Maddechè: Renzi e Madia, chiudere i sindacati per salvare l'Italia

Si sente spesso dire in giro che la colpa è dei sindacati. Raramente si tratta di un'accusa circostanziata però c'è. Ognuno l'ha ascoltata almeno una volta, qualche volta l'ha pure pronunciata. Insieme ai sindacati nella scala dei colpevoli ci sono i 

   

lavoratori pubblici. Cominciò il distinto avvocato milanese Pietro Ichino, continuò in maniera più volgare il prode Renato Brunetta, accanto a lavoratori pubblici comparve il termine fannulloni. Fatti la nomina e poi fregatene. Non ti viene da dire che c'è sindacato e sindacato, lavoratore e lavoratore, fai il mucchio e poi dai fuoco. Hai un problema al lavoro? La colpa è del sindacato, non del padrone. Hai un problema con l'ospedale? La colpa è dell'infermiere non dei tagli alla sanità. Via andando con le analisi sottili, se ti cacciano sotto il muso un microfono e ti chiedono cosa fare dei sindacati, rispondi che devono essere chiusi, se ti chiedono dei dipendenti pubblici, che devono essere licenziati.

Ma cosa succede se metti insieme sindacati e dipendenti pubblici?

Ti trovi semiconfezionato, semismentito, semiconfermato un bel decreto che taglia della metà per i lavoratori pubblici la possibilità di organizzarsi per far valere i propri diritti. Via il 50% dei distacchi sindacali, via il 50% dei permessi sindacali, a far data da subito con un decreto legge, lo strumento legislativo che, Costituzione alla mano, dovrebbe essere usato per rispondere alle calamità naturali, alle straordinarie necessità e urgenze. Se fossi un sindacalista del settore pubblico sarei perfino lusingato, tagliando la mia attività si salva l'Italia. Già la mia attività, lo so che c'è gente che prende il sindacato come un tram da un punto all'altro per fare carriera o per avere altri benefici personali. So ancora meglio che i sindacati non sono tutti uguali, neanche i lavoratori sono tutti uguali se è per questo.

 

Il governo Renzi ha fatto un punto d'onore della lotta al sindacato, chi vota per me non vota la CGIL e via andare, sotto il cielo non c'è nulla di veramente nuovo. Di nuovo c'è che il governo vuol fare un decreto che dimezzando i diritti sindacali, taglia la possibilità, anche solo teorica, di una opposizione da parte dei lavoratori e delle loro organizzazioni. Staremo meglio se dal primo agosto i permessi sindacali saranno drasticamente ridotti? Staranno meglio i lavoratori, i cittadini? Direi proprio di no. Il sindacato si deve mettere al passo coi tempi, deve migliorare la sua azione, in certi casi, per certi sindacati, deve fare pulizia al suo interno, tutto questo però non c'entra niente con i permessi sindacali. Siccome abbiamo vinto le elezioni abbiamo il rapporto diretto col popolo, sappiamo noi se il trasferimento deve avvenire entro 100 chilometri oppure meno, se il contratto è un diritto o una concessione. Già il contratto, i diritti sindacali li levi subito, il contratto lo lasci alle calende greche. Non è un nuovo inizio è il compimento di quanto i padroni hanno predicato per anni. 

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Commenti: 2
  • #1

    Annamaria Rossi Bufo (giovedì, 12 giugno 2014 23:36)

    Nonsi salverà l'Italia eliminando i Sindacati. I Sindacati sono interlocutori indispensabili in uno Stato democratico, sono tra le parti sociali con le quali ogni governo dovrebbe misurarsi per la ricerca del bene comune. Senza di loro il singolo è solo e inerme di fronte allo Stato. Svilirne le prerogative significa limitare la rappresentanza dei cittadini di fronte allo Stato.

  • #2

    Renato La Manna (venerdì, 13 giugno 2014 21:06)

    Attenti che questi non scherzano, tolgono tutto pure la camicia toglieranno ai pubblici impiegati,
    vedete che scrivono su libero del 5/6/14 ( http://www.liberoquotidiano.it/news/politica/11630440/Pubblica-amministrazione--Matteo-Renzi-vuole.html ):
    Più che uno scivolo, è uno scivolone. Lo scivolone di Renzi. Per risolvere il problema della pubblica amministrazione, in effetti, il governo ha un’idea geniale: lasciare a casa gli statali pagando loro il 65 per cento dello stipendio. Stupendo, no? Siccome non si riesce né a farli lavorare né a licenziarli, ecco trovato il classico compromesso all’italiana: non li si fa lavorare, non li si licenzia...debbono subire una piccola decurtazione dello stipendio. In compenso, però, possono restare a oziare tutto il giorno sul divano di casa...Immaginate, infatti, la scena nell’ufficio del catasto di Roma. Viene chiamato il commesso Esposito Gennaro. «A lei mancano cinque anni alla pensione, vero?». Quello annuisce. «Vedo che lei è ancora residente in Campania. Vorrebbe tornare vicino a casa?». «Ci andrei di corsa, dotto’». «C’è un posto in Comune, manutenzione giardini, c’è un gran bisogno». «Uh, dotto’, proprio i giardini… Sa com’è: sono allergico alle piante». «Allora potremmo mandarla al tribunale civile a mettere ordine nei faldoni…» «Ci andrei volentieri, dotto’, mi creda: ma sono allergico agli acari dei faldoni». «E allora vada all’Inps. C’è bisogno di aiuto lì: che ne dice?» «Insomma… io all’Inps ci andrei volentieri, le dico davvero dotto’. Il fatto è che l'ufficio sta al quarto piano e io soffro di vertigini…». A quel punto il commesso Esposito Gennaro viene comandato al salotto di casa sua...di Mario Giordano (il resto al link indicato sopra)