Maddechè: I mondiali di calcio e il feticismo delle merci. Un supermercato

Certe canzoni ti restano dentro per le intime verità che contengono, così oggi ho visto il feticismo delle merci descritto da Marx nel primo libro de Il Capitale e mirabilmente cantato da Gianfranco Manfredi nei primi anni '70. La canzone, come non ricordarla: -dagli appennini alle bande-, il verso


che ci interessa : “ ...ma è la merce che ci è entrata nei polmoni e ci dà il suo ritmo di respirazione, il lavoro non ci rende mica buoni, ci fa cose che poi chiamano persone..”. Sabato giorno di spesa, io sto comodo da Carrefour lo dico perchè non sarà questa citazione a farli arricchire e certo non questo articoletto a farli rovinare. Entro e cerco le solite cose, il pane per mia madre, poca frutta, poca verdura, roba contro le zanzare, un po' di cose così, il negozio è pieno, mentre mi trovo davanti ai formaggi sento l'inno di Mameli, sono abituato al rumore di contorno e mi è sembrato un brano all'interno della scaletta musicale che fa da sfondo ai nostri acquisti. Svolto per il reparto carni e un macellaio, normale, col camiciolo bianco di ordinanza, trafelato mi intruppa il carrello, aveva tre segnetti sulla guancia di quelli che si vedono in televisione quando ci sono le partite. Oggi c'è la partita, Italia- Inghilterra, mondiali in Brasile. Sarà così forte la febbre del tifo? Sinceramente se fossi un padrone e un dipendente venisse a lavorate conciato da tifoso, lo rimanderei a casa, ho pensato che i francesi padroni di supermarket invece sono liberali. Finalmente la cassa, non lo dico con snobismo, il supermercato mi piace e mi tortura, passi per gli scaffali e vorresti comprare un sacco di roba, anche quella che non ti serve, ti rendi conto di quante cose buone siamo in grado di produrre, poi guardi le persone i loro carrelli e pensi alla vita che fanno, se hanno un anziano in casa, oppure bambini e/o animali. Il supermercato è un posto dove non spreco il mio tempo. Alla cassa mi metto in fila e vedo che le cassiere indossano la stessa maglia azzurro Italia calcistica, sopra una scritta tipo: tifare Italia conviene a tutti. La cassiera che mi serve ha gli stessi segnetti del macellaio che mi ha intruppato prima, sulle braccia però, non in faccia. Non mi sembra contenta, neanche scontenta per carità, avrà avuto i suoi buoni motivi, metto la porchetta sul nastro e domando: ma che c'avete il truccatore?

No è la promozione. Vendiamo gli stick coi colori.

Poi cerca di spiegarmela ma io sto già da un'altra parte, allora riguardando la scritta sulla maglia le chiedo: ma vi pagano di più?

No, è la promozione. Prima verso le 11 ci hanno fatto mettere tutti in fila a cantare l'inno nazionale, la mano destra sul cuore, avrebbe dovuto vedere, ci hanno filmato.

Non era contenta, neanche scontenta per carità, un foularino, i segnetti sulle braccia come quelli che vanno allo stadio. Non vendeva le cose del supermercato, era parte di quelle cose, capitale umano, risorsa umana. Durante il lavoro, non persona.

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Commenti: 1
  • #1

    elisa (lunedì, 16 giugno 2014 18:21)

    un po' fantozziano... ma è lavoro, nessuno si sognerebbe di dire di no al di là che fosse bello o brutto, giusto o sbagliato. E' una direttiva. Amen ... lo devi fare
    Se poi ci credi e sei contento è meglio.