Venezia che muore.La sinistra?-di Metis -

Una vignetta fulminante. Qualcuno si annuncia: “Sono Felice”. L’altro, ora defunto, risponde: “io no”. Felice non è l’uomo dei sogni, esiste davvero. Era il tempo delle inchieste della magistratura veneziana sui veleni di Porto Marghera, era il tempo della rivincita del bene sul male, era il tempo della speranza


che qualcosa potesse finalmente cambiare. Siamo negli anni Novanta, ma ora sembra la preistoria. Ricordo che questo “felice magistrato” era intervistato nei programmi televisivi di politica, quando Michele Santoro aveva l’aria di un giornalista impegnato e nulla lasciava presagire che sarebbe diventato il venditore tronfio di sé stesso.

Finalmente la cittadinanza veneziana – e non solo – acquisiva la consapevolezza che le morti degli operai del petrolchimico trapiantato in laguna erano causate dal Cvm. Cloruro vinile monomero, questo il nome della sostanza cancerogena. Intere famiglie falcidiate dal male, lo stesso male che aveva colpito quella di un giovane talentuoso che avrebbe messo tutto sé stesso nella ricerca della verità: il suo vissuto, le sue esperienze, la sua voglia di riscatto, le sue doti di ricercatore. Quest’uomo, non meno felice dell’altro, cresce e diventa sociologo, scrittore, politico. Interprete raffinato e sensibile della società civile dell’epoca.

Un’epoca piena di contraddizioni. Corsa e mito dello sviluppo. Società del benessere. Flussi incontrollati di denaro. Progresso, e non vera crescita. Quando il tempo corre troppo in fretta, e i processi di cambiamento non sono governati da consapevolezza di limiti e conseguenze sulla società civile, accadono i disastri. Sono sempre disastri annunciati, eppure ogni volta tutti provano improvvisamente meraviglia, sconcerto, orrore. Non a caso, nell’entroterra della campagna veneta, un adolescente poi divenuto celebre massacra di botte e ammazza i propri genitori, programmando ogni dettaglio a mente fredda, come in un videogioco. Ricordo nitidamente questo fatto di cronaca, ricordo che ho pensato a quale dolore abbiano provato i genitori mentre si accorgevano che il proprio figlio, a cui non avevano fatto mancare nulla “di materiale”, li stava ammazzando per avere subito i soldi dell’eredità. E’ quello stesso giovane di cui parlavo prima, Gianfranco Bettin, a interessarsi del caso, a studiare in profondità i meccanismi che hanno armato quell’adolescente perduto, Pietro Maso. E ora “libero”.

L’assenza di valori, si diceva un tempo. Il mito dei soldi facili, in nome del quale tutto si può. Questo è il volto della società veneta. Sono passati anni, sono stati scritti libri sui fenomeni di cui ho raccontato per sommi capi. Nell’operosa campagna veneta si è radicata la Lega Nord. Perfino nelle piccole e grandi città di provincia, da Treviso a Verona. Che sia un caso? Questi eventi non si richiamano forse in un gioco di specchi? Ci dicono qualcosa? Quel magistrato serio, Felice Casson, aveva deciso – al tempo in cui ancora non c’era la corsa alla carriera di politico – di far valere la sua esperienza e mettersi in prima persona al servizio della politica. Come ha fatto Gianfranco Bettin. Attenzione, la politica dello sviluppo del territorio, il radicamento stanziale nella città di Venezia, l’impegno a guidare uno sviluppo sostenibile. Ci abbiamo creduto. Casson si è naturalmente candidato a diventare sindaco di Venezia, nel 2005. Ricordo che aveva raccolto molti consensi al primo turno, ma al secondo turno si è profilato uno scontro tra candidati “di sinistra”. Cacciari contro Casson. Ha vinto Cacciari, raccogliendo una parte di voti dell’elettorato moderato, si direbbe ora. I voti di una parte della destra. Un’occasione perduta. Una delle innumerevoli brutte figure della sinistra. Quando tenta di prevalere il cambiamento, succede sempre come ai gamberi. Si fa un passo indietro, per paura di non so cosa. Casson è stato assorbito nel parlamento italiano. Bettin lavora ancora nella giunta comunale di Venezia, che ha conservato ben poco di sinistra. E’ invecchiato, ha l’aria stanca, è circondato dai problemi. Le grandi navi, il Mose, lo spettro del grattacielo di Pierre Cardin nella landa bruciata dei desolanti scheletri di Porto Marghera. Un monito che non ci ha insegnato nulla. Sono passati anni, e non ci siamo risvegliati. Abbiamo lasciato che le cose accadessero senza intervenire. Dove è finita la sinistra?

 

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