Pantani se fu delitto ora devono rotolare le teste di poliziotti e magistrati

Ogni agosto merita un caso di cronaca nera, stavolta in mancanza di un efferato delitto fresco fresco, viene riesumato il caso Pantani. Non dimenticheremo le salite aggredite con forza di scoiattolo dal pirata, non dimenticheremo la bandana sulla testa ancora indumento nobile, prima che fosse oltraggiato e reso inservibile da Berlusconi. Pantani ci ha fatto stare bene nel nostro salotto mentre lui sudava sulle montagne francesi. Tutto è finito con la storia del doping, gli occhi bassi, il marchio di infamia di uno che fu campione. La morte tragica da eroe solitario giusto dieci anni fa, ce lo ha restituito nella sua umanità sballottata, la


maliarda, gli spacciatori, la cocaina. Le indagini si conclusero con un verdetto chiarissimo: morte per overdose, come un cantante rock d'altri tempi. Ora appunto in questi giorni di agosto, la famiglia vuole riaprire il caso, incongruenze nelle indagini, superficialità nelle analisi cliniche, illogicità di alcune risultanze su cui tutti ora concordano. La famiglia fa bene a fare tutto quello che ritiene indispensabile per tutelare la memoria del congiunto e, a pensarci bene, se l'ipotesi è l'omicidio volontario vuol dire che ci sono degli assassini in libertà, prospettiva non entusiasmante. Fa bene anche per noi intendo dire.

Per ora la Procura della Repubblica competente per territorio dice che bisognerà valutare se i nuovi elementi portati dalle investigazioni private siano tali da riaprire il caso. Rivedere gli orari, guardare i tabulati telefonici degli spacciatori. In ogni caso dai titoli dei giornali sembra che Pantani assassinato sia una acquisizione e non una ipotesi, ci si profonde sulla questione dei giacconi, sulla cena, sull'assenza di telecamere nell'ingresso secondario della struttura alberghiera e poi le ecchimosi, i graffi che testimonierebbero una colluttazione e non una tranquilla serata di disperazione, conclusa o partita con l'idea di togliere il disturbo.

Come si fa a capire se è successa una cosa oppure l'altra? Non è una cosa semplice, sotto l'ombrellone i sostenitori del complotto e quelli del male di vivere potranno affilare le lame, portare a proprio sostegno pareri illustri, testimonianze dell'ultimo minuto, poi via col cocomero e la birra ghiacciata davanti al campo di bocce.

Mi preme dire un'altra cosa: le controindagini cui i giornali e la procura sembrano dare credito, ci dicono una cosa più profonda della singola vicenda di un campione che non c'è più.

Come è possibile che non ci si capisca mai niente? Se rubano in casa ad un poveraccio invece del commissariato conviene andare da una fattucchiera che emette la maledizione, più efficace di indagini che non ci saranno. Però quando il fatto riguarda una persona nota le forze dell'ordine non sono a corto di mezzi. Andiamo stiamo parlando di tabulati telefonici, di orari da controllare, di giacconi, tutte cose che si potevano fare agevolmente dieci anni fa. Può darsi che siano state fatte e allora si dica chiaro che non c'è trippa per gatti. Solidarietà alla famiglia per il dolore, ma l'operato delle forze dell'ordine e le decisioni della magistratura non cambiano perchè tutte le domande poste dalla controindagine hanno già ricevuto risposta. Se invece la polizia e la magistratura sono in difetto, se cioè non ci sono risposte alle domande oggi poste, le teste devono cadere e chi ha fatto le indagini, chi ha emesso le ordinanze deve essere retrocesso.

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