Devi essere un bel mestatore per far passare un gruppetto di sciamannati per lo più camion muniti come punta avanzata di una rivoluzione. La rivolta consiste in qualche blocco autostradale, qualche minaccia a commercianti, il rallentamento del traffico da qualche parte. Petardi, assembramenti sbrindellati. Eppure i giornali dedicano pagine, il ministro degli affari interni dichiara, come fosse niente, che non permetterà che le città vengano messe a fuoco, Berlusconi si offre come mediatore e intima al Letta nipote di ricevere i manifestanti: movimento dei forconi, liberi imprenditori federalisti europei, comitati agricoli uniti, piccola fascisteria varia. Il sistema informativo del nostro paese sta costruendo il mostro. Poi ci si mette pure il
caldo, un poliziotto si leva il casco e ci raccontano della solidarieta delle forze dell'ordine coi rivoltosi. Roba da mettersi a ridere senza ritegno per ore e ore. La disperazione dei
manifestanti ci viene raccontata con toni commoventi: finalmente il popolo si ribella contro il fisco sanguisuga, infatti Berlusconi è pronto per uno storico incontro senza temere neanche
una pernacchia. D'altra parte il Cavaliere ha passato gli ultimi venti anni combattendo la crisi con frasi tipo: i ristoranti sono pieni. Mica scherzi!
La situazione è difficile, stiamo festeggiando lo zero di crescita del pil in questo trimestre, sappiamo di cosa si parla, potremmo parlarne ma in questo pezzo di discute della rappresentazione
che i mezzi di informazione stanno dando di queste giornate: la mobilitazione è della gente disperata, i poliziotti menano controvoglia, il governo e Napolitano sotto accusa. Però, gli stessi
commossi giornalisti, se agli infermieri, agli insegnanti, ai vigili del fuoco il contratto di lavoro non viene rinnovato non ci sono problemi. I giornali che comprendono la disperazione della
gente sono ostili ai lavoratori che si organizzano. Ci parlano del dramma dei precari e si oppongono alla loro stabilizzazione. Insomma siamo alla fiera della presa in giro. E'come il prezzemolo
sulla nutella, insopportabile.
Infine sulla minaccia alla democrazia che si ricaverebbe dai proclami forconiani e dai vaneggiamenti grilleschi, capisco l'attenzione e pure chi riscalda i calli, però, pensiamoci un attimo: se mettessimo in fila le notizie di una domenica di tifo calcistico, gli scontri e gli striscioni, si ricaverebbe un quadro molto più fosco di quello di questi giorni. Dobbiamo cercare di mantenere il senso delle proporzioni fra le parole e i fatti, si lo so, certe fesserie sono proprio da ricovero urgente, trattiamole così. Riscaldiamo pure i calli ma non dobbiamo diventare parte della maionese impazzita.
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Renato La Manna (domenica, 15 dicembre 2013 19:53)
Bel pezzo davvero. Sono convinto che tutto quanto detto corrisponda al vero. I mezzi di informazione sembra che vadano tutti verso un'unica direzione, pubblicizzare un evento, così ... tanto per mettere paura alla gente che guarda il telegiornale. Basta metterci in mezzo degli scalmanati (una decina, pare) che per convinzione o per soldi facciano un pò di scena: fai chiudere un negozio lì, abbassa una saracinesca quà, e via di seguito. Intanto, i problemi veri vengono trascurati. Forse se si assumesse qualche poliziotto, carabiniere o finanziere in più, o se si pagasse loro qualche ora di straordinario in più, o, magari, se si rinnovassero i loro contratti permettendogli di guadagnare qualche soldo in più; forse, dico forse, quei 10 scalmanati potrebbero essere portati in caserma per un pò a smaltire la sbornia. Lo stesso varrebbe per tutti gli altri poveri cristi che nei tribunali lavorano senza straordinario o senza rinnovi contrattuali, e che fanno in modo che quei 10 scalmanati di prima paghino per le loro minacce ai negozianti per costringerli a chiudere. Non è possibile, tutto si ribalta. I delinquenti passano per vittime e le vittime per delinquenti o meglio , per fannulloni della miglior filosofia brunettiana (caspita viene male pure come termine, brunettiano).
Insomma, facciamola finita, ricominciamo a dire loro come vanno realmente le cose o mandiamoli a casa davvero.