La soglia ci caratterizza. Siamo sulla soglia di una nuova repubblica, stabiliamo la soglia di chi potrà entrarci. Sta tutto qui il dibattito sulla legge elettorale e su questo si sbandiera il supposto atout di Renzi.
La cui impetuosa irruzione ha scompaginato un quadro politico che si avviava faticosamente al postsilvismo,
rimettendo in piedi uno schema bipolare ancora più accentuato, con buona pace dei parvenu moderati di ritorno e seppellendo il governo nella grigia routine di chi sopravvive solo per consentire
la realizzazione dei punti cardine di intesa, alcuni dei quali, come la soppressione del bicameralismo perfetto, non proprio una passeggiata viste le noiose regole dei padri
della Costituzione. Poco importa, al nostro audace, lo scompiglio prodotto nei suoi pallidi oppositori interni o l'ossimoro derivante da una continua delegittimazione di un governo presieduto da un suo compagno di partito. L'importante è fare in fretta, anche a costo di rimettere in piedi l'imbolsito padre della patria, ormai terrorizzato dall'idea delle ancor più patrie galere. Un capolavoro politico degno del miglior D' Alema, le cui evidenti affinità sono alla base della profonda idiosincrasia personale.
La proposta della legge elettorale in sostanza è un porcellum rafforzato dall'eliminazione del Senato, con la soppressione della presenza dei partiti minori, con l'otto per cento di soglia minima per l'ingresso alla Camera e l'individuazione del limite del potere assoluto portato al 35% dei voti per singolo partito o coalizione. Con una spruzzatina di ballottaggio nel caso i nostri eroi, da soli o coalizzati, non riuscissero a raggiungere nemmeno il 35% dei consensi. Ammirevole, il nostro lo accompagna con un miracolo di spending review, un miliardo di risparmio dei costi della politica, buono in questo momento a rabbonire le vaste moltitudini incazzate con gli infingardi rappresentanti del popolo.
Quindi l'audace scavezzacollo in un sol colpo fa fuori tutti i partiti minori, a meno che non si coalizzino appesi agli zebedei dei grossi, e consegna il potere ad una minoranza assai sparuta, ancor peggio del vituperato porcellum, senza il contrappeso inutile del Senato. Lasciando persino ammirato il vecchio biscione, che non aveva osato tanto. E ignorando soavemente la sentenza della Corte Costituzionale, che bocciava la vecchia legge proprio per la sproporzione tra i consensi e i seggi.
Di questo parliamo compagni.
Dell'innalzamento della soglia della democrazia compiuto sotto lo sguardo compiaciuto dei media, ammirati da cotanta sfrontatezza, e con la benedizione di un popolo una volta nostro che, rassegnato e deluso, si è affidato alla debordante leadership di un giovane toscano scaltro e ambizioso.
Scrivi commento
Renato La Manna (sabato, 25 gennaio 2014 19:36)
Chissà che non abbia ragione Grillo!!!
Nonpercaso (sabato, 25 gennaio 2014 20:27)
Secondo me Grillo ha tutto da guadagnare da questa legge elettorale, che offre anche a lui una bella tavola inbandita e il bel sollievo di non dover puntare al 51%. Senza che nemmeno faccia finta di accomodarsi. E quindi anche lui ne raccoglierà i frutti, senza manco sporcarsi le mani. Anche lui una certezza per la democrazia.