Erri De Luca e il sabotaggio alla TAV

Erri dice, Erri lo devi ascoltare. Per la mia generazione, la generazione estremista quella del più lungo ed esteso conflitto che abbia interessato l'Europa occidentale nel secondo dopoguerra,quello che dice  Erri pesa. Erri pesa. Lui c'e' stato, ha sentito le botte e le ha date, conosce i fatti, le cose, le persone. Se devo pensare ad una persona di cui fidarsi pubblicamente Erri De Luca ci sta. D'altra parte Erri ci vuole stare, è un intellettuale che si domanda del suo ruolo nella società e nel conflitto sociale. Erri non è neutro.


Stavolta ha sbagliato. Sulla TAV ha sbagliato, sul conflitto in Val Susa ha sbagliato. Ho letto una intervista con la quale rivendicava la sua partecipazione ad atti di sabotaggio, ha fatto riferimento al movimento operaio e sindacale, alla resistenza legittima delle popolazioni  all'oppressore. Procedendo con la lettura e ancora con la riflessione sul dovere dell'intellettuale di mettersi in gioco, sul valore delle parole per chi come lui è scrittore, si scopre quale è l'atto di sabotaggio rivendicato:  un blocco stradale. Sabotaggio alla circolazione. Ho tirato un sospiro di sollievo, la notizia che campeggiava nell'edizione online del Corriere della Sera parlava di un incendio a mezzi pesanti di una ditta che lavora nei cantieri. L'incendio non è uguale ad un blocco stradale. Anche se non sono uno scrittore queste cose le capisco, per fermare una macchina in mezzo alla strada non mi serve la tanica di benzina, l'innesco, il passamontagna.
Erri, con tutta la buona volontà tu non hai sabotato proprio niente e le parole che hai pronunciato sono una colossale fesseria. Con tutto il rispetto Erri sei un vecchio e un vecchio può essere pure meglio di un intellettuale smanioso. Un vecchio come te lo sa cosa vuol dire incendiare i mezzi di un cantiere, quale è il carico organizzativo e di rischio. Di questo un vecchio dovrebbe dire, del rischio di farsi male da innocenti, del rischio di fare male a innocenti, del rischio di essere presi e finire in posti infami e brutti immeritevoli dei nostri corpi. Un vecchio pure intellettuale lo sa, abbiamo avuto il privilegio e la disgrazia di attraversare ed essere attraversati dagli anni del conflitto e del suo scadimento in problema di ordine pubblico. Bruciare qualche cosa nel campo nemico è una trasformazione della lotta in guerra. Con tutte le differenze per carità! Non è curioso Erri? Proprio tu uomo contro tutte le guerre, proprio tu che puoi spiegarci e convincerci che nessuna guerra è giusta. Proprio tu ti metti a dire e non dire, a far capire che l'incendio di mezzi di scavo in un cantiere con tutto quello che comporta in termini di clandestinità degli organizzatori e di militarizzazione della lotta è una cosa giusta? No Erri, ti voglio bene e voglio bene a tutti quelli da questa parte della barricata, voglio bene pure a quelli cui ti sei accostato. Però tu sei un vecchio, certe cose le sai. Quando una lotta diventa o è percepita come un problema di ordine pubblico, ci si trova a pensare alla repressione e alla lotta alla repressione, ci  si dimentica perché è cominciata, si perde.

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