Tranvieri e passeggeri. Genova per noi e una pernacchia a Grillo

I trasporti sono fermi a Genova, gli autobus non escono dalle rimesse. Ci sono cortei e trattative interrotte, un consiglio comunale che delibera a porte chiuse, un sindaco certamente non lontano dalle istanze dei lavoratori, divenuto ora la personificazione della privatizzazione dell'azienda


municipalizzata dei trasporti. A Genova c'è un gran casino, un groviglio di questioni di non facile soluzione: i conti, il servizio, la condizione dei lavoratori, le politiche del governo e quelle più generali di uno sviluppo sociale e civile sempre in altalena fra compiti istituzionali ed esigenze di bilancio. Quattro giorni di sciopero dei trasporti inchiodano una città, non ci sono stati preavvisi, non ci sono fasce di garanzia, i cittadini, altri lavoraratori, devono arrangiarsi. E' pure una cosa bella, l'eterna bicicletta che a Genova non è neanche tanto comoda si rifà viva, si scopre il car sharing in versione casereccia, ci si parla fra vicini: “dove vai tu? Mi daresti un passaggio?”. Nasceranno nuovi amori fra gli ingorghi. Poi ci sarà la persona disperata, quello che non può andare in quel certo posto, quello che è rimasto bloccato e ha dovuto farsela a piedi. I sostenitori dello sciopero tireranno fuori gli anedotti più dolci, quelli che si oppongono quelli più amari, vedremo quando gli organi di informazione entreranno pesantemente in gioco quale parte prenderanno. Non ci facciamo prendere dal folklore, i nostri amici ci dicono che la situazione è ancora abbastanza tranquilla e positiva, la città riconosce i suoi tranvieri e vive la loro lotta anche con un moto di ammirazione.

Dicevamo dei nodi: il trasporto è un settore strategico di ogni economia, se in questo settore non se ne imbrocca una da Alitalia al traffico nelle grandi città, c'è un problema di indirizzo e di programmazione. Si dice, il sottosegretario ai Trasporti per esempio, che la privatizzazione risolverebbe il mangia mangia dei politici. Alle istituzioni la programmazione e il controllo, ai privati la gestione industriale. Si dice male, non soltanto perchè così non si è fatto ma anche per un motivo che diremmo filosofico: se l'istituzione dice cosa fare perchè poi non dovrebbe essere capace di realizzarlo? E' vero, neanche in questo caso ci sono esempi fulgidi. Direi che parentopoli all'Atac di Roma e l'affaire biglietti clonati non depongono per un pubblico cristallino. Mettiamola così, quando al governo ci vanno i soliti noti, pubblico o privato per loro è uguale. Uguale anche per i cittadini. Primo grande problema: i beni pubblici devono essere tutelati? Si, lo dice anche il sindaco di Genova e io credo alle sue posizioni. Evidentemente bisogna farlo in maniera diversa da come lo sono stati finora e bisognerà farlo in una maniera diversa da come oggi pensiamo. Mi sta bene che non debbano essere fonte di guadagno ma dichiarare per principio che possono agire con rimborsi a piè di lista, mi sembrerebbe veramente esagerato. No, non esagerato. Sbagliato. Una soluzione per l'equilibrio economico deve essere trovata, altrimenti poi i nodi vengono al pettine e siamo di nuovo fregati. Deve essere fatta un'operazione di verità perchè le aziende del trasporto pubblico locale sono ad un passo dal portare i libri in tribunale? Si faccia, il governo dica la verità sui conti e dica quale è la prospettiva per rendere effettivo il diritto alla mobilità dei cittadini. Fra dieci anni i magistrati ci diranno che uno ha rubato e l'altro invece era innocente. Ma non tutto è riducibile al malaffare. Voglio i mezzi pubblici ma voglio anche che funzionino, che siano puliti, non come quelli che incontro troppo spesso quando li devo prendere. Doria ha detto che non vuole privatizzare e che vuole salvare l'azienda, altri anche dal sindacato che la questione ormai non è solo genovese ma nazionale. Allora non sia solo in governo a dire cosa vuol fare, dovrebbero esserci ancora delle forze politiche e sindacali, sia ampia e con più punti di vista la discussione e alla fine, se come all'inizio siamo tutti d'accordo che i trasporti sono un bene pubblico, certamente la soluzione si troverà. In mezzo a tutto questo i lavoratori e i cittadini di Genova, anche qui occorre una parola. I sindacati sono tutti uniti, i lavoratori con loro. E' un bel segnale, Grillo è andato al corteo dei lavoratori: pensando alle sue posizioni sui sindacati un bel pernacchione se lo sarebbe meritato. I lavoratori lo hanno accolto sobriamente da gran signori, va bene pure così. Ma di Grillo mi interessa il giusto ora, i tranvieri stanno bloccando la città, va bene è stata dimostrata la forza e la determinazione, ora a trattativa che si riapre, bisogna avere i nervi saldi e dichiarare autonomamente che ci si ferma. La città non può sopportare ancora a lungo questa situazione senza sviluppare anticorpi nei confronti degli scioperanti. Per questo bisogna stare attenti agli anedotti, alle storie che divengono emblematiche di un disagio e che fanno apparire gli scioperanti colpevoli e i veri responsabili innocenti. C'era uno striscione all'assemblea dei lavoratori: “ nè rossi nè neri solo tranvieri”. A parte il fatto che se chi ha fatto lo striscione non capisce da lavoratore, la differenza fra “rossi” e “neri”, deve essere aiutato, se si rimane solo tranvieri allora questa è una vertenza sindacale e ce ne sono tante in giro, anche più drammatiche. I tranvieri vincono se rinunciano ad essere solo tranvieri. Senza passeggeri non si va da nessuna parte.

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Commenti: 1
  • #1

    Elisa (lunedì, 25 novembre 2013 17:12)

    Con i se si può ipotizzare tutto ma nel problema Italia c'è il discorso che ha fallito sia il pubblico che il privato.
    E' l'onestà di fondo che manca in questo Paese e c'è poco da lottare. Se non si estirpa completamente la classe dirigente non se ne viene a capo.
    Possiamo provarci, questo si. In attesa di una rivoluzione.