Pensioni, in troppi ci marciano. La disonestà intellettuale degli esperti. - di VDB -

Ieri, fra altri, leggevo il Sole24Ore e l’inserto sulle pensioni. Sono rimasto sbalordito dalla soavità con la quale hanno trattato la materia negando, di fatto, la grande fregatura introdotta con le nuove norme.

Sulle pensioni e sulle novità per  

   

il metodo di calcolo introdotto dalla legge di stabilità per il 2015 (Legge 190/2015 – art. 1, comma 707) se ne leggono di tutti i colori e fra questi: “finalmente un tetto alle pensioni d’oro”!

Affermazione questa, purtroppo, condivisa da molti e a prescindere dal risultato.

Con tutto l’affetto e il rispetto che posso riservare agli esperti del Sole24Ore e ai tanti che scrivono sull’argomento, mi limito a dire che la loro disonestà intellettuale e il loro interesse peloso nei confronti del Governo Renzi mi fa rabbrividire e mi fa incazzare.

Da tecnici esperti sulla materia e contestualmente giornalisti mi sarei aspettato una maggiore neutralità e soprattutto una informazione più onesta e imparziale.

Primo: una corretta informazione che dica come tali provvedimenti colpiscono l’intera platea delle tante categorie di lavoratrici e lavoratori che percepiscono redditi che siano elevati o no; non solo i dirigenti, ma anche gli operai, gli impiegati, i commessi e così via.

Secondo: una corretta informazione che dica come le nuove norme interessano centinaia di migliaia di lavoratrici e lavoratori, quindi non solo quei quattro gatti che percepiscono (o hanno percepito) redditi elevati (e comunque hanno versato i loro bei contributi!); stiamo parlano di tutti coloro che al 31/12/1995 potevano far valere almeno 18 anni di anzianità contributiva e che, colmo dei colmi, la legge è retroattiva.

Terzo: affermare che non se ne può più di interventi sulle pensioni e che quest’ultimo è un vero e proprio furto contributivo a danno, in particolare e forse solo per essi, delle lavoratrici e dei lavoratori con redditi da medio a medio-basso e che si tratta di un accanimento vessatorio nei confronti di coloro che hanno iniziato a lavorare in età giovane o, peggio, molto giovane.

Prendendo per buona l’interpretazione (non mi convince molto!) della norma fornita dagli esperti del Sole24Ore vediamo un caso specifico, estremo ma reale, e mettiamo a confronto gli effetti della legge Fornero con le novità introdotte dalla legge di stabilità 2015:

Individuo nato nel 1960 – Inizio attività lavorativa nel 1976 – Al 31/12/1995 anzianità contributiva 18 anni- Accesso alla pensione di vecchiaia nell’anno 2027 all’età di 67 anni:

Sistema Fornero

Sistema retributivo

00/00/1976

31/12/1992

Quota A

 

Periodi utili al calcolo della pensione

01/01/1993

31/12/2011

Quota B

 

Sistema Contributivo

01/01/2012

31/12/2027

Quota C

 

 

 

 

 

 

 

Sistema Legge di stabilità 2015

Sistema retributivo

00/00/1976

31/12/1992

Quota A

 

Periodi utili al calcolo della pensione

01/01/1993

31/12/2011

Quota B

 

01/01/2012

31/12/2016

Quota B

Anzianità contributiva per raggiungere i 40 anni

 

01/01/2017

31/12/2027

 

 

Periodo NON utile al calcolo della pensione

 

Risultato con il nuovo metodo di calcolo: 11 anni di contribuzione che non saranno utili al calcolo della pensione, quindi non servono a un cazzo se non a realizzare una indebita appropriazione di contributi; danno che si può quantificare in migliaia di euro in meno sulla pensione.

Ci sarà, oh se ci sarà!, il furbo che obietterà che l’interessato o gli interessati potrebbero andarsene in pensione con la pensione anticipata di vecchiaia o, addirittura, alla maturazione dell’anzianità contributiva senza attendere i famosi 62 anni di età, oppure qualcuno ancora più furbo potrebbe sostenere che anche prima della Fornero non si andava oltre l’aliquota dell’80% e gli anni contributivi oltre i 40 non avevano effetto, in termini di rendimento, sulla pensione.

Vero, ma si tratta di obiezioni pelose e speciose poiché:

  • Nel primo caso gli interessati vedrebbero semplicemente ridursi solo di qualche anno il periodo del furto contributivo;

  • Nel secondo caso, oltre al danno la beffa perché gli interessati se decidessero di andare in pensione prima dei 62 anni di età subirebbero le penalizzazioni;

  • Nel terzo caso, ricordo che alla maturazione dei 40 anni di contribuzione, indipendentemente dall’età anagrafica, uno poteva andarsene in pensione e ….. mandare ‘affanculo’ tutto e tutti.

Non sono e non sarò mai un “grillino”, ma stavolta ammetto che il mio vaffanculo ha, almeno per me, un effetto liberatorio di fronte a tanta disonestà intellettuale e al silenzio dei soggetti sociali che per demagogia contro le cosiddette pensioni d’oro non vedono (o non sono capaci di vedere?) il trattamento riservato a centinaia di migliaia di lavoratrici e lavoratori che non c’entrano un cazzo con le pensioni d’oro; donne e uomini che hanno avuto l’unico torto di essere nate/i negli anni prossimi al 1960 e di aver iniziato prestissimo a lavorare.

Che la Confindustria sia benevola per la decisione del Governo non lo condivido ma lo capisco; non capisco il silenzio dei soggetti sociali che in altri casi straparlano e sembra abbiano dichiarato la terza guerra mondiale contro il Governo.

 

Confesso! ho la sensazione di trovarmi di fronte al famoso tizio che dopo essere stato gonfiato di botte, orgogliosamente afferma: “ne ho prese tante, ma quante gliene ho dette!”.

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Commenti: 1
  • #1

    Elisa (venerdì, 16 gennaio 2015 18:00)

    altro che democrazia-dittatura...è molto peggio
    non parla più nessuno e chi parla viene pure deriso
    ormai in questo paese è una presa per il culo perenne e uno sguazzamento nella non informazione
    pecore e ignoranti dei nostri diritti
    moriremo così