Maddechè: Stamina, Vannoni non ha fatto tutto da solo

La giovane è svelta, dice all'operatore di muoversi, in un attimo ho un microfono sotto la bocca e la cinepresa puntata contro. La domanda che mi viene fatta è semplice e brutale: “e' d'accordo che bisogna provare le cellule staminali per 

   

salvare la vita ad una bambina?”

La giovane è giovane ma parte col piede sbagliato, ha incontrato proprio me.

Via Cola di Rienzo a Roma, più di un anno fa, una mattinata pigra di passeggiata finesettimanale e questo microfono sotto la bocca, questa giovane svelta e già perduta che porge la domanda con la risposta incorporata.

-Si.– Rispondo

Perchè? ribatte lei, decisa a portare a termine la missione.

-Per salvare la vita di una bambina.-

A questo punto strabuzza gli occhi, capisce che non è proprio quello che gli avevano ordinato e aggiunge che per salvare una bambina bisogna proprio tentarle tutte, ha gli occhioni bovini, ciancica di metodo stamina.

Riprendo il microfono e aggiungo: no agli stregoni però. Tentarle tutte non significa dar retta agli stregoni, ci vuole il controllo.

La giovane che poi si dichiarerà inviata di una trasmissione mediaset del mattino, ripiega la sua gioventù, si rende conto che forse non è arrivata al suo obiettivo. L'intervista non è andata in onda.

 

Oggi sul metodo stamina del dottor Vannoni si abbattono gli strali della magistratura per un mucchietto di reati, ieri in troppi hanno fomentato un'attesa priva di qualunque fondamento. Lo scetticismo nei confronti delle case farmaceutiche, i dubbi sulla medicina tradizionale, non possono essere la porta attraverso cui rientrano i riti magici come strada per la guarigione dalle malattie misteriose. “Bisogna fare di tutto per salvare la vita di una bambina?” è la domanda ingannevole che porta con sé l'audience delle trasmissioni un tanto al dolore, la notorietà per qualche esibizionista, i soldi per i malfattori. La riflessione sulle lobby farmaceutiche e sui limiti della medicina tradizionale si allontana.  

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