Metti la freccia, treni e stazioni ora è meglio.

C'è sempre il rischio di apparire dei camminatori col collo all'indietro quando si parla di treni. Me li ricordo che entravano in stazione e la folla dei viaggiatori a sfidarsi in acrobazia, furbizia, sgarberia e, rara, galanteria. C'era chi entrava dal finestrino, un'occhiata alla porta dello scompartimento, poi si faceva passare il bagaglio , si sdraiava sui sedili e ad ognuno che provava ad entrare diceva, con decisione: occupato!

Si arrivava per tempo alla stazione, non è cambiata di molto l'atmosfera a parte che si fuma di meno e che sembra più


pulita e scintillante, piena di negozi e pubblicità. Bisognava prendere il posto sul binario, sperare che fosse quello in coincidenza con la porta se non si aveva a disposizione l'acrobata o il caso pietoso. Allora il posto sul treno si conquistava, in certi momenti era oggetto di conquista persino il posto di risulta: lo strapuntino nel corridoio, il posto in piedi davanti al finestrino, quello un po più largo nello spazio antistante il bagno. Che tempi quei tempi, eravamo giovani su quei sedili di similpelle coi nostri cartoni sapientemente legati, le nostre valigie infinite. Se qualcuno arrivando alla scompartimento agitava il biglietto con la prenotazione acquistata a parte, era visto male, qualche volta non otteneva soddisfazione se per esempio il treno aveva cominciato a marciare.

Ora è meglio, non si fuma in stazione e neanche sui treni. Prima c'era la libertà assoluta di avvelenarsi e avvelenare, poi fu introdotta la divisione fra fumatori e non fumatori, ora niente, non si fuma. E' meglio.

Non ci sono più i carretti alle stazioni che vendono prodotti alimentari sulla banchina, non ci sono più le loro voci e neanche sul treno li incontri più. Durante la notte c'erano quelli col cesto delle bibite e dei panini, da una stazione all'altra senza biglietto e via ricominciare. E' meglio ora. Ci sono le macchinette sul marciapiede. Spero che chi faceva su e giù col cesto, quello che proprio mentre pensavi di poter chiudere gli occhi te li faceva riaprire gridando: panini, bibite, acqua, caffè borghetti, abbia trovato pace o di meglio. Ora c'è la prenotazione obbligatoria il mondo non suda più è tutto ovattato, per questo vi racconto dieci righe di esperienza vissuta: devo andare in stazione parto per tempo devo fare venti chilometri mi prendo un ora e mezzo. C'è traffico però non ci sono problemi, devo arrivare alla metropolitana e infatti ci arrivo. Le stazioni si susseguono poi non si riparte più, la metro è ferma, non si sa perchè. I minuti sembrano volara sull'orologio, scatta il momento X, non riuscirò più a prendere il mio treno. Avevo prenotato, cavoli, è l'alta velocità. Arrivo lo stesso in stazione con uno o due minuti di ritardo sulla partenza del maledetto, va bene troverò una soluzione. Mi giro, un bel baldacchino a tre postazioni con persone in divisa: leggo freccia rossa bianca argento, penso alla freccia nera lo sceneggiato che incendiò il mio cuore, leggo last minute, penso: sono salvo. Piccola fila uno straniero vuole andare a Valmontone, riceve una risposta che non capisco neanche io e poi, allontanatosi l'intruso, mi faccio avanti: ho perso il treno, porgo il biglietto, diligente chiedo aiuto. Il biglietto non è rimborsabile, non compri un servizio, accetti una scommessa. Va bene l'ho persa. -Può prendere l'altro treno che parte fra pochi minuti, - va bene , lo prendo. Mi fa il biglietto? - No il biglietto alle macchinette ce ne sono tante. - Mi metto in fila poi vedo che la fila è troppo lunga, vado ad una macchinetta più vicina al binario da dove partirà il mio mostro rosso, tocco lo schermo, eseguo le istruzioni il pagamento è difficoltoso, non ho contanti e la carta non la legge, devo aspettare che me la faccia ritirare. Cambio macchinetta sono calmo mancheranno cinque minuti, al momento del pagamento non riconosce la carta, la tolgo, ne inserisco un'altra, niente non riconosce neanche questa. Prendo lo scontrino che dice pagamento non effettuato. Tento l'ultima possibilità, davanti alla porta del mio treno c'è una donna col cappello in regola, racconto la mia vicenda in quindici secondi chiedo di poter fare il biglietto in treno. Mi guarda, sgrana gli occhi. Starà pensando: ora è meglio, come è possibile una richiesta simile? Se paghi subito sono cinquanta euro in più rispetto al prezzo del biglietto ordinario, altrimenti duecento. A parte il prezzo del biglietto. Una volta non era così, penso, mi allontano sconsolato, guardo il treno che avrebbe mitigato il mio ritardo allontanarsi. Trovo un altro treno che partirà dopo un'ora sempre uno di quelli che fanno presto, stavolta sarò ordinato comincio da una macchinetta deciso a farle tutte se necessario, non è necessario, alla terza ci riesco. Ora devo solo aspettare. Guardo le vetrine decido di andare al bagno, seguo le indicazioni lo trovo è fico c'è una scritta in latino sul muro e in basso il costo: un euro. Si entra attraversando i tornelli, dentro niente di più e niente di meno di un bagno pubblico ben tenuto come quelli delle autostrade, come in aeroporto. Però qui, al treno, si paga. Ricapitolando: compri un biglietto ma è una scommessa, se vuoi prenderne un altro treno che parte poco dopo e le macchinette non funzionano, devi pagare una penalizzazione come se ti avessero scoperto a rubare, è una scommessa anche la macchinetta funzionante. Se per caso devi andare al bagno devi pagare una tassa sulla pipì. Certo adesso è tutto meglio, certo io sono stato sfortunato, ma non mi sembra tutto a posto.

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Commenti: 5
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    Albina Brin (mercoledì, 01 febbraio 2017 05:04)


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