò a fare la tirata contro i giudici,  mi limito a dire, sul punto, che un certo numero di giudici rientra proprio in quelle fasce di reddito. Lo so non ci avranno fatto caso, era, così per dire, il pensiero di un barbiere. Certamente la norma meritava la censura, sarà stata scritta male, ora quei pensionati,  chiamati d'oro,  avranno indietro gli arretrati. Lesi nel principio potranno ristorarsi. Un trafiletto sul più importante quotidiano italiano rappresenta la traccia del loro trionfo,  il trionfo di  chi ha impugnato la norma con sprezzo del ridicolo. In verità non me ne frega niente, comprassero il gelatino con quello che la Corte costituzionale gli farà risparmiare. Solo un pensiero mi corre per la stanza: quando le norme riguardano cittadini sotto quelle soglie di stipendio o pensione, le norme sono sempre scritte benissimo e perfettamente coerenti con la Costituzione. Vi inviterei a giocare l'ambo 3 e 53 ma siamo sfortunati, tutto qui.

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