In attesa della sentenza.La confusione sotto il cielo della Cassazione

Meno uno o meno due, ormai ci siamo. Probabilmente fra domani e dopodomani sapremo se i giudici della Corte di Cassazione sono veramente comunisti oppure veramente anticomunisti. L'imputato più eccellente che il nostro paese ha avuto in sorte è di fronte al bivio: la certificazione delle proprie malefatte oppure la


scialuppa, una qualunque scialuppa giuridica che gli possa far dire di essere stato, capziosamente, trascinato fra toghe e pandette.

In ogni caso, dopo la sentenza della Cassazione la situazione politica sarà diversa da quella di oggi. Chi dice, anche dai più alti scranni, che le vicende giudiziarie di un singolo cittadino non devono condizionare la vita del governo dice una fesseria. Purtroppo non si distingue se lo faccia per insipienza o per mala fede. Come farebbe il governo a continuare la propria vita quando il capo, diciamo meglio, il padrone di uno dei due schieramenti che lo compongono è condannato in via definitiva, tralasciando la pena accessoria dell'interdizione, per un reato volgare?

I nodi vengono al pettine anche se non vogliamo, anche se abbondiamo con l'olio delle parole e delle frasi fatte. L'urto non si reggerà. No, direi che gli svariati milioni di elettori Berlusconiani continueranno a svolgere le proprie attività, non è la mobilitazione di piazza che mi fa pensare all'urto. Qua e là vedremo qualche foulard sventolare, volti abbronzati e avvizziti gridare scomposti al complotto, servizi drammatici dalle spiagge più esclusive. No, non è questa l'onda. Piuttosto il peso della realtà sulle spalle di chi fino a questo momento ha fatto finta di poterne fare a meno. Fra le dichiarazioni tutte uguali e per me tutte stucchevoli, c'è quella, pronunciata con sguardo corrucciato e tono grave: Berlusconi deve essere battuto politicamente, non per le condanne.

Questa è la realtà che si è cercato di ignorare. Nel conflitto politico la precondizione è quella di non avere conti in sospeso con la giustizia sopratutto per reati che di politico hanno proprio niente. Se Berlusconi fosse stato inquisito per manifestazione non autorizzata, blocco stradale, resistenza e oltraggio a pubblico ufficiale, se avesse pubblicato un blog scomodo denunciando il malaffare dei suoi avversari, sarebbe stato giusto promuovere l'amnistia e dichiarare che l'avversario si deve battere con la politica. Ma le accuse sono diverse, c'è l'evasione fiscale, la corruzione in atti giudiziari e tutto un altro insieme di reati infami e infamanti. Se è colpevole non può fare politica in un paese decente. Non per ragioni morali ma perchè deve prima regolare i conti per i reati commessi. I suoi ammiratori se ne facciano una ragione e cerchino un altro padrone. Se ne facciano una ragione anche i suoi avversari oggi alleati di governo: far finta di niente non è una strada, pensare, in caso di condanna, di poter andare avanti facendo finta di niente è ridicolo prima ancora che sbagliato. Ma, scusate tanto, scusate davvero tanto, se invece risultasse innocente? Se i giudici di fronte all'imponente schieramento legale di Berlusconi si ricordassero di far parte di un blocco di conservazione oppure, liberamente, si convincessero dell'onestà del grande inquisito? Sarebbe meno forte l'onda d'urto? Ve li immaginate Belpietro, Sallusti, la Santachè a tessere le lodi dei magistrati a dichiarare a destra e a sinistra la prova provata del complotto delle Procure, a chiedere indagini sulla Bocassini e Greco? Questa onda d'urto chi potrebbe reggerla?

Il popolo viola in piazza contro i magistrati, le articolesse a spiegarci il vulnus giuridico provocato dai supremi giudici, i grandi moralisti a raccontarci che l'indegnità morale di Berlusconi va oltre il giudizio della magistratura e poi tutti a disegnare le nuove tappe della battaglia infinita: il prossimo processo, la giunta per la verifica dell'eleggibilità eccetera, eccetera.

Non so dire se la situazione sia eccellente, però il disordine sotto il cielo è veramente grande.

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