Scrivere questo articoletto mi disturba, la considero una cosa urticante, non vorrei parlare di chi parlerò e sopratutto non vorrei parlarne nei termini in cui ne parlerò. In primo luogo il mafioso
Provenzano, è stato condannato per questo e per un sacco di reati. Non ho mai subito il sottile fascino del malavitoso, neanche di quelli che hanno riempito pagine di letteratura o pellicole cinematografiche, ho conosciuto i mafiosi e fanno parte di una montagna di merda come diceva Peppino nostro, non per principio o canzonatura politica o ideologica, sono merda come persone. In secondo luogo Carminati il fascista, gli ultimi reati che gli vengono attribuiti se ci fosse una classifica, non sarebbero neanche i più infami che ha commesso o che gli sono stati attribuiti. I fascisti pure ho conosciuto, sono fatti della stessa pasta dei mafiosi, sarà per questo che questo articolo mi dispiace e contemporaneamente devo scriverlo per forza.
Provenzano non ci sta più con la testa, lo dicono le Procure che hanno avuto giurisdizione su di lui in un procedimento che chiedeva un allentamento delle sue condizioni di detenzione. Si trova in un reparto medico in condizioni non compatibili con la detenzione. Io spero, ma non sono sicuro che il carcere possa rieducare qualcuno, più spesso incattivisce, io non spero che un vecchio mafioso ora possa diventare un bravo cittadino, mi accontento che stia in carcere e non provochi altri danni alla società. Se però il mafioso sta in carcere ma non ci sta con la testa, se le sue condizioni sono incompatibili con qualunque regime carcerario, allora deve stare fuori. C'è un istituto che si chiama sospensione della pena, se stai male la detenzione si ferma, quando stai meglio, ricomincia. Provenzano deve stare e probabilmente morire, fuori da una cella per le sue condizioni fisiche, se muore dentro, non sarà una bella cosa per lo stato democratico. Carminati è stato arrestato nell'inchiesta mafia capitale, dopo l'arresto avvenuto in maniera spettacolare con tanto di filmatino che non si capisce perché sia stato trasmesso dalle televisioni, è stato tradotto in Friuli. Ci sarà un motivo, a Roma faceva cose e conosceva gente, spostarlo di regione nella prima fase dopo l'arresto si può capire, ora però la procura di Roma ha chiesto e ottenuto che gli sia applicato il famoso e per me famigerato art. 41 bis del regolamento penitenziario, volgarmente si chiama carcere duro, in pratica è una forma di tortura che ci è invidiata da tutti quelli che non hanno a cuore i diritti umani. Perchè si chiede il 41 bis per Carminati? E' pericoloso? Si, gli inquirenti lo sanno da tanto tempo, ha una carriera criminale che appunto fa domandare come mai si trovasse a piede libero. Tanto pericoloso da dover limitare i colloqui con i familiari a non meno di uno e non più di due al mese? Certo, una legge scritta così si presta a speculazioni matematiche non banali: fra uno il minimo e due il massimo, ci sarebbe tanta roba. Pericoloso da essere sottoposto a censura, a limitazioni nelle ore d'aria. Tutto questo senza che si sia ancora pronunciato un giudice di primo grado a dire che è colpevole, almeno in primo grado dei reati per cui è accusato. Il 41 bis in questo caso è utilizzato per far confessare l'imputato, lo dico con dispiacere ma è una cosa che fa schifo. Potremmo ricorrere agli aghi nelle unghie, alla ruota per i più tradizionalisti, alle frustate per chi pensa di avere il fisico per ingliggerle, sarebbe la stessa cosa: uno schifo. Il nostro stato democratico si riduce a tenere in carcere un demente e a mettere al carcere duro uno che ancora non è stato condannato, direi che non è una cosa di cui andare fieri. La terza persona di cui parlo è Andrea Orlando il ministro guardasigilli, la legge imputa a lui la scelta su chi mettere e chi no al 41 bis su richiesta della magistratura. Alla fine si tratta di una scelta politica, certi personaggi se le chiamano proprio, figuriamoci se il ministro avesse detto che Provenzano deve morire fuori o che non ci fossero le condizioni per applicare il 41 bis al fascista cecato, un politico mediamente liscia le penne ai suoi polli ancor di più Andrea Orlando che cammina sul filo del rasoio per non essere stato renziano all'alba. L'Orlando ministro può piacere o dispiacere io l'ho visto compito, non protagonista, non vittima predestinata, tuttavia in queste due vicende poteva evitare di essere il notaio di scelte popolari e provare ad imboccare la strada che potrebbe essere sintetizzata da una frase del genere: noi, non siamo come loro, siamo contro la tortura.
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Renato La Manna (domenica, 28 dicembre 2014 21:38)
Condividerei il punto di vista se i due individui citati fossero delle persone normali, ma per loro non le condivido assolutamente, e non le condividerei per chiunque uccidesse per denaro o per potere. Vediamo di chi stiamo parlando:
Bernardo Provenzano: (detto Binnu u tratturi perché come un trattore mieteva le vite di tutti i suoi nemici) è accusato di qualche cosa come 127 omicidi (tra il ’70 ed il ’90, quindi escludendo quelli commessi prima e quelli sconosciuti. Tra questi vi sono: iltenente colonnello Giuseppe Russo; i commissari Beppe Montana e Antonino Cassarà; Piersanti Mattarella, Pio La Torre e Michele Reina; il generale Carlo Alberto dalla Chiesa, il capo della mobile Boris Giuliano, il professor Paolo Giaccone; Giovanni Falcone, la moglie e la scorta, il giudice Cesare Terranova, il giudice Paolo Borsellino e cinque dei suoi uomini di scorta (Emanuela Loi, Agostino Catalano, Vincenzo Li Muli, Walter Eddie Cosina e Claudio Traina).
Si dice che sia un demente (io ho i miei dubbi).
Se viene rimesso in libertà per pietà, la gente comincerà a pensare che la “malarazza” è destinata sempre e comunque a prevalere su qualsiasi legge e, soprattutto sui cittadini onesti.
Massimo Carminati: Basta dire che Valerio Fioravanti lo definisce come "uno che non voleva porsi limiti nella sua vita spericolata, pronto a sequestrare, uccidere, rapinare, partecipare a giri di droga, scommesse, usura".
Ma si deve dire che quello in cui è riuscito meglio è riunire tutte le mafie italiane. Mafia Capitale è legata nelle varie regioni con le mafie e organizzazioni criminali locali. E’ qualche cosa di più grande di quanto si possa immaginare.
Valgono le stesse considerazioni fatte per Provenzano.
Renato La Manna (domenica, 04 gennaio 2015 23:28)
Renato La Manna
Ad oc (letterale: ci casca a fagiolo) una poesia di Piero Calamandrei su Albert Kesserling:
Piero Calamandrei - "Lo avrai, Camerata Kesserling..."
Processato nel 1947 per crimini di Guerra (Fosse Ardeatine, Marzabotto e altre orrende stragi di innocenti), Albert Kesselring, comandante in capo delle forze armate di occupazione tedesche in Italia, fu condannato a morte. La condanna fu commutata nel carcere a vita. Ma già nel 1952, in considerazione delle sue "gravissime" condizioni di salute, egli fu messo in libertà. Tornato in patria fu accolto come un eroe e un trionfatore dai circoli neonazisti bavaresi, di cui per altri 8 anni fu attivo sostenitore. Pochi giorni dopo il suo rientro a casa Kesselring ebbe l'impudenza di dichiarare pubblicamente che non aveva proprio nulla da rimproverarsi, ma che - anzi - gli italiani dovevano essergli grati per il suo comportamento durante i 18 mesi di occupazione, tanto che avrebbero fatto bene a erigergli... un monumento.
A tale affermazione rispose Piero Calamandrei, con una famosa epigrafe (recante la data del 4.12.1952, ottavo anniversario del sacrificio di Duccio Galimberti), dettata per una lapide "ad ignominia", collocata nell'atrio del Palazzo Comunale di Cuneo in segno di imperitura protesta per l'avvenuta scarcerazione del criminale nazista. L’epigrafe afferma:
Lo avrai
camerata Kesselring
il monumento che pretendi da noi italiani
ma con che pietra si costruirà
a deciderlo tocca a noi.
Non coi sassi affumicati
dei borghi inermi straziati dal tuo sterminio
non colla terra dei cimiteri
dove i nostri compagni giovinetti
riposano in serenità
non colla neve inviolata delle montagne
che per due inverni ti sfidarono
non colla primavera di queste valli
che ti videro fuggire.
Ma soltanto col silenzio del torturati
più duro d'ogni macigno
soltanto con la roccia di questo patto
giurato fra uomini liberi
che volontari si adunarono
per dignità e non per odio
decisi a riscattare
la vergogna e il terrore del mondo.
Su queste strade se vorrai tornare
ai nostri posti ci ritroverai
morti e vivi collo stesso impegno
popolo serrato intorno al monumento
che si chiama
ora e sempre
RESISTENZA
Testo introduttivo a cura dell'ANPI