Vi sarà capitato di incontrarli qualche volta, li riconosci dalle magliette, dalle foto appoggiate ad un muretto o portate al collo come gli uomini sandwich che abbiamo visto fare la pubblicità nei film americani. In quelle foto vedi bambini, vedi donne, uomini, vecchi. Quasi gli stessi volti di quelli che indossano i cartelli, i padri, le mogli, i mariti, gli zii, i nonni dei morti. I morti sono quelli di Viareggio quella volta che di notte un treno pieno di GPL esplose e travolse le case un po' troppo vicine alla ferrovia. Trentadue vittime.
L'associazione fra i parenti delle vittime sorta dopo il disastro chiede verità e giustizia per i morti, sicurezza per tutti. La
sicurezza per tutti è una richiesta che scalda il cuore, quanto è bello che chi pur schiacciato dal dolore sia ancora in grado di mettere insieme un pensiero collettivo. Va bene, è successo a me. Poteva succedere ad un altro. Non dovrebbe succedere a nessuno. Non dovrà più succedere a nessuno. Lo sappiamo che non sarà così, lo sanno anche loro, i parenti delle vittime, c'è sempre un di più di imponderabile nella vita, qualche cosa di non programmabile anche quando sembra che tutto sia stato considerato. Non è importante questo, siamo in grado di accettare l'imponderabile, a piangere l'ingiustizia di una tragedia che strappa i nostri affetti da noi e noi da loro. Siamo antichi della vita, sappiamo di non sapere.
Eppure l'associazione fra le vittime della strage ci mostra che sapere di non sapere non ci deve tenere fermi in casa ad aspettare il fato. E' esploso un treno, abbiamo il diritto, tutti, di sapere cosa è successo, se ci sono state mancanze e a che livello se ci sono state disattenzioni oppure se vi è stato dolo consapevole o eventuale e non soltanto un reato colposo. Per evitare che un fatto si ripeta bisogna che tutto sia chiarito, che si risalga la filiera delle responsabilità, le attività manutentive, quelle costruttive, la struttura di controllo, l'ubicazione di certi trasporti denominati pericolosi in rapporto ai centri abitati. Non è soltanto la responsabilità penale che interessa, oltre quella bisogna capire dove c'è l'errore anche se non ci fosse il crimine.
Ebbene in tutto questo apprendiamo che lo Stato non si costituirà parte civile perchè la Presidenza del Consiglio dei Ministri, il ministero dell'ambiente e quello degli Interni hanno giudicato sostanziosa l'offerta di risarcimento delle assicurazioni di FS e Gatx che sarebbe la società proprietaria del treno deragliato. Io sono in genere favorevole alle transazioni, si riconosce un torto si accetta un risarcimento. Si sa come sono i tempi della giustizia ci si risparmiano un sacco di rotture. In particolare sono contrario a questa transazione, lo Stato non dovrebbe, in cambio di un risarcimento economico, rinunciare ad essere presente al processo, rinunciare cioè alla ricerca della verità e alla persecuzione dei responsabili. Si dirà che ci sono anche altre maniere per capire cosa bisogna fare per evitare nel futuro altri 29 giugno 2009, altri 32 morti, certamente qualche cosa si sarà già fatto o si starà già facendo. Non basta. C'è il processo, non sarà la stessa cosa per i familiari delle vittime avere lo Stato dalla loro parte del bancone o doverne registrare l'assenza per intervenuto risarcimento. Ultima cosa: il presidente del consiglio è Enrico Letta, fosse stato Silvio Berlusconi o un suo cameriere si sarebbe gridato da più parti e con autorevolezza e con forza e indignazione allo scandalo. Per questo ogni giorno la politica perde rilevanza, perchè non si dice con sufficiente forza che a Viareggio è avvenuto uno scandalo.
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