Bisogna vede ndò sta a destra e ndò sta a sinistra.
Spesso nel nostro paese i satiri si rivelano analisti più lucidi dei soloni politologi. E la citazione di uno straordinario Rocco Smitherson, alias Corrado Guzzanti degli esordi, rende bene l'idea di un dilemma tutto italiano sulle definizioni e sulle appartenenze.
La destra sta dove è sempre stata. Basta ascoltare il becerume di questi giorni per capirlo. Sta nella sua dimensione orgogliosamente antistorica, razzista, sessuofobica, tamarra.
Fascisti su Marte. Anche questa ulteriore citazione del geniale Guzzanti descrive da sola una connotazione tipica dell'italica destra, la sua atemporalitá, figlia di una visione ancestrale della Nazione.
E il soprassalto di svergogna che tempra in questi giorni la destra nostrana, giocati alla rincorsa degli insulti più indecorosi a due giovani connazionali rapite in Siria, non è altro che la riappropriazione dell'identità più genuina, nascosta sotto le pieghe dei doppiopetti dell'età governativa, quando la prudenza suggeriva il politicamente corretto nel linguaggio e le pratiche di governo reale venivano lasciate ai corridoi, alle ruberie ed agli intrallazzi.
La destra si riappropria della sua identità non solo per i calcoli elettoralistici determinati dalla sua scomposizione e crisi, ma lo fa in modo del tutto liberatorio, quasi una rivendicazionee scomposta che trovi nei tweet gasparriani sul sesso consenziente con i guerriglieri o nelle urla larussiane di insulto omofobico al giovane studente.
In un certo senso noi questa destra ce la meritiamo, con l'eterna ricerca di uomini forti a cui affidare ciecamente il nostro destino, con l'inzuffata spicciola di sentimenti xenofobi, con le pratiche da sottogoverno che hanno ingloriosamente chiuso esperienze progressiste di governo, insomma con tutta quella miscellanea trasversale che come unico vantaggio oggi offre un discreto potenziale elettorale al momento piuttosto disperso e deluso dalla performance berlusconiana.
Ma la destra in Italia è questa, se ne dovrebbe fare una ragione chi da quella parte cerca consensi anche a costo di perderne dei suoi.
E la sinistra? Certo i confini si sono fatti più labili. Mi veniva in mente che proprio la presenza di una destra così giustifica questo arco di autodeterminazioni che va da Renzi in poi e si considera Monti un progressista liberale. Ovvero questo ampliamento del fronte concettuale è non solo figlio della rincorsa riformista degli ex comunisti, non solo il frutto di un processo di assimilazione culturale alle teorie economiche neo liberiste che sono state adesso inserite di diritto nell'universo progressista, divenendo prassi riconosciuta di governo. Insomma oggi la sinistra fa la destra assimilandone il lato più rispettabile e proponendolo come modello dominante con cui sostituire le prassi di democrazia delegata, additate come residui di conservatorismo unitamente ai fondamenti "ottocenteschi"del sistema di welfare e dei servizi pubblici. In un certo senso profittando delle schifezze altrui per indossarne il doppiopetto ammiccante voti e consensi in libera e volatile uscita.
Proprio queste valutazioni mi hanno indotto già da tempo a fare la scelta di Cofferati di oggi, ovvero a considerare per me chiuse le prospettive di trovare in questa nouvelle vague progressista le ragioni per stare insieme. Proprio non me la sono più sentita di stare in un partito che aveva bruciato e squagliato leaderships corroborate da milioni di voti alle primarie fino a far fuori, come parricidio istituente il nuovo corso, il primo socio fondatore con una carica dei 101. Esattamente non mi son visto come anima bella in un partito il cui leader attacca un giorno si e l'altro pure i sindacati e giudica i diritti dei lavoratori come un armamentario da guerra fredda.
Così mi sono ritrovato, un po' disperso, a navigare a vista tra i rottami della sinistra che fu, cercando quella che sarà.
Certo io non sono Sergetto nostro, non ho associazioni culturali e del mio cammino ce ne possiamo tranquillamente impippare, ma vorrei dire che la realtà è fatta di tasselli, il mio si incastra bene, manca un involucro in cui inserirlo.
Già l'involucro. Ce lo chiediamo tutti in questa giornata di trionfo della sinistra in Grecia, guardando i sondaggi in Spagna. Diciamocelo, felici, ma rosi dall'invidia.
L'orgoglio di sentire Bella ciao unito all'amarezza di stare nel mare dei dispersi, tra ex compagni illusi ancora di stare in un partito di sinistra e ex compagni che hanno affidato a un vecchio comico imbarbarito le speranze di cambiamento e le proprie incazzature. In mezzo solo barchette con tanti squalificati leaders e pochi rematori. Non c'è un progetto riconoscibile e ciascuno va per la sua rotta, spesso girando in tondo
Ma io aspetto, compagni, e non basta ritrovare transfughi e, disperatamente, leaders. Ci vuole coraggio e comunanza, ci vuole Bella ciao. Con tutto quello che ne consegue, leaders, analisi, visioni e organizzazioni.
La Grecia saremmo noi, se solo lo volessimo.
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