Presidente della Repubblica, guardarsi allo specchio con allegria.

Arriva per tutti, quindi anche per me. E' una cosa subdola, non te ne accorgi prima, non ci sono avvisaglie e segni da interpretare. Te ne accorgi nel momento meno opportuno, la sindrome della pagina bianca ecco 

   

di cosa parlo, quel fastidio che ti pone nell'impossibilità di mettere segni sul foglio che abbiano un qualche significato, pensavi che fosse cosa solo di scrittori ormai satolli di gloria ed emozioni, incapaci ormai di piangere o ridere. No, non è così, anche noi che non siamo scrittori, né gloriosi, né sazi, possiamo esserne colpiti.

Ci capita quando la realtà supera la fantasia, quando il contatto coi mezzi d'informazione ci presenta un mondo estraneo e straniante.

Facciamo l'esempio del Presidente della Repubblica prossimo venturo, Napolitano ha fatto il suo e ci ha lasciato, ora si deve eleggere il prossimo. Diciamo la verità, ma veramente dobbiamo andare dietro a sti quattro cazzari che si mettono a fare le parole crociate per trovare un nome la cui definizione è: esperienza istituzionale, credibilità internazionale, capacità di rappresentare l'unità nazionale, andare bene un po' a tutti, essere donna non guasta. Hai voglia a cercare, arriva sempre la sindrome della pagina bianca. Certo il mistero è sempre eccitante sapere che le prime tre votazioni non serviranno a niente e che si comincerà a ballare con la quarta un po' guasta l'atmosfera, però questo ci tocca, è inutile piangersi addosso. Confessata la mancanza di ispirazione divinatoria su chi sarà il prossimo presidente, posso dire quello che farei. Qualunquemente!

Mi colloco nell'area di quelli che hanno sempre torto, tanto da averne fatto quasi una professione, mi sono stufato della mia caricatura e per questo mi diletto ora nella nuova condizione: quello che se deve perdere almeno può continuare a guardarsi con allegria allo specchio. Se fossi fra quelli che hanno voce in capitolo e potrei pure starci visto che Marx è morto e gli altri non stanno tanto bene, farei questo ragionamento: il nome che esce alla quarta votazione è quello dell'accordo fra il governo e Forza Italia, potrebbe essere una brava persona? Si, potrebbe avere quei requisiti di cui tutti parlano? Si. Potrebbe essere una donna? Si.

Esticazzi! Bisogna che ce lo mettiamo in testa tutti noi grandi elettori estranei ai giri che contano: non contiamo un beneamato ciufolo. Se siamo la sinistra PD, se siamo SEL, se siamo una persona eletta con Grillo, non abbiamo possibilità di condizionare l'esito del voto per il Presidente. Gli altri stanno facendo un altro sport. Dobbiamo piuttosto far vedere che esiste un embrione di qualche cosa che è disposta a crescere. Prodi? Si, se Civati lo dice un'altra volta mi addormento. Rodotà? Certo è bravo e puntuto, però c'ha centocinquant'anni, è conosciuto da noi che abbiamo torto ma il popolo, il popolo lo vede attraverso noi. Cioè non lo vede. Intediamoci Rodotà non sarebbe una scelta infame e neanche Prodi sarebbe uno scandalo, ma saremmo sempre noi, le persone per bene che sono tanto brave in un mondo tanto cattivo. Ci serve una sterzata, basta professori. Io, se fossi in mezzo ai grandi elettori e in finale potrei pure esserci, se c'è gente come quella che si vede in televisione, direi il mio nome dal primo scrutinio: Sergio Cofferati. L'avete visto in questi giorni, uno splendore di uomo, ha denunciato i brogli facendo tutti i passaggi istituzionali interni al suo partito, andrà alla Procura della Repubblica per denunciare anche penalmente il voto di scambio, non ha cambiato idea sull'articolo 18 dello statuto dei lavoratori, è un moderato ma dalla parte giusta, ha lasciato il partito che aveva fondato perché diretto distrattamente da maleducati di incerta moralità. Le persone che lavorano ancora se lo ricordano, pure mia madre se lo ricorda. Avrà fatto qualche errore, si. Esticazzi! Con tutti i suoi errori sembra un gigante paragonato agli altri. Alto senso dei valori costituzionali, alto senso del valore del lavoro, fisico niente male, uno che ha vinto l'ultima epica battaglia contro i padroni, Bonanni, Angeletti, la Lega, i fascisti e Berlusconi. E vaffanculo, almeno sapremmo se nel Parlamento odierno c'è l'embrione di un altro paese. Quando non puoi vincere, devi cercare di pareggiare, se non puoi pareggiare, almeno segna un punto, una linea, da qualche parte bisognerà ripartire. Sergetto nostro va bene.  

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