Un metronomo in CGIL, sciopero e dintorni. - di Grugno -

Dalle manifestazioni allo sciopero, il passo non è lungo ed è quanto di più scontato potesse  verificarsi. Dopo aver mostrato i muscoli si va obbligatoriamente allo "scontro fisico".

Tanti, solo CGIL, in Piazza San Giovanni e tanti, insieme a CISL e UIL, in Piazza del Popolo; però allo sciopero si va da soli come CGIL.


La domanda è perché, in particolare, dopo Piazza del Popolo non c'è uno sciopero unitario per tutto il mondo del lavoro pubblico?

Ci siamo rimirati allo specchio e il riflesso muscoloso e muscolare ci ha fatto scegliere la strada solitaria, con buona pace di CISL e UIL che se proprio insistono possono partecipare come seconde o terze file.

È anche vero che in altre occasioni CISL e UIL hanno lasciato da sola la CGIL, ma è altrettanto vero però che se non ci si fida è preferibile essere chiari e onesti e non avviare insieme nessuna iniziativa.

Una cosa è certa, da soli è tutto più difficile.

Non la ritengo una buona strategia per affrontare i problemi che attanagliano il nostro Paese e per fronteggiare gli ostacoli che il Governo pone con i suoi provvedimenti; a meno che, e questo non ha niente a che vedere con i problemi dell’Italia, non si voglia dimostrare altro, socialmente e politicamente.

Se si vuole dire “ci siamo solo noi” come soggetto di rappresentanza sociale e del lavoro (certo utile, per esempio, alle prossime elezioni nel pubblico impiego!) e se si vuole dire “siamo solo noi” l’opposizione politica al Governo Renzi: ok, scelta rispettabile ma non condivisibile; la ritengo miope politicamente perché non aiuta il Paese, il mondo del lavoro e, soprattutto, i giovani.

Non aiuta il Paese perché radicalizza lo scontro e impedisce la ricerca del compromesso utile per risollevarlo dal declino nel quale versa da lungo periodo, e ancora meno saranno utili ad alcuno i massimalismi da qualsiasi parte provengano.

Non aiuta il mondo del lavoro perché si crea confusione e i lavoratori, già disorientati e stressati da una crisi economica e occupazionale che non accenna a diminuire, non ne comprendono fino in fondo le ragioni e i motivi per stare con una o l’altra parte.

Non aiuta i giovani perché l’assenza di soluzioni e soprattutto la ricerca di soluzioni al gravissimo problema della precarietà ed alla tragedia della disoccupazione li disorienta sempre più; non hanno e non trovano riferimenti e la disaffezione di oggi verso il Sindacato diventerà sempre più motivo di allontanamento e di estraneità dalle organizzazioni sindacali.

Detto ciò e rammentando un recente sondaggio (per buono che si possa prendere) sull’indice di gradimento delle organizzazioni sindacali, chi davvero individua gli obiettivi, stabilisce le strategie e il percorso della e nella CGIL?

Chi è il metronomo? Non è chiaro e, soprattutto, non sono chiari i ruoli anche se dalla percezione mediatica (e, forse, non solo) si potrebbe dire che Landini, leader della FIOM, stia conducendo la partita costringendo tutta la CGIL a seguirlo, sovrapponendosi ad essa in un sentimento diffuso di essere altro, rappresentante di una diversa organizzazione sindacale.

La forma! Sembrerebbe rispettata, con la segretaria generale della CGIL che “interviene” nelle altre piazze e “partecipa” alle iniziative della FIOM.

Da quanto si vede, in questo momento forma e sostanza non sembrano coincidenti e ciò crea confusione; questa è una fase delicata, è presumibile che deciderà, nei fatti, cosa sarà la CGIL di domani. Un domani che forse è già ieri; il movimentismo di oggi è quanto di più vicino alle tesi sostenute dall’area “La CGIL che vogliamo” per il Congresso CGIL del 2010.

A distanza di quattro anni e più, e con l’ulteriore passaggio congressuale del 2014, gli esponenti di allora della “La CGIL che vogliamo” e quelli di oggi, quanto meno quelli che non si sono “diluiti” nella cosiddetta maggioranza, possono essere orgogliosi della loro costanza e perseveranza, consapevoli della mutazione che stanno imponendo al resto della CGIL.

Quanto condivisa o quanto subita tale mutazione non è dato sapere o pesare; ogni tanto qualche piccolo sbuffo di insofferenza o di distinguo di alcuni sparuti che comunque non si fanno avanti.

Nel silenzio dei più, ma devo proprio scegliere fra un Landini che con la sua richiesta di trasferire il TFR in busta paga ha dato motivo al casino correlato (tassazione ordinaria, aumento della imposta sostitutiva, ecc.) e una Camusso che sdogana il referendum della Lega nord sulle pensioni?

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Commenti: 1
  • #1

    attilio cece (mercoledì, 19 novembre 2014 19:22)

    probabilmente quelli della cisl hanno paura di aderire a qualsiasi manifestazione sindacale perchè, dopo la evidente disonestà intellettuale dimostrata da bonanni e da quanti, ancora nella direzione generale, hanno approvato i suoi aumenti (ladrate!) di stipendio, sanno che la piazza non lesinerà loro fischi e lazzi qualora dovessoro incontrare lavoratori onesti