Maddechè: Renzi, Fassina, Cuperlo. Critica della miseria

 

Matteo Renzi è un antipaticone, non a tutti naturalmente, la maggioranza schiacciante degli iscritti ed elettori del partito democratico lo considerano invece molto simpatico, gli hanno consegnato le chiavi di via del Nazareno e si sono consegnati alle proposte che ha formulato e anche a quelle che non ha formulato. La politica 2.0 è questa, si sceglie il messia.

E' un fatto, non pugnette.

Il maledetto toscano si comporta di conseguenza, ha avuto il mandato e lo porta avanti. Dietro la faccia dello


sbarbatello si cela un politico determinato con una sua idea della legge elettorale, dello sviluppo economico, della società prossima ventura. E' stato incoronato dalle primarie, piace un po' a tutti e lui cavalca l'onda, sa di essere martello e picchia.

Fassina chi? Diventa il tormentone esemplificativo dell'arroganza e anche se non pronunciato con quell'intento, lo rivendica.

Cuperlo ipocrita, che ciancia di preferenze e si fa eleggere nel listino, la misura della spregiudicatezza polemica, negata come tale e presentata come critica alla critica.

Renzi ha capito una cosa fondamentale: i suoi oppositori interni al partito non sono nulla. Fassina e Cuperlo, rivendicando la storia passata del PD ne hanno assunto le sconfitte, i tentennamenti, gli errori.

Viceversa lui, il giovin sindaco, giacchetta di pelle sulle spalle, si ritiene e viene percepito, senza peccato originale.

Cari Renzi's competitors questo è il deficit che oggi non si può colmare con i vecchi strumenti. Se c'è bisogno di un cambio di passo esso deve essere fatto percorrendo altre strade.

Fassina chi? E quello si dimette, mica si butta in una battaglia nel governo, per far vedere di cosa sarebbe capace. Mica si fa buttare fuori perchè si oppone alla filosofia renziana sul lavoro, no, si dimette. Sai che dispiacere.

Cuperlo, invece di votare no al progetto di riforma elettorale proposta dal segretario, si offende. Va a mangiare con gli altri suoi sodali parlando dei bei tempi, di quando c'era l'educazione in politica.

Risultato: Renzi presenterà il suo piano per il lavoro tenendo Letta per le orecchie avendogli garantito almeno un altro anno di sopravvivenza, presenterà la sua legge elettorale potendo dire che nel suo partito non ha avuto voti contrari. Ho parlato del PD ma vale per tutti quelli che vogliono invertire la tendenza, tutti quelli che invece di dire cosa, come, con chi vogliono migliorare la condizione del mondo del lavoro, si ingegnano in dibattiti sull'uso della forchetta a tavola.

Se si continua a coltivare la politica come il dibattitino, l'appelluccio degli intellettualini, le letterine strappalacrimuccia, la partita è persa del tutto. Dov'è il sangue? Il sudore? La merda? O si è in grado di costruire un movimento reale coi tempi che ci vorranno oppure non ci sarà niente, a parte il gossip e l'amarcord.

Questo appunto l'antico dilemma: fatti o pugnette?

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Commenti: 5
  • #1

    Elisa (giovedì, 23 gennaio 2014 17:43)

    Ai vertici...troppi intellettuali.
    E questo è il risultato...da Bertinotti in poi.
    Ma gli operai dove stanno?!!... ooppss.... credo che non ci siano all'interno del partito... dicasi di sinistra. Mah...

  • #2

    toni (giovedì, 23 gennaio 2014 19:36)

    Vedrete presto chi è Renzi e cosa ha combinato con questo pasticcio elettorale voluto da Berlusconi; se volevate il cambiamento dovevate votare il Movimento. E quando la legge elettorale sarà silurata dallo stesso PD in Parlamento allora il Movimento, senza far niente avrà davvero la maggioranza assoluta... buona serata

  • #3

    Lorena (giovedì, 23 gennaio 2014 20:00)

    Nn era un dilemma , ma una affermazione determinata, fatti non pugnette
    Ma i burocrati, si sono impossessati di un partito importante, ma che ha perso il senso della realtà, troppi anni seduti sulle stesse poltrone , fanno di un partito un club, ed ora non è tempo di club, si iscrivessero ai canottieri Tevere, loro sarebbero più appropriati e tutti noi , più speranzosi

  • #4

    Renato La Manna (domenica, 26 gennaio 2014 10:20)

    Abbandonare un partito o, all'interno di esso, una carica, forse è il sintomo di un malessere più profondo. Forse ci si sente inadeguati all'interno del gruppo. Forse si sente che il gruppo è totalmente cambiato e si pensa che difficilmente possa tornare come prima. Insomma, per far cessare un siffatto malessere, non c'è che una strada: "La gente deve far sentire la propria vicinanza di sentimenti", in caso contrario ci si sente soli, per cui si pensa: "Chi me lo fa fare?". Non pensate?

  • #5

    Renato La Manna (domenica, 26 gennaio 2014 11:07)

    Ossia:
    Nel sistema Renzi-Berlusconi, si rischia di commettere un errore grossolano (o voluto da entrambi?). Ossia, in nome della governabilità si attribuisce un premio di maggioranza eccessivo (ossia, un premio di maggioranza che ha portato la Corte Costituzionale a dichiarare incostituzionale il porcellum). Ma mica si può far si che la governabilità a tutti i costi, elimini del tutto la democrazia! Infatti un eccessivo premio di maggioranza (di circa il 20% in certi casi) porta ad un azzeramento della volontà popolare. Vale a dire che un eccessivo premio di maggioranza non fa che escludere la volontà dell'elettore, in quanto altera quello che l'elettore vuole. Ora, io mi chiedo: "Ma in nome della governabilità di un Paese, si può limitare la sovranità popolare?". Cioè, non è che attribuendo un eccessivo premio di maggioranza, non si fa altro che aggirare la sovranità popolare voluta fortemente dalla nostra Costituzione?