Sanità pubblica, a me è andata così. - di nonpercaso -

 

Malessere. Ti prende alla gola, allo stomaco, sgretola le tue sicurezze e ti rende pavido, debole. Alla mia età è normale preoccuparsi delle possibili malattie, meno normale è evocarle, giustificare con questo il proprio malessere. Ma succede. Ed è quello che è successo a me, in questi giorni. Indolenzimenti al petto, dolori che inizialmente sottovaluti,


attribuisci a infreddature. Ma continuano, e nelle orecchie ti risuona il richiamo che ti viene dalle voci di dentro, i familiari, che rimarcano il tuo stile di vita non propriamente francescano, ti ricordano i rischi che ti accomunano ai tuoi fratelli già infartuati. Tu ti dibatti per giorni, spinto da un lato dall'orgoglio residuo di chi vuol far vedere che è in grado di minimizzare, dall'altro corroso dall'ansia che ti assale fisicamente, ti fa star male con i sintomi che ti confermano le diagnosi mentali. Decidi di fare delle analisi, trovi una ricetta che avevi bellamente messo da parte. Ecco, il responso che già sapevi. Colesterolo alto, quello cattivo, che si unisce alla tua minima di pressione perennemente alta. Un soggetto a rischio, ti definisce l'amico medico che ti mette a dieta ferrea e ti rassicura senza dimenticare i tuoi obblighi.

Ma il dolore al petto permane e con esso la sindrome da pre infartuato. Addirittura senti il battito irregolare, smanetti con l''apparecchio della pressione.

La tua famiglia si ribella e ti costringe a fare quello che non avresti mai voluto fare: andare al pronto soccorso.

San Giovanni di Roma: quello che si ricorda spesso per malasanità, luogo di sprechi e inefficienze.

Arrivo e faccio fatica a registrarmi: c'è il cambio turno, un donnone non lo sa che non l'avevo fatta e si scusa.

Mi accredito, una infermiera gentile mi fa l'anamnesi, misura la mia pressione, raccoglie i miei sintomi.

Codice giallo. In barella e via sul corridoio ad attendere la visita.

Non tarda. Ti accoglie una dottoressa minuta e gentile e una infermiera morbida e avvolgente. Assisti ad un colloquio con una signora che ha portato il marito: meningite autoindotta. Cazzo. Tutti si muovono con sicurezza e professionalità, un consulto con un medico incazzato e antipatico diventa quasi un convegno di medicina, la dottoressa replica con fermezza, senza mai alzare i toni.

Poi si rivolge a me, nel frattempo riempito di cerotti da ecg e con il sangue prelevato per analisi immediate. ECG regolare, mi dice, ma verifichiamo un enzima che potrebbe darci episodi cardiaci pregressi. Intanto ti prescrive rx al petto e, prima di spedirti fuori, ti chiede se per caso non fai un lavoro stressante. Affermativo, rispondo. E subito dopo inizio a vergognarmi: se è stressante il mio, questo cos'è?

Mi ritrovo in compagnia di una umanità da pronto soccorso: una psichiatrica stanziale che tenta continuamente di farsi visitare, anziani pronti a difendere l'ultimo spicchio di vita, giovani ingiustificatamente ansiosi quanto me, una coppia di filippini, lei incinta e vomitatrice. Il 70% non aveva bisogno del pronto soccorso. Ma tutti hanno una risposta, paziente. Ognuno attende il suo turmo anche per ore, ci sono i codici gialli e rossi. I miei mi aspettano fuori da quattro ore, wuozzappo finchè dura il cellulare, poi niente.

Non c'ero mai stato al pronto soccorso. Attendo ancora il mio turno, la dottoressa viene da me e mi dice che gli esami sono regolari, ma che dovrei aspettare l'indomani per fare altri due controlli per avere la certezza che non sia successo niente.

Rifiuto, mi sento una merda e prima di andare via mi scuso.

Lo so, se ritieni di avere sintomi da infarto la cosa migliore è andare al pronto soccorso, anche se, come me, non hai un cazzo.

La dottoressa gentile mi sorride condiscendente, sono solo uno dei tanti che in questo paese ritiene la sanità un immenso pronto soccorso. Uno dei tanti che lei visita con scrupolo e professionalità.

L'ho voluta scrivere questa storia, non solo per far vedere quanto sono coglione. Ma vorrei dire a tutti i pezzi di merda che l'hanno affossata che ho visto una sanità pubblica efficiente, ho visto gente professionale, attenta e rispettosa. E non per caso.

Lo so, a molti di voi sarà andata peggio, l'infermiere sgarbato e il medico incazzato, ritardi inenarrabili. Il declino di un servizio pubblico. Ma, pensateci: anche per voi non è stato per caso.

 

vuoi condividere?

Scrivi commento

Commenti: 2
  • #1

    Elisa (mercoledì, 02 aprile 2014 15:28)

    Hai ragione. Ci sono ancora bravi medici e infermieri materni. Io ne ho avuto una riprova andando al fare una ECG con sedazione. Mai stata tanto coccolata in vita mia con un ticket. Ho mentalmente ringraziato il cielo per questa esperienza

  • #2

    bruno (mercoledì, 02 aprile 2014 20:45)

    Anche io frequento-purtroppo-le sale d'attesa dei pronto soccorso; le attese sono lunghe e molti Arpagoni sprecano solo il loro tempo e quello dei medici e infermieri. Medici e infermieri che danno tutto quello che hanno con grande professionalita' e umanita' nonostante i tagliatori di spesa professionisti solo nell'ammontare del loro conto corrente. Grazie ai medici e infermieri e tavliamo i tagliatori.