Precari pubblici, il caso Croce Rossa

Se un imprenditore privato o una pubblica amministrazione per soddisfare una esigenza produttiva temporanea ricorrono al contratto a tempo determinato, non ci trovo nulla di negativo. Finisce l'esigenza finisce il contratto. Il lavoratore, la lavoratrice lo sanno prima, si organizzano, aderiscono al contratto temporaneo in attesa di meglio, fanno esperienza, guadagnano qualche soldo, se giovani ci si spesano, se stanno in famiglia ci si spesano alla grande. Nel nostro paese invece c'è la patologia, i


contratti temporanei sono più nel pubblico che nel privato, nel settore pubblico si entra fidanzati con un contratto di pochi mesi e si continua di proroga in proroga, fino a diventare nonni.

Nel privato se si dimostra che ci sono state violazioni, il contratto a tempo determinato può essere trasformato in uno a tempo indeterminato, la legge è chiara. Nel pubblico un contratto a tempo determinato anche se viziato, non può essere trasformato in un contratto a tempo indeterminato, la legge è chiara. Guarda un po', abbiamo trovato un campo nel quale i lavoratori pubblici stanno peggio. Ma non è questo il punto, le contrapposizioni fra persone che vivono di stipendio o salario le lasciamo agli avvoltoi. Il punto è rappresentato da una elementare verità: il settore pubblico, la scuola, la sanità, i comuni, i ministeri, gli enti, si regge sul lavoro precario.

Da cittadini è questo che vogliamo?

Nel grande coacervo del lavoro precario una parte originale la prende la Croce Rossa Italiana, la beneamata istituzione è un ente pubblico fino al prossimo 31 dicembre, le persone che la fanno funzionare in massima parte sono precari, gente che da più di dieci anni è appesa ad un rinnovo, non è strano? Quelli che ci vengono a prendere mentre siamo feriti in mezzo la strada con quei pulmini bianchi e la sirena spiegata, lo fanno appesi al rinnovo di una convenzione. Una pubblicità contro le discriminazioni diceva che te ne devi fregare dell'orientamento sessuale di chi ti soccorre, giusto! Devi fregartene anche se sarà licenziato dopo averti salvato? No, non te ne devi fregare, chi ti soccorre non deve pensare di essere discriminato per le proprie inclinazioni, non deve neanche pensare a quale sarà il suo futuro se non viene rinnovato il suo contratto di lavoro. Se chi ti soccorre è un precario allora è precaria anche l'assistenza e l'urgenza. In Croce Rossa dicevamo è in massima parte precario il lavoro delle ambulanze, è precario il lavoro al Centro di Educazione Motoria di Roma, tanto precariato in Lombardia, tanto precariato in Piemonte, a Roma. Stiamo semplificando potremmo fare la mappa di tutto il territorio, la particolarità che vogliamo segnalare però è proprio specifica dell'ente pubblico Croce Rossa. Infatti, proprio quest'anno la Suprema Corte di Cassazione a sezioni unite con la sentenza 6077/2013 ha stabilito che i precari di Croce Rossa devono essere stabilizzati, in un gergo meno specialistico il loro contratto deve essere trasformato da tempo determinato a tempo indeterminato. Tutte le obiezioni dell'eccellentissima Avvocatura dello Stato – bell'Avvocatura e bello Stato - sono state triturate, non c'è modo per scappare: i lavoratori che a seguito della finanziaria Prodi legge 296/2006 art. 1 commi 519 e 520 erano in certe condizioni, cioè tutti, hanno il diritto all'assunzione. Per far valere questo diritto si è ricorsi ai giudici e qui subentra la particolarità proprio particolare: il novello presidente della Croce Rossa l'avvocato Rocca si accorge della pronuncia della Cassazione e, comprendendone le implicazioni, manda una nota il 20 marzo 2013, a tutte le istituzioni dicendo: procederò alla stabilizzazione di tutti quelli che hanno in mano una sentenza di primo grado sfavorevole alla Croce Rossa per evitare inutili spese legali e sottrarmi a una denuncia per mancata esecuzione del giudicato.

Così è stato, abbiamo saputo che in Piemonte e nelle Marche sono stati stipulati i nuovi contratti, siamo contenti, una volta tanto. Ora il problema: Rocca capisce che la sentenza della Cassazione porterà tutti quelli che hanno fatto ricorso a vincere la causa eppure procede soltanto per quelli che per sorte hanno ottenuto la sentenza favorevole in primo grado, questo non va bene. A Brescia i giudici hanno imboccato la strada giusta e fatto prima, a Roma hanno imboccato la strada sbagliata e sono più lenti. Vinceranno anche quelli di Roma, Rocca lo sa però non ha avuto il coraggio di fare il passo conseguente: stabilizzare tutti quelli che hanno presentato ricorso, cioè quelli che hanno manifestato concretamente un interesse. La Croce Rossa e tutte le istituzioni chiamate in causa stanno facendo male il loro lavoro, i soldi delle spese legali sono anche i nostri, dovrebbero amministrarli come si deve, senza sprechi e mai come in questo caso per motivi di giustizia. Pare che i sindacati siano su questa posizione, farebbero bene, però farebbero bene anche le forze politiche che parlano tanto di occupazione e di lavoro come emergenza nazionale, a fare la loro parte. Fra l'altro c'è un motivo che spinge per una soluzione rapida della vicenda: il 31 dicembre prossimo, secondo quanto stabilisce il decreto di riordino, i precari lasceranno la Croce Rossa, Croce Rossa lascerà il settore pubblico. Non è senza conseguenze tutto questo, non per i lavoratori, non per le persone che sono, oggi, assistite e soccorse. Il ministro della Salute, il ministro per la funzione pubblica dovrebbero avere un piccolo scatto di dignità: c'è una sentenza che fa giurisprudenza, perchè a suo tempo la CRI non fece le cose per bene. Una volta stabilito che è stata un'ingiustizia, le persone per bene si impegnano per recuperare. Fatelo.

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