Croce Rossa una riforma contro i lavoratori

 

I lavoratori del Centro educazione motoria della Croce Rossa in via Ramazzini a Roma sono saliti un'altra volta sulle impalcature, hanno appeso le loro ragioni sui lenzuoli e raccontano di un rapporto di lavoro indirizzato, viene da ridere a dirlo, verso una maggiore precarietà e di un servizio che, inevitabilmente, scivolerà in direzione contraria a quello che servirebbe agli assistiti. Qualche volta li ho incontrati quelli del CEM, non parlerò di loro, non farò il caso pietoso, da quello che ho capito non sono tipi. Voglio parlare un po' della Croce Rossa, della riforma che oramai muove i suoi passi e di quello che ci ho capito io.

Il nuovo contratto di lavoro dei dipendenti


della Croce Rossa sarà di natura privatistica, giusto dico io, la riforma ha privatizzato, mica puoi mantenere il rapporto di lavoro pubblico. Il nuovo contratto di lavoro porterà la diminuzione della retribuzione di circa 3/400 euro e l'effetto collaterale di un migliaio di esuberi che saranno scaricati sulla pubblica amministrazione e alla fine licenziati. Questo è sbagliato: se da questo cambiamento deriva il mio impoverimento tu non stai facendo una riforma, stai facendo una spoliazione.

Si dice, che bisogna stare sul mercato, le convenzioni sono al massimo ribasso, col contratto enti pubblici non riesci a reggere la concorrenza, lo capisco. Non capisco cosa c'entrano i lavoratori, se fai una riforma e non una spoliazione devi pensare alla prospettiva non all'immediato. Se sei il ministero della Salute, se sei il ministero della Difesa, se sei il Dipartimento per la funzione pubblica se addirittura sei la Croce Rossa Italiana, non puoi dire mi dispiace. Ma dei precari è inutile parlarne, sono nati storti, sono segnati da dio, la cosa che adesso diventa originale è la situazione dei privilegiati: i lavoratori di ruolo.

Il primo gennaio 2015 tutta la Croce Rossa sarà associazione di diritto pubblico, dovrà fare il fabbisogno di quelli che gli servono per andare avanti, non tutti. Potrà fare questa operazione scegliendo chi gli pare, ogni volta che ci penso mi viene in mente la campagna della CGIL sull'art.18, per rappresentare il significato del licenziamento a capriccio scelsero una formuletta: “tu si, tu no”. Ecco, fatta la scelta con criteri imperscrutabili, rimane la questione di quelli che non saranno scelti. Mobilità verso altre pubbliche amministrazioni? Bah, mi sembra che tutte le pubbliche amministrazioni dicano che devono ridurre il personale, figuriamoci se prendono qualcuno della Croce Rossa, parliamo di tante persone non di cinque o sei che possono sempre arrangiarsi con le conoscenze. Forse. La mobilità non è un'opzione. Dopo due anni all'80 per cento della retribuzione base saranno licenziati. Quelli scelti invece, il fior da fiore avranno il primo gennaio 2015, il destino che aspetta i precari dal primo aprile 2014 man mano che scadono le convenzioni: 1) ancora contratto a tempo determinato, 2) meno soldi in busta paga, 3) più ore di lavoro settimanali 4) meno ferie. Nessuna certezza di rimanere a lavorare.

Questa la riflessione: se tutti i soggetti nominati in queste righe decidono di fare un tale macello e di farlo con quelli considerati privilegiati, quelli col posto fisso, quelli che hanno fatto un concorso, gli statali, se tutti i ministeri nominati in questo articolo e anche la Croce Rossa sanno dire soltanto mi dispiace, è chiaro che di garantito nel mondo del lavoro non c'è più niente. Quando l'Elettolux dichiarò tagli gli stipendi del 30 per cento, oltre al sindacato si mosse addirittura l'allora ministro dello Sviluppo Economico per dire che era inaccettabile. Per i lavoratori della CRI il sindacato cerca di fare la sua parte, ma non si sentono ministri o politici che fanno la loro.

Ora è bene capirci, se si dicono queste cose per strada o in televisione, trovi sempre qualcuno che ti dice: almeno tu un lavoro ce l'hai. Infatti al peggio non c'è fine.

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