Vuoto pneumatico, riemerge la lotta di classe - di Nonpercaso -

Glub, glub, glub. Psssssssssss...

Ormai respiro come una balena, riemergo a tratti.

Nelle mie immersioni la politica sta perdendo significato,
interesse. Un vecchio appesantimento, una insofferenza ormai acuta per le
banalit
à mediatiche di cui si nutre.


 


La politica: un uso sapiente della gestualità simbolica che nasconde vuoti pneumatici, la ginnastica del
fare senza fare un cazzo, le polemiche astiose e crudeli che implodono falsi
nuovismi e novecenteschi rassemblement.

Lo definirei tramonto di un modello democratico,
accettazione supina del declino culturale. 
Inconsistenza. Il tutto ben celato dietro la forza del messaggio, una
caratterizzazione che diventa rifugio.

L'eclisse della ragione non ha generato mostri, ma solo una sublime indifferenza e una distaccata rassegnazione.

Apro il mio quotidiano, la mattina.


La crisi economica tende a sparire, risulta ovattata e
diventa materiale da slogan. Il lavoro ai giovani diventa lo stremato annuncio
finale della classe dirigente: nessuna misura, solo una utile ragione per
giustificare il cappello in mano con cui ci si presenta al mondo.

500 giovani per la cultura: uno stage venduto per
occupazione.

Ma nulla sembra intaccare la costruzione mediatica di verità precostituite, persino la condanna di Silvio diventa solo
un pretesto per sceneggiate mediatiche. Non esagerare, Silvio. Cosa cazzo deve fare ancora Silvio, per esagerare.



Il clima da larghe intese produce montagne di annunci e
prevede battaglie finali da Imu. A noi restano i blocchi dei contratti, una crescita sotto zero e tanti ragionieri che si affannano a stabilire i nostri destini.
Mentre l'ovatta attutisce a tal punto da tappare le orecchie e le cronache politiche ti smorzano la vista.

Allora preferisco l'immersione. Che mi propone l'orizzonte
limitato della ragione strumentale, confini definiti entro cui definire obiettivi, esplorazione del quotidiano, tatticismo da minimo sindacale.

Volti e voci dall'interno, che mi trovano caduco,
provvisorio. Quasi impossibilitato ad intervenire nel dibattito, per assenza di interesse verso i suoi termini astratti. Non ho una riva di fiume dove aspettare i cadaveri dei miei nemici, non ho pi
ù nemici. Sono dispersi, nascosti, irriconoscibili, trasversali.

E navigo a vista, con la maschera ad ingrandire il particulare, strafottendo il generale.

 Potrebbe sembrare un riflesso perdente, ma non lo è. Non toglie nulla alla mia passione, alla mia visione
della vita, all'entusiasmo intatto con cui misuro quello che voglio o posso fare. E faccio. Smuovo qualche melma merdosa che ci avvolge e ne aspiro le flatulenze esiziali. Ma combatto, duro.

Lotta di classe.

Lo so, è un termine desueto che ha
fatto i conti con le scomposizioni sociali. Ma non ha intaccato la gestione classista del potere, quella che adesso impone l'egemonia culturale da melassa.
Perch
é classe sociale è una forma mentale che ha perso il suo appeal, ma tiene nella classe dominante. Che se ne fotte della scomposizione e adesso più di prima ti ricorda chi comanda. Fa la lotta di classe.
Con larghe intese e con la puzza sotto il naso.

Questione democratica.

C'è. E riguarda la perdita della
coesione sociale, del lavoro, l'arretramento sui diritti, patti
infragenerazionali saltati, crisi di identit
à
collettive, comunit
à lacerate, odio sociale.
L'atomizzazione delle coscienze. La misura del declino.

Ecco: due bei concetti su cui esercitarmi, in immersione.

Psssssssssss. Glub, glub, glub



 



 



 





 

vuoi condividere?

Scrivi commento

Commenti: 0