La coerenza di Alfano fra articolo 18 e matrimoni gay

Ha fatto bene il sindaco di Roma Ignazio Marino ha celebrare il riconoscimento dei matrimoni registrati all'estero di sedici coppie omosessuali. Ha fatto bene a dire che negare la possibilità a due persone di scambiarsi ufficialmente la promessa d'amore è una forma di violenza inaccettabile. Il tema del riconoscimento


formale dell'amore è ormai da tempo squadernato, un uomo e una donna, una donna e una donna, un uomo e un uomo, col riconoscimento formale da parte dell'istituzione si esce dalla categoria del vizio. Si entra nell'umanità.

Male ha fatto Luxuria ad andare ad Arcore da Berlusconi, può darsi che si sia sentita investita di un qualche ruolo, ma francamente tutta la melassa sul cavaliere che declama Dante, sulla dolcezza di Dudù e sulla visita nella sala del bunga bunga, invece di farci fare passi avanti ci fanno incazzare. Penso di non dover spiegare perché.

Il tema dei diritti civili fra i quali hanno piena cittadinanza le unioni fra persone dello stesso sesso, non può essere sganciato dal tema più generale dell'uguaglianza e della dignità per tutti. Luxuria ci ha detto che Berlusconi appoggerà la proposta di legge Renzi e pure le adozioni da parte di coppie gay. Renzi ha quindi una proposta ma non mi sembra che sia oggi fra i primi trecento punti all'ordine del giorno. Infatti, Alfano, scusate il termine, ministro dell'interno del governo Renzi, tutto gongolante ha sguinzagliato con una circolare i prefetti in tutta Italia per scovare gli atti illeggittimi dei sindaci, dichiarando che il sindaco Marino ha messo autografi su carta elegante ma straccia. Qualche cosa vorrà pur dire questa dichiarazione e la circolare dei giorni scorsi nell'agenda di governo. E ora veniamo al resto, all'uguaglianza e alla dignità. Lo stato che ti penalizza per come ti comporti in camera da letto e non ti riconosce diritti fondamentali perché hai avuto la ventura di nascere frocio o lesbica, in realtà ti cancella come persona. Non sei intero o intera, sei l'anomalia, non va bene, ognuno deve poter essere uguale agli altri nella propria irriducibile unicità. Discutere di queste cose mette il magone, me ne rendo conto, fra cinquantanni ci sarà da ridere quando il tg1 manderà un servizio su quanto eravamo cretini in quest'epoca. Ma torniamo alla stretta attualità, se due si vogliono sposare sono fatti loro, il matrimonio, è un contratto, le parti volontariamente si obbligano a talune prestazioni, la società ne è testimone e lo stato garante. Tutto potrebbe finire qui se non fossimo ancora nell'epoca in cui licenziare a capriccio è la ricetta per risanare l'economia. Con l'articolo 18 nei casi di discriminazione, il giudice può reintegrare il lavoratore nel suo posto di lavoro. Certo nel licenziamento il padrone non metterà ti licenzio perché sei lesbica, oppure perché sei sempre malato, oppure perché sei un sindacalista che mi fa girare le palle, dirà qualunque altra cosa che non faccia scattare la reintegra sul posto di lavoro, ti darà una certa cifra e con quella, la tua discriminazione di fatto, non formale sarà realizzata. La vicenda dei matrimoni gay a questo mi fa pensare al fatto che la discriminazione va combattuta tutta, da tutte le parti. Ci sono operai froci, operaie lesbiche e froci e lesbiche sindacaliste, facciamo in modo che sia riconosciuto il loro diritto ad unirsi liberamente e formalmente per amore e a non perdere il loro diritto a difendere i diritti di tutti.

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