Precari P.A. basta giochetti, ci vuole la sanatoria

Lo Stato, in tutte le sue articolazioni centrali e territoriali, come è noto è il più grande datore di lavoro precario del nostro paese. I nostri figli studiano o hanno studiato con professori precari, siamo stati e siamo curati da infermieri precari, pure quelli che ci fanno le multe sono precari. Viviamo sul precariato lavorativo che poi diventa, come potrebbe essere diversamente, precariato del servizio che deve essere reso, precarietà della vita di chi lo rende. Quelli che ci insegnano, quelli che ci curano, quelli che ci multano, hanno la scadenza. Sono i replicanti di Blade Runner, in tutto e per tutto simili agli umani ma un po' di meno. Aggrappati ad una proroga. A volte arriva e arriva per sei, sette, dieci volte. A volte non arriva.

 


Di precari e precariato si parla anche troppo. Sinceramente ad un certo punto non se ne può più, ormai e vale anche per gli esodati, si è quasi anestetizzati, senti la parola ma non la colleghi ad una cosa reale. Le persone precarie bisogna chiamarle così ormai, come i non vedenti, i non udenti. Il precariato è una condizione invalidante. Proprio come i malati, ogni giorno, le persone precarie attaccate al telegiornale aspettano la traduzione in atti, da parte del governo, delle parole che hanno udito sulla loro condizione in campagna elettorale.

Ora il conflitto che appare nella politica è il seguente: la percentuale da riservare ai concorsi pubblici per chi è stato precario almeno tre anni negli ultimi cinque. Pare che una parte del governo, i buoni, voglia il 50 per cento, pare che una parte del governo, i cattivi, voglia il 40 per cento. In ogni caso nessuna sanatoria.

Questa sarebbe la soluzione? Per questo le persone precarie aspettano ogni giorno la dichiarazione del governante?

Io non credo sia giusto, le persone precarie che conosco sono state ammesse al lavoro che oggi svolgono, attraverso una procedura selettiva quindi hanno già fatto un concorso. Mi viene in mente una pubblicità contro le discriminazioni sessuali: quando sei steso per terra ti interessa se il soccorritore della Croce Rossa è etero o gay? No, vero? Ecco bisogna introdurre un'altra voce fuori campo: se invece è precario ti deve interessare perchè la prossima volta, per te o un tuo congiunto, potrebbe non esserci più. Allora se ti ha soccorso, se ti ha insegnato, se ti ha multato, vuol dire che il suo lavoro l'ha imparato, che cavolo di concorso deve fare ancora?

Dobbiamo nominare commissioni, vendere libri di quiz, far spostare la gente, aspettare ancora un tempo infinito per una soluzione che è pronta e, oserei dire, nelle cose? Sia dal punto di vista economico sia da quello funzionale, una soluzione diversa dalla sanatoria per tutti i precari che hanno svolto una selezione, è una perdita secca.

Ho usata apposta la parola sanatoria. Perchè è considerata una parola brutta, secondo me, in questo caso, a torto. Si sana una cosa malata, una situazione passata da fisiologica a patologica deve essere sanata. L'azione che sana si chiama sanatoria se le parole hanno, ancora, un senso.

Direi basta agli arzigogoli, non ci serve la ciliegina se non c'è la torta.

condividi?

Scrivi commento

Commenti: 0